mercoledì 9 dicembre 2009

decima beatitudine ... per i restauratori

Senza far prediche ed in un contesto secolarizzato, credo sia ormai necessario aggiungere una beatitudine in quel discorso della montagna:

"beato chi restaura e non spreca, si garantisce il futuro"

In questa società in cui le virtù non son premiate, può solo esserci un alto impegno morale che può spingere l'individuo ad operare con un diverso stile su questo pianeta, non alte norme ed equivocabili sanzioni che mai giungeranno da eventi come quello di Copenaghen.

una beatitudine premiata dall'etica nuova.
anche se restaurare, recuperare, non distruggere mai l'esistente, ma porsi accanto e svilupparlo ... non sembra ancora una necessità, presto se non agiamo, lo diventerà.
Facciamolo come saggia virtù, allora, prima che sia un imperativo per sopravvivere.
Facciamolo prima con le cose nostre, anche piccole, che pensiamo di dover buttare, ma forse servono, se non a noi agli altri.

Beatitudine premiata dalle generazioni future.
beatitudine non lontana dalle altre, "beati i miti" - dice la seconda - "perchè erediteranno la terra", ma che terra se è distrutta dalle ire e dalla avidità.

mercoledì 2 dicembre 2009

Anche se il sole sorge ... non è il gallo ...

Quel sottotitolo vuol solo dire che tanti eventi comunicativi sono richiamati falsamente come cause di fenomeni ...
Facciamo cantare i fatti non i comunicatori.

giovedì 26 novembre 2009

Ciance nell'orto

Jardinez et jasez potager, dicono i francesi.
La frase suona benissimo, in francese, in italiano non so come tradurla meglio.

Due ravanelli e due parole, per farsi un amico.

Credo che l'orto diventerà un luogo di socialità e cultura più importante di ogni altro circolo.

mercoledì 25 novembre 2009

Per vivere

Un'azienda agricola che dia da vivere su due prodotti: il prodotto agricolo e la formazione che si eroga a chi viene ad imparare a produrre con noi, portandosi via conoscenze, stili di vita, relax, fitness e la sufficienza alimentare.

martedì 17 novembre 2009

Semplicità del messaggio: il bilancio energetico

Ci vuole oggi un messaggio che dia una scossa a tutti ed arrivi a tutti .
Non può essere un'ideologia ma corto come un messaggino.
Devi vivere pareggiando il conto energia: nella tua vita tanto consumi, tanta energia devi provvedere a produrre per rimpiazzare quella consumata.

Se ne consumi di più, sei nello spreco e nel vizio.

La misura della nostra virtù sta nella sobrietà energetica, fuori da questa è tutto vizio e scorrettezza.

Quel che vuoi fattelo, se non puoi scambialo, ma compralo solo se non puoi farne a meno

Quel che ti occorre, è bello e sano produrselo da solo; avere qualcosa fatto da sè qualcosa è una soddisfazione, un piacere che nessun possesso materiale della cosa può dare. E poi non sempre quel che non puoi fare è necessario averlo. fare è qualità della vita, nel fare c'è bellezza
Se proprio devi avere qualcosa che non puoi produrre, ottienilo con lo scambio: scambia qualcosa che hai. scambiare da convivialità e partecipazione tra persone e gruppi. nello scambio c'è la vita sociale.
Comprare va ridotto a quel che proprio ma proprio non si può nè fare ne scambiare. perchè comprare è mercificazione, assenza di rapporto sociale. comprare è solo quantificazione di cose che ci schiavizzano.

domenica 15 novembre 2009

Ma c'è una virtù che salverà il mondo?

Oggi ho sentito una lunga 'lezione' di economia legata ovviamente alla crisi in cui stiamo annaspando.

Ciò che mi ha particolarmente sconcertanto è quanto, per inciso, il relatore ha fatto passare:
"Ogni crescita dell'umanità si fonda su un'avidità: avidità di nuove terre, avidità di nuove risorse, avidità di nuove conoscenze, ... anche avidità di donne. "
Sviluppo, crescita ... tutto parte da questa avidità.
Così disse. Ma l'avidità non è mai stata considerata una virtù, mi pare.

A questo punto, come vediamo essere ridotto il pianeta antropizzato dalla nostra avidità possiamo proprio dire che non di crescita si trattava, ma di distruzione.

Se si aggiunge che l'economista che così si esprimeva diceva di essere 'amministratore' di un fondo etico, sostendo che l'economia di etico non possa avere proprio nulla.

Non lasciamoci fregare da un 'economia etica' un ossimoro linguistico! una contraddizione logica!

Uscire dall'economicismo è ormai una necessità, come cercare una virtù che salvi il mondo ...
come la sobrietà. Ed impegnarsi ad aver meno per stare meglio.

domenica 8 novembre 2009

Quando la natura si riappropria del suo ciclo naturale


Amaranto evviva.

Ho una enorme pianta di amaranto che ha veramente più di 10.000 semi. Ed ora leggo questo articolo che riporto.


Negli Stati Uniti, gli agricoltori hanno dovuto abbandonare cinquemila ettari di cultura di soia transgenica e altri cinquantamila sono gravemente minacciati . Questo panico è dovuto ad una "cattiva" erba che ha deciso di opporsi al gigante Monsanto, conosciuto per essere il più grande colosso della Terra. Insolente, questa pianta mutante prolifera e sfida il Roundup, il diserbante totale a base di glifosfato al quale nessuna "erbaccia resiste".
Nel 2004, un agricoltore di Macon, in Georgia, città situata a circa 130 chilometri da Atlanta, notò che certi germogli di amaranto resistevano al Roundup con cui annaffiava le sue culture di soia.
I campi invasi da questa erbaccia sono stati seminati con i semi Roundup Ready che contengono un seme che ha ricevuto un gene resistente al Roundup al quale nessuna "erbaccia resiste".
Da quel momento, la situazione si è aggravata ed il fenomeno si è esteso ad altri stati: Caroline del Sud, e del Nord, Arkansas, Tennessee e Missouri. Secondo un gruppo di scienziati del Centre for Ecology and Hydrology, un'organizzazione britannica situata a Winfrith nel Dorset, ci sarebbe stato un trasferimento di geni tra la pianta OGM e certe erbe indesiderate, come l'amaranto. Questa constatazione contraddice le affermazioni perentorie ed ottimistiche dei difensori degli OGM che pretendono ed insistono ad affermare che un'ibridazione tra una pianta geneticamente modificata ed una non-modificata è semplicemente "impossibile".
Per il genetista britannico Brian Johnson, specializzato nei problemi legati all'agricoltura:"è sufficiente un solo incrocio riuscito su parecchi milioni di possibilità". Appena si crea, la nuova pianta possiede un enorme vantaggio selettivo, e si moltiplica rapidamente. Il potente diserbante qui utilizzato, a base di glicofosfato e di ammonio, ha esercitato sulle piante un’enorme pressione incrementandone la rapidità di adattamento. Un gene che resiste ai diserbanti ha, così sembra, dato origine ad una pianta ibrida generata da un salto tra i semi preposti alla protezione e l'amaranto, diventata impossibile da eliminare. La sola soluzione è di strappare le erbacce a mano, come lo si faceva una volta, ma non è sempre possibile considerando la superficie delle culture; inoltre, queste erbe profondamente radicate, sono molto difficili da strappare e 5.000 ettari di terreno sono stati semplicemente abbandonati.
Un certo numero di coltivatori ha intenzione di rinunciare agli OGM e di ritornare ad un'agricoltura tradizionale, poiché le piantagioni OGM sono sempre più care e il rendimento è primordiale per questo tipo di coltivazione. Così Alan Rowland, produttore e commerciante di semi di soia a Dudley nel Missouri, afferma che più nessuno richiede i semi Monsanto di tipo Roundup Ready allorché negli ultimi tempi, questo settore rappresentava l'80% del suo commercio. Oggi, i semi OGM sono spariti dal suo catalogo e la richiesta di semi tradizionali aumenta senza tregua.
Già, il 25 luglio 2005, “The Guardian” pubblicava un articolo di Paul Brown che rivelava che i geni di cereali modificati si erano trasferiti nelle piante selvagge, creando così un "superseme" resistente ai diserbanti, incrocio "inconcepibile" per gli scienziati del ministero dell'ambiente naturale. Dal 2008, i media agricoli americani fanno rapporto di sempre maggiori casi di resistenza ed il governo degli Stati Uniti ha effettuato importanti tagli finanziari che hanno costretto il Ministero dell'agricoltura a ridurre e successivamente a fermare alcune di queste attività. Pianta diabolica o pianta sacra? è divertente constatare che questa pianta, “diabolica agli occhi dell'agricoltura genetica”, è una pianta considerata sacra per gli Incas:fa parte degli alimenti più antichi del mondo. Ogni pianta produce in media 12 000 semi per anno e le foglie, più ricche di proteine che la soia, contengono vitamine A e C e sali minerali.
Così questo boomerang, rinviato dalla natura alla Monsanto, non solo neutralizza questo colosso, ma si impone nei luoghi come una pianta che potrà nutrire l'umanità in caso di carestia. E' in grado di resistere alla maggior parte dei climi, tanto le regioni secche quanto le zone monsoniche e le alte terre tropicali, e non ha problemi né con gli insetti né con le malattie, perciò non avrà mai bisogno di prodotti chimici.
Per tutto ciò, l'amaranto affronta la potente Monsanto, così come “Davide si oppose a Golia”. E tutti ben sanno come si concluse il combattimento, pertanto molto impari! Se questi fenomeni si riprodurranno in quantità sufficiente, cosa che sembra essere programmata, alla Monsanto non resterà altro che appendere la chiave al chiodo. A parte i suoi salari, chi compiangerà veramente questa impresa funebre?

venerdì 6 novembre 2009

Un altro colpo alla democrazia locale

Quel che dissi dopo le elezioni, benchè contestato senza il coraggio di rispondermi chiaramente, si sta realizzando puntualmente. Dissi:

"Ha perso la Lega Nord che, pur avendo dimostrato una cospicua crescita elettorale facilmente misurabile dai risultati delle europee fino ad arrivare a 1200 voti, ha finito per contribuire alla maggioranza vincente con un solo consigliere, facilmente marginalizzabile, come già risulta dagli incarichi distribuiti degli assessorati."

Avevo solo detto: facilmente marginalizzabile, ora è stato semplicemente FATTO FUORI.

Oggi è stato dato un altro colpo alla democrazia, alla democrazia locale; si sta veramente realizzando in Poirino quel che dissi: la democrazia rappresentativa non rappresenta più i cittadini. Ma la democrazia partecipativa, quando cominceremo a costruirla?

domenica 1 novembre 2009

La semplicità e la facilità

Ero intelligente e volevo cambiare il mondo.
Ora sono saggio e sto cambiando me stesso


(Dalai Lama)


Bisogna reimparare a vivere facilmente su questa terra.
Le complicatezze che ormai subiamo e che ci fan vivere nel continuo affanno e che son tutte create da noi ... dobbiamo abbandonarle al loro marasma.

Tagliare.

Ma tutto parte da noi, da ciascuno di noi.
non bisogna cambiare il mondo, quello si cambia secondo come noi lo cambiamo.
ora, dopo averlo pasticciato bene bene, lo dobbiamo riportare alla semplicità.
imparandola dalla natura, dalla rondine e dal giglio, come disse ...

La sobrietà va vissuta veramente. E tutto diventerà più facile.

un riferimento: http://www.vadoalminimo.org/

... per questo ci son stati, su questo sito, alcuni mesi di silenzio.
Da oggi, cambiati i colori, si riparte.

mercoledì 22 luglio 2009

democrazie rappresentative e partecipative

Che la democrazia sia coinvolgere più cittadini possibili nelle decisioni collettive è lapalisse.
Ma è meno chiaro che ciò sia veramente l'obiettivo raggiunto dalla nostra storica e consolidata democrazia rappresentativa.
Mi spiego semplificando.

La democrazia rappresentativa.
Cosa uno. Abbiamo da un lato un pacchetto di decisioni /scelte che costituiscono quanto una comunità vuole e può fare.

Cosa due. Dall'altro ci sono gli organi che queste decisioni le prendono; pensiamo a sindaco, giunta e consiglieri, per restare nel locale.

Cosa tre. Da un'altra parte ancora c'è un sistema elettorale, fatto da leggi, ordinamenti, scadenze ed elettori usato per mandare negli organi della cosa due delle persone.

Io sono un cittadino elettore (faccio parte cosa tre) che vuole che una decisione (cosa uno) sia presa in un certo modo. tra me e la decisione c'è cosa due.

Come posso io agire perchè la mia volontà assieme a quella dei miei concittadini la pensano come me possano essere soddisfatte?
Devo:
1. Trovare il partito che abbia opinioni e valori coerenti con quanto voglio,
2. Trovare in questo partito il candidato che, quando si voti, possa essere eletto e che sostenga la mia idea,
3. Sperare che partito e candidato abbiano nella prima tornata elettorale possibilità di accedere a cosa due,
4. Sperare che il candidato una volta eletto possa far valere la sua opinione in merito a quella decisione nell'ambito della sua posizione in cosa due,
5. Sperare che le mille variabili intanto intercorse (governi e organi esterni all'ambito della cosa due, fattibilità e risorse) rendano ancora quella decisione prospettata prima delle elezioni sensata e sostenibile.

Signori, giocare ai cavalli ho più probabilità di vittoria.

Ci vuole tanto a capire che far partecipare il cittadino (tutti i cittadini) alle decisioni direttamente non sia nell'ergonomia di qualunque sistema più semplice, logico e GIUSTO.

La democrazia rappresentativa è storicamente finita.
Spazi e tempi sono cambiati nei modelli di vita.
Il notabile che partiva col calesse dal paese per la capitale per "difendere" gli interessi dei suoi borghigiani fa parte dei film che si vedono dopo le 24.

Alla luce del sole e nella chiarezza dei nostri stili di vita, con comunicazioni e relazioni dirette tra le persone, è ora di considerare una cosa tre diversa: la democrazia partecipativa.

C'è una decisione: al cittadino, con poche intermediazioni, spetta l'intervento.

Parliamo allora di democrazia partecipativa.
Delenda Carthago

Delenda Carthago

Sono stufo di accendere la tv e sentire trasmissioni e trasmissioni contro Berlusconi. Partiti che fan di questa avversione un pieno totale.
E così non si dice e non si fa null'altro.
Dando così aggio al tipo di far quel che vuole e di guadagnarci ancora.
Bisogna lavorar come niente fosse, non sprecar energie in sterili polemiche che manifestano più le debolezze di chi le mette in campo che scalfire le forze altrui.
Presentare dei fatti, che già sono agghiaccianti, ed agire ignorando il figuro.
Tutt'al più, finire ogni discorso, come faceva il noto Catone al Senato di Roma, ricordando qual'è l'obiettivo: Delenda Carthago.
Manco dire: via Berlusconi.
Capiamo, capiamo.
solo: Delenda Carthago

martedì 21 luglio 2009

"Tu puoi cambiare il mondo" ... ma io comincio dalla mia realtà locale

Perché elaborare progetti di solidarietà soltanto dopo grandi disastri e non creare, invece, un progetto che sappia risvegliare e attivare creatività, iniziativa per prevenire?". E' stata questa la sfida lanciata a Lugano, lo scorso 24 settembre, dall'intervento del prof. Erwin Laszlo, presidente del Club di Budapest, filosofo della scienza e della teoria generale dell'evoluzione.

Nel suo ultimo libro "Tu puoi cambiare il mondo" (ed. Riza, 2002) Erwin Laszlo traccia un quadro della situazione planetaria attuale nel pieno di una crisi - economica, sociale, ambientale, - che lascia intravedere due possibili scenari futuri: il crollo o il salto in avanti. "Abbiamo una finestra di tempo di ancora 7-8 forse 10 anni per affrontare la situazione, oltre questo margine molti dei problemi raggiungeranno livelli non più reversibili", ha ribadito al pubblico svizzero e italiano pochi giorni fa.
Ma non si può risolvere un problema con lo stesso modo di pensare che ha creato il problema - ha aggiunto citando Einstein - occorre stimolare, risvegliare, diffondere nuovi modi di pensare e di vivere. Occorre un nuovo rinascimento, senza una nuova spiritualità non si possono risolvere i problemi del nostro tempo. Ma Laszlo ci tiene a chiarire, la spiritualità di cui c'è bisogno non è staccata da questo mondo, ma è impegnata, non si esprime in concetti astratti, ma in azioni concrete, in valori, in stili di vita sostenibili, etici, collaborativi.
E le persone che stanno adottando questi nuovi stili di vita sono sempre di più. "Creativi culturali" li definisce Laszlo nel suo libro, contrapposti ai "moderni". I "creativi culturali" hanno spirito critico, sono più attenti all'arte e alla cultura, sono consumatori consapevoli, cercano beni e servizi reali, non cercano esibizioni di status, ma vogliono case e alimenti sani, abiti comodi, hanno una grande considerazione per il loro tempo libero e per i rapporti umani. Molti possono identificarsi in questo identikit appena abbozzato, i molti che non si riconoscono più nello standard definito dei "moderni" per cui contano ancora l'apparenza, la moda, l'intrattenimento di massa, il motto "il tempo è denaro" a scapito delle relazioni umane e per cui le dimensioni interiori della vita non hanno valore.
Se negli anni 70 solo l'1% poteva rientrare nella categoria più consapevole della popolazione, oggi si stima che la percentuale sia del 10% e sia in costante crescita.
"E' tempo che la parte più saggia e consapevole dell'umanità si riunisca e collabori per invertire l'attuale tendenza distruttiva e realizzare un futuro comune di pace, di comprensione umana e di rispetto della Terra. Ogni individuo, ogni associazione è determinante in questo processo di evoluzione della coscienza globale - scrive Laszlo -. La sfida che ora dobbiamo affrontare è quella di scegliere il nostro futuro. La nostra generazione è chiamata a decidere il destino della vita su questo pianeta. A creare una società globale pacifica e cooperante, continuando così la grande avventura della vita, dello spirito e della consapevolezza sulla Terra".
Su queste basi il Club di Budapest sta lanciando in diversi paesi del mondo un progetto culturale e umano unico nel suo genere: la Rete Olistica, un network di base per una collaborazione attiva e creativa tra tutte le vaste forze che operano - con cuore, intelligenza e coscienza - nell'ambito della nuova cultura planetaria emergente, ponendo in il senso di responsabilità per il benessere dell'uomo e del pianeta. Probabilmente, ne sentiremo parlare

mercoledì 8 luglio 2009

5 cose da fare e 5 da non fare

Le 5 cose da non fare in campagna elettorale:

parlare di competenze dei candidati,
redigere un programma rigoroso,
mettere in campo valori quali la sobrietà, l’equilibrio, il rispetto delle opinioni altrui.
evitare polemiche,
parlare realisticamente anche di cose scomode.

Noi di “Poirino è viva” le abbiamo messe tutte e 5 nei nostri propositi.

Le 5 cose da fare in campagna elettorale.

distribuire gadget, fogli patitati, ricchi premi e cotillons, ed ogni tipo di ammennicolo,
farsi vedere in ogni circostanza opportuno od inopportuna,
inventarsi cattiverie di ogni tipo sugli avversari,
copiare i programmi degli altri
promettere e promettere e promettere

e così ha vinto chi così ha fatto.

la maggioranza

“… coltivando tranquilla l’orribile varietà delle proprie superbie la maggioranza sta come una malattia come una sfortuna come un’anestesia come un’abitudine…” da Smisurata preghiera Fabrizio De Andrè, 1996

Chi ha perso? Chi ha vinto?

Dopo ogni consultazione elettorale tutte le forze in campo cercano di dare una propria interpretazione dell'esito elettorale. Noi cerchiamo di dare la nostra interpretazione, ritenendola la più realistica possibile.

Chi ha perso?

Ha perso Poirino. Poirino voleva e meritava un cambiamento, Poirino era ed è stanca di questo modo di amministrare, supponente e arrogante, dove il vivere quotidiano, i problemi delle persone, della famiglia, sono posti in secondo piano rispetto a grandi interessi di pochi.

Ha perso la maggioranza dei Poirinesi che voleva il cambiamento ma, per colpa di divisioni e personalismi ingiustificati e incomprensibili, si è presentata divisa alla consultazione elettorale. Grazie infine ad un sistema elettorale ingiusto, si permette così ad una minoranza di governare e di continuare ad imporre le loro scelte, mai condivise, a tutta la popolazione.

Ha perso " Poirino è Viva", a perso più di quanto fosse realisticamente prevedibile.
Le cause di questa sonora sconfitta sono da ricercare in vari fattori, ma soprattutto nel fatto che non si ha avuto il tempo e la capacità di far conoscere a tutti ed approfonditamente, sia il programma che i propri candidati.
Pochi mesi di campagna elettorale non son bastati per comunicare ai cittadini la consapevolezza di un cambiamento realizzabile attraverso un programma ed un lavoro che una squadra competente poteva portare avanti.

Ha vinto "La Svolta", ha vinto Angelita? Forse la signora Mollo è stata premiata per il suo lavoro nel farsi conoscere, nel trovare e convincere l'elettore che la votasse, più che il programma e la sua squadra.
Il suo successo personale è indiscutibile come è indiscutibile la sua primaria responsabilità al non raggiungimento di un’unità che avrebbe permesso ai Poirinesi di cambiare.
Ha perso la Lega Nord che, pur avendo dimostrato una cospicua crescita elettorale facilmente misurabile dai risultati delle europee fino ad arrivare a 1200 voti, ha finito per contribuire alla maggioranza vincente con un solo consigliere, facilmente marginalizzabile, come già risulta dagli incarichi distribuiti degli assessorati.

Ma chi ha vinto allora?

“Progetto Poirino”, nonostante cinque anni di autarchica amministrazione, nonostante l'impegno finanziario profuso in campagna elettorale, nonostante sia confluita adeguandosi la Lega Nord, nonostante l'appoggio di Partiti di governo, nonostante si siano schierati a loro favore tutti i conservatori e poteri forti di Poirino che si sono sentiti più tutelati nei loro interessi personali, nonostante la propizia divisione dei gruppi avversari, non ha raggiunto il 40% anzi ha perso il 3% del consenso che aveva e solo grazie al sistema elettorale e non con il consenso elettorale, pur minoranza nel paese, governerà. Che vittoria sia questa, saranno i posteri a giudicarla.

Ci auguriamo che "Progetto Poirino" abbia ben presente di essere minoranza nel paese e ogniqualvolta vorrà prendere decisioni che cambieranno il Paese, lo voglia fare consultando prima la cittadinanza, tramite i consiglieri di minoranza o direttamente ed averne il consenso partecipato.
Ci auguriamo che i Consiglieri di minoranza, nel reciproco rispetto e senza confusioni, sappiano trovare tra di loro una sintesi sulle singole proposte o deliberazioni dell'esecutivo, nell'esclusivo interesse dei poirinesi tutti.

E l’analisi conclusiva di questa tornata amministrativa è questa.
La vera sconfitta a Poirino nel 2009 è la democrazia rappresentativa, cioè quella che con algoritmi non sempre opportuni manda dei rappresentanti dei cittadini a governare per tutti. E Poirino può essere citato da esempio forse più unico che raro (1300 elettori mandano 10 consiglieri, 5200 solo 6) ma ormai da più parti, anche se non paradossalmente ingiusta come da noi, questa democrazia sta accusando debolezze ed allontanamento dei cittadini.

Sarà la volta che ci accorgiamo, anche a Poirino, che c’è un’altra democrazia, quella partecipativa? L’abbiamo detto in tutta la campagna elettorale, mettendo al centro di tutto la persona ed il cittadino, ora proveremo a dirlo ancora come minoranza mal rappresentata, ma che saprà far tesoro dei propri errori per evolversi nella realtà locale come presenza nuova, sempre vigile e propositiva e soprattutto attenta alle persone. E ora il tempo ce lo prendiamo.

lunedì 6 luglio 2009

un mercato senza mercanti

Indicazioni generali sui mercati contadini esistenti

1. priorità ai piccoli produttori
2. mercati che accorciano la filiera fino all’incontro diretto tra produttore e consumatore
luoghi di convivialità, dove è possibile fermarsi, parlare, consumare un pasto e un bicchiere di vino in compagnia, dove fare la spesa non è più solo un atto “funzionale” ed alienante, ma un tempo riconquistato al piacere e alla socialità
3. vendita di prodotti su scala locale (provinciale-regionale): l’idea è anche quella di evitare il trasporto su lunghe distanze e di riscoprire il rapporto con il proprio territorio
4. apertura puntuale anche alle "agricolture di fatto": piccolissimi produttori, come chi coltiva per l’autoconsumo, ma periodicamente ha delle eccedenze da vendere (ad. es. agriturismi…)
tecniche biologiche di coltivazione dei prodotti
5. rispetto delle stagionalità: i mercati contadini permettono di ritrovare immediatamente il senso delle stagioni, in quanto il prodotto coltivato fuori stagione richiede consumi eccessivi di energia

giovedì 25 giugno 2009

Orto è

orto è vegetale.
orto è casa.
orto è educazione. L’orto si impara e si insegna. L’orto è una cultura che si comunica e che costruisce persone, gruppi e comunità.
orto è salute. Cura ogni cosa. Terapia ed orto terapia.
orto è colore, armonia di forme, gusti, profumi.
orto è soddisfazione.
orto è divertimento, scoperta e meraviglia.
orto è economia curtense. Chiusa. Ecologia chiusa. Si chiudono processi di consumo di energia. Se compro l’insalata nel supermercato devo perlomeno buttare via una confezione di plastica.
orto è economia corta. È l’economia giusta. È la vera economia globale. A cui la maggior parte dell’umanità può ricondursi. Tutti possono parlarsi se hanno da parlare del proprio orto. Un orto c’è ai tropici come oltre il circolo polare artico, e se gli ortolani dell’uno o dell’altro posto non hanno prodotti in comune, hanno una cultura, dei comportamenti, dei desideri e dei bisogni a cui l’orto ovunque assolve.
orto è risparmio.
orto è vita. In esso tutto nasce, cresce, si moltiplica e muore pure.
orto è vivo. Tutto in esso è vivo, e richiede attenzione, cura, capacità di osservare, ascoltare, capire le esigenze, pazienza
orto è amicizia. Relazione. Tutti vengono nel tuo orto, e se non vengono per te vengono per le piante che ci sono nell’orto e per l'insalata che si può raccattare.
orto è salvezza. In un mondo che sembra non si salvi, vada verso la rovina sarà il ritorno al piccolo territorio dell’orto la nostra salvaguardia.

venerdì 22 maggio 2009

Poirino è viva


Dedicherò questo blog, ma solo per 15 giorni esatti alla mia campagna elettorale alle Comunali del mio paese Poirino.

Sono nella lista "Poirino è viva" (http://www.poirinoviva.com/) ... una gran bella lista. una soddisfazione stare con questa squadra. Ne parleremo.

riporto qui la mia pagina che c'è sul sito :

"Giovanni Parigi, 57 anni.
Sono nato ad Arona e non sempre sono vissuto a Poirino, ma questo è il paese della mia famiglia e rappresenta un importante riferimento della mia vita. Anche quando per lavoro sono lontano - lavoro in Trenitalia da ormai più di trent'anni - mi dà serenità pensare al ritorno a casa, tra la gente che conosco, nella semplicità e nella concretezza che riesco a vivere a Poirino.
In Trenitalia ho maturato esperienze nella formazione del personale dell'esercizio ferroviario, nella emissione di normative tecniche e certificazioni di sicurezza.
Al di fuori dal lavoro aziendale sono appassionato di orticoltura e giardinaggio, di storia e cultura locale ed il mio relax è andare in montagna. L'essere stato ufficiale degli Alpini mi ha lasciato questa piacevole passione.
Le letture, posso dire i miei studi, che più in questi anni mi occupano sono molto incentrati sulla sostenibilità del nostro mondo occidentale, attraverso le crisi che viviamo, dalla crisi energetica alla rivincita della localizzazione sulla globalizzazione ... ma qui lascio parlare il mio blog.

Per due motivi mi son messo in lista.
Perché s'è formata una bella squadra attorno a Sergio Trucco e perché Poirino è da ricordare.
E mi spiego.
La squadra. Era verso la fine dell'anno scorso e Sergio, passando sotto al mio orto, ha cominciato a parlarmi di un impegno in lista e fu così che son sceso non in campo, come ha fatto qualcun altro, bensì mi son trovato nell'orto.
Ho così potuto vedere crescere la squadra giorno dopo giorno. Ed è stata una sorpresa.
Io personalmente non ricordo che, a Poirino, si sia mai più fatto un così ampio dibattito politico, un progetto amministrativo importante, costruito con competenza e passione assieme.
Di mese in mese è cresciuto il programma che adesso tutti potete vedere, che ha coinvolto non solo i candidati, che nel frattempo si ritrovavano in questo progetto, ma anche tanti poirinesi e soprattutto i giovani. Ed il programma che tutti gli elettori possono leggere in queste pagine non è un 'programma elettorale' come gli altri, ma un programma di lavoro, di una squadra impegnata già fin dal primo momento a lavorare per la comunità poirinese.
E, se potremo realizzarlo, vogliamo coinvolgere i cittadini, in modo che ogni futuro progetto possa essere sempre condiviso e costruito insieme, durante la vita amministrativa.
Poirino è da ricordare...
Per un paese "cintura" della grande città, il rischio è che nel confondersi dei confini urbani si allentino i legami culturali, si perda l'identità passata, senza riuscire a fondarne una basata su ciò che è stato e ciò che si è aggiunto.
Per le persone che vivono qui da molto o poco tempo, è importante trovare non solo il riparo di una casa, ma anche la sensazione di appartenere a una comunità con cui condividere tempo libero e sociale, idee, attività, storie e cultura.
Una condizione di questo tipo non si crea per caso, è importante avere un progetto che crei un tessuto comune, ricordando, ritrovando la storia passata e intrecciandola con quella presente.
Il progetto del candidato sindaco Trucco è finalmente un progetto di amministrazione comunale non più centrato sui problemi di sviluppo edilizio e subdolamente interessato allo sfruttamento di un territorio che ora dice basta ad ogni abuso.
Il progetto di "Poirino è viva" è soprattutto incentrato sulle persone e sulla cultura del territorio.
Poirino è viva anche nella mente delle persone e nei valori di una comunità ed un'amministrazione seria se ne deve occupare.
Mi potete scrivere qui gio.parigi@libero.it

come pure possiamo discutere sul mio blog http://semedigrano.blogspot.com/ " appunto

venerdì 6 marzo 2009

Un vero "facite ammuina". Uno spreco di mobilità

Vero o falso fosse quest'ordine nelle armate di Franceschiello non importa. Sta di fatto che è un ordine eseguito tutti i giorni nelle armate motorizzate dei produttori di fatturato e benessere che vedo tutte le mattine mettersi all'opera.
E mi spiego.
Abito a Poirino (prov. Torino) e quasi tutte le mattine percorro una quindicina di chilometri su una statale per avvicinarmi al posto di lavoro.
Su questa strada, che attraversa i territori dei comuni limitrofi, vedo una via vai vorticoso ed insensato di furgoni, camioncini e quant'altro di artigiani e piccoli imprenditori che a frotte si spostano da un centro abitato all'altro. E si legge tutto dalle copiose insegne scritte sui loro veicoli. Un imbianchino di Santena va verso Villanova. un edile di Villanova va a Trofarello. Un idraulico vien giù da Chieri ed un elettricista di Carmagnola va verso Poirino. Uno scambio perpetuo. una vera ammuina.
Deduco, mentre guido anch'io la mia vetturetta, che mediamente questi artigiani, con tutta la loro squadra stipata sopra, perdono quotidianamente un'ora ad andare ed un ora a tornare. Ed il tempo, ovviamente, non è la sola risorsa comsumata.
Mi chiedo: non è possibile 'localizzare' di più queste risorse? Perchè inesorabilemente bisogna andare da un paese all'altro. Quali informazioni mancano a chi si deve fare i lavori perchè trovi sul posto chi gli fa il lavoretto? Possibile che ci sia tanta convenienza a cercare sempre altrove chi fa dei lavori. E chi fa i lavori, se strappa un contratto più favorevole e va ad impicciare il 'mercato' del vicino paese, si farà ben i suoi calcoli e risparmierà sicuramente sulla qualità del lavoro eseguito per compensare al costo dello spostamento.
Quindi in una considerazione economica di sistema, far spostare maestranze è un costo e basta, e non mi si parli di concorrenza, e questo costo lo paghiamo noi in tutti i termini, senza accorgercene, non ultimo quello dell'inquinamento.
Se potessi, e forse potrò dire qualcosa nella mia comunità, cercherò di facilitare il localismo non solo delle merci, ma anche di tutte le attività lavorative.
Poi, spero presto, anch'io mollero 'sta macchina e lavorerò da casa.

“Coraggio, il meglio è passato”

E' una citazione di Ennio Flaiano. diventata ora titolo di un libro che è un ritratto ironico e spietato della società italiana. Il libro è di Michele Brambilla, molto interessante, sopratutto quando confronta i vecchi conformismi con i nuovi conformismi. ["Allora la famiglia era il fulcro di tutto: si preferiva essere separati in casa piuttosto che romperla; oggi, se non è “allargata” non merita neppure una fiction tv. I figli avevano sempre torto; oggi se vengono bocciati si ricorre al Tar. Il Natale era sacro anche per i non credenti; oggi pure i credenti evitano di festeggiarlo per non offendere i musulmani. I vecchi erano i saggi del focolare; ora a cinquant’anni si va in prepensionamento."]
Ma qui mi fermo per usare quella frase proprio per descrivere il nostro momento storico e l'atteggiamento con cui affrontarlo.
Quel che è passato è passato però e non ci possiamo fare più nulla.
Ma qual'è il 'meglio' che è passato? quello di un mondo materiale, economico (l'economicismo e il lavorismo, come si esprime Latouche), pieno di 'sviluppo' e falsità varie che si sta allontanando. Forse un meglio ce l'abbiamo ancora nel futuro, solo non riusciamo, come ovvio, ad afferrarlo.
Che non sia il 'peggio' quello che è capitato all'uomo consumista e consumatore del pianeta nel secolo scorso e che sta affossando in questa crisi vorticosa!!??
Forse il meglio che è passato è solo quello anagrafico degli anni della propria vita. Ma nemanco questo è vero, perchè è un conformismo che ci portiamo dietro e se ce ne liberiamo ci permetterà di trovare un meglio ancora avanti. Coraggio.

venerdì 27 febbraio 2009

6 tipi di conegrina, fregatura assicurata

Per una imprescindibile necessità, sono entrato in un assurdo tempio dei nostri giorni qual'è un centro commerciale. Dovevo prendere tre o quattro cose. C'erano estensioni di scaffali allucinanti, centinaia di metri da fare spingendo un carrello per passare da un prodotto all'altro.
L'asettica segnaletica per individuare settori, prodotti, ecc. già agghiaccia il cuore.
La considerazione che quel luogo di un lusso falso e pure opulento già lo pagavo io prima ancora di comprare mi è subito balenata in mente.
Un camminamento innaturale e triste.
Ma che me ne viene in tasca a contemplare tanta estensione di prodotti, nulla di questa esposizione mi appartiene e tanto meno mi attira.
Ma dovevo cercare la conegrina. Arrivo davanti allo scaffale giusto e trovo 6 (ripeto sei) tipi di conegrina. da un litro, da un litro e mezzo, da due. Super candeggina, candeggina gentile, etichette assurde e banali assieme, ma sopratutto complicatissime. Una era in 'offerta', la parola più falsa che si metta in un mercato. Avrei dovuto aprire un foglio di calcolo e fare una attenta disamina, due ore, per valutare attraverso tutti i parametri, quantità, diluizione, componenti. prezzo, la possibile convenienza.
Invece come tutti, in un attimo si sceglie, subendo inconsiamente i trucchi di marketing che van dall'ergonomia degli scaffali alla confezione... quindi sensazione vissuta di essere fregato.
Questo è un tempio ove si frega e basta, con tecniche accettate che ma che dovrebbero sollevare le masse e scatenare rivoluzioni.
La prima, non entrarci mai più.

giovedì 26 febbraio 2009

Le "ragioni" che abbiamo dentro

"Le prigioni che abbiamo dentro". Di Doris Lessing, premio Nobel 2007.
Bellissimo libretto scritto nel lontano 1986 ma attualissimo.
E scritto col buon senso, non piemontese ma di chi è vissuta nella campagna africana della Rodesia.
E per lasciare a tutti la curiosità di una bella lettura qui racconto solo che l'autrice scrive ai tempi della Margaret Tatcher e delle sue campagne elettorali. Già allora la destra era assolutamente orientata ad ingaggiare le maggiori società pubblicitarie ed adottava ogni forma di tecnica, consolidata della publicità commerciale per ottenere il consenso.
E quanto la nobile opposizione labourista irrideva tali trucchi e i media!!
Gli oppositori della Tatcher si consideravano dei galantuomini che avevano il peso delle loro idee, nonchè ideologie da portare avanti, i loro giochetti politici. Tronfi di queste sicurezze si sono presi una sonora sconfitta.
Ed ogni spregiudicatezza l'esercito del Bene dei ben pensanti la rifiutata ma è stato battuto.
L'ha rifiutata per le sue ragioni: di essere nel bene, nel vero, nel giusto.
Ma le sapevano loro, non le spiegavano a nessuno e non convincevano nessuno.

"I nostri rivali - cito - non hanno questo tipo di inibizioni"

Inutile dire che la Tatcher è sostituita in Italia da un altro personaggio che queste tecniche le ha usate da padrone. Ed il bello della lettura sta proprio nella preveggenza di quattro lustri dell'autrice.

Ma ora non è inutile che vi dica che il consenso va studiato matematicamente.
Spendere dieci per convincere per l'eternità UN intellettuale coerente con chissa quali teorie è perdente rispetto a chi spende cinque per convincere DUE fuori dal bar col più stupido trucco pubblicitario. un voto 'serio' contro due 'labili'. Ma i numeri sono numeri.

Noi con idee serietà e studi spendiamo 80 per convincere il 20 % dei votanti. C'è chi sa trovare quel 20 che convince l'80 %!!!

Pareto, piemontese, buon senso statistico, vienci in aiuto.

mercoledì 25 febbraio 2009

Cambiare Poirino

Chi lo farà? Quando succederà?
Alla prima domanda bisogna rispondere così: non uno ma tanti.
Ma i tanti devono essere

convinti,
motivati,
organizzati.

quando ... sicuramente l'8 giugno.

Tempo 100 giorni.

Chi ci crede, lavori.

domenica 22 febbraio 2009

Ma ci sono le galline!!

Una mia carissima parente molto anziana e malata a cui sono vicino in questi mesi di lento declino mi ha raccontato un fatto che le è capitato veramente sconcertante ma significativo.
Lei vive ancora, tanto per inquadrare la scena, in una bellissima cascina con le galline che razzolano tutto il giorno in un aia di cui ormai le erbacce si sono impadronite, ottimo ambiente per loro.
Una sua amica molto più giovane ed ex vicina di casa, andata a metter su famiglia a Torino, è venuta a trovarla e a chiederle delle uova, come faceva abitualmente un tempo. Entra nell'aia con la macchina e lascia i due figli piccini chiusi nel veicolo. Le due donne si salutano e la mia parente esclama: "Insomma, fa scendere i bimbi, così almeno li saluto". "Ma ci sono le galline!" esclama la trapiantata torinese.

Che tristezza.
Cosa non m'ha detto la vecchia zia.
Che si è sentita offesa. "Non si entra più in casa mia perchè ci sono le galline!"
Che non capisce come la gente possa trasformarsi così in pochi anni di città.
Che non capisce cosa possano imparare della vita naturale e degli animali i ragazzi d'oggi.
E' stato uno shock per la povera donna.

Oltre che schierarmi dalla parte della zia, penso a due cose.

La madre. la sua asserzione così evidente per lei, è una sintesi assoluta di un bagaglio di giudizi, credenze, paure, principi, modi di intendere, cultura insomma assolutamente 'snaturata' e da aborrire. E ce ne sono tante persone così.

I ragazzi. Inscatolati in un'ignoranza paurosa. Da quel vetro dell'automobile semplicemente non capiranno perchè la mamma vada a prendere quelle inservibili e innaturali uova senza sorpresa dentro!!! quand'è che andranno al supermercato??!!

domenica 1 febbraio 2009

Seme di grano (3) ... fino alla Borsa.

Non mi ripeto.

L'aver capito che UN chicco di grano diventavan TANTI, ed averlo fatto a proprio vantaggio ... è stata una buona scoperta che ha fatto utilizzare meglio l'energia vegetale con cui l'umanità doveva vivere.

Aver visto come tutta l'attività, detta agricoltura, poteva dare sviluppo e crescita, proprio come il grano cresceva, è stata ancora una cosa ottima.

Considerare un modello questo per tutte le attività dell'homo faber che dovevano dare sempre profitto e sviluppo, già non ci siamo perchè facilmente l'uomo non calcola bene ciò che prende che è più di quel che da al pianeta. Ed alla fine si deve registrare una perdita, una mancanza di cassa, un granaio sempre più vuoto che è il pianeta consumato!!!

Ma l'essersi inventato delle attività puramente aleatorie dove si gioca al profitto senza neppur sapere di che risorse si tratti è veramente demenziale. Aver fatto dipendere poi da questa attività tutte le altre che ancor si reggono è un vero suicidio. E lo vediamo.



Ma che lavoro è quello in borsa dove scalmanati che si comportassero così al bar chiameremmo la polizia? Cosa producono? Cosa danno all'umanità?

La calma attesa della maturazione di un frutto si è trasformata in un'ingordigia dell'attimo.

Il rispetto e la cura di un ordine naturale l'abbiam cambiato con un violento rapinare ogni cosa per accumulare valori virtuali in posti insicuri ed oggetto di ogni rapina occulta quali le banche.

Che messaggio comunica una scena in Borsa. Un regresso di civiltà e basta.

Una recente ricerca inglese ha messo in relazione la presenza di testosterone negli agenti di borsa con i loro guadagni, ed ha concluso che in un trader più è presente questo ormone, più si aggiudica profitti e che bisogna curare questo aspetto 'fisiologico' oltre a tutti gli altri aspetti culturali, tecnici ...

In Borsa tagliate le balle a tutti!!!









venerdì 30 gennaio 2009

Due tipi di fotografi.

Ci sono due specie di appassionati di fotografia, quelli che pensano sempre a quel che succede dall'obbiettivo verso l'interno della macchina e quelli che pensano a quel che succede dall'obiettivo verso l'esterno. Sia quando scattano che quando guardano le foto già fatte.
Io faccio parte sicuramente della seconda specie e non sopporto più quelli della prima.
Lo dico schiettamente. Quelli che pensano sempre all'aspetto tecnico, all'inquadratura, al software, al ritocco, al possedere questo o quel marchingegno o foss'anche aver provato questa o quella tecnica.
Basta, credevo che coll'avvento del digitale e l'abbandono della chimica le cose cambiassero.
E' sparita la camera oscura ma è nata la camera bianca quella gestita de un'altra tecnologia invadente qual'è il computer.
Ora la macchina fotografica, lo strumento che produce l'immagine più diventare quasi impercettibile, un accessorio di un telefonico. Invece no. Si è scatenata una nuova bagarre nel software ed in tutto ciò che si può fare col pc. Un disastro.
Ma che sia in estinzione, l'altra specie, chi pensa ai contenuti delle immagini, a cosa dicono, a cosa trasmettono, come ci entrano nella vita, perchè le cerchiamo ...
I contenuti delle nostre immagini ci fanno ricordare, organizzare la vita, studiare il mondo in cui viviamo ... importa poco come son fatte, sovente sono solo nell'immaginario personale o collettivo manco mediato da tecnologie ma comunicato tra neuroni.
Il mezzo non è tutto il messaggio. McLuhan riposi in pace.

mercoledì 28 gennaio 2009

Vivere senza soldi

Due persone conosco che si son date questo imperativo.
Heidemarie Schwermer e Giovanni Agnelli, buonanima.
La prima è una donna tedesca che ha deciso proprio di vivere senza dover usare i soldi. Vive in modo dignitoso, non e’ una barbona e ottiene tutto… così lei dice in un libro, oggetto di lettura a Torino al Circolo dei lettori(http://www.circololettori.it/programma/) ma poi a sentirla bene vive con i soldi degli altri (al cinema ed in macchina si fa portare, il biglietto del treno se lo fa pagare) in compenso deve aver ottenuto molto e lo racconta. Invece di dedicare il suo tempo a lavorare per guadagnare soldi con cui comprare le cose, usa il suo tempo per stringere relazioni da cui ottiene tutto ciò di cui ha bisogno. Gli altri non le fanno la carità, lei offre in cambio il suo tempo, la sua professionalità e si adatta anche a mansioni umili. ("Chi ha molti amici se la cava sempre, in un modo o nell’altro.")
L'altro signore invece, più per snob che per scelta di vita (se ne prendeva ben guardia), il portafoglio lo faceva tirar fuori dalla pletora della sua corte.
Ma coi soldi ha costruito tutto.

Ora bisogna cercare una via di mezzo. Anche per evitare ipocrisie e fraintendimenti.

Sicuramente oggi bisogna saper vivere con meno soldi possibile.

Quando più di duemila anni fa non c'erano proprio in qualche modo si viveva ed erano proprio le relazioni (su cui si fondavano baratto, scambio, prestito, uso, ed anche decime e gabellamenti vari) che davano valore alle cose.

Concretamente bisogna ampliare le possibilità di fare ed avere il necessario senza procurarsi del denaro che "costa" sempre di più alla vita delle persone e mortifica quanto c'è di bello nella soddisfazione della condivisione e della libertà dal bisogno.

Cos'è Google. E la gestione della complessità


Finalmente l'ha detto che cos'è, lui stesso medesimo, e non con le parole ma con un'immagine.
Questa immagine è sull'home page di Google oggi.
Tutto detto.
La confusione.
Perchè logica, senso e significato, ordine, scelta, valore stan nel nostro cervello e nel nostro cuore, mai nelle macchine che non gestiscono la complessità, tutt'al più la generano.
Sta all'uomo trovare il bandolo delle cose ... ed anche non crearne più di quante riesca a gestire.

martedì 27 gennaio 2009

Il manifesto del contadino impazzito

libero adattamento del Manifesto di Wendell Berry
Se amate il guadagno facile, l’aumento annuale di stipendio, le ferie pagate.
Se desiderate sempre più cose prefabbricate, se avete paura di conoscere i vostri vicini di casa, se avete paura di morire….
allora nemmeno il vostro futuro sarà più un mistero per il potere,
la vostra mente sarà perforata in una scheda e messa via in un cassettino.
Quando vi vorranno far comprare qualcosa vi chiameranno, quando vi vorranno far morire per il profitto ve lo faranno sapere.
Ma tu, amica, amico, ogni giorno, fai qualcosa che non possa entrare nei loro calcoli.
Ama la Vita.
Ama la Terra.

Ama qualcuno che non se lo merita.

Conta su quello che sei e riduci i tuoi bisogni.
Fai qualche piccolo lavoro gratuitamente.
Non ti fidare del governo, di nessun governo, e abbraccia gli esseri umani, nel tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica.
Approva nella natura quello che non capisci e loda questa ignoranza, perché ciò che l’uomo non ha razionalizzato non ha distrutto.
Fai le domande che non hanno risposta.

Investi nel millennio, Pianta sequoie.

Sostieni che il tuo raccolto principale è la foresta che non hai piantato e che non vivrai per sfruttare.
Afferma che le foglie quando si decompongono diventano fertilità: Chiama questo “profitto”.
Una profezia così si avvera sempre.
Poni la tua fiducia nei cinque centimetri di humus che si formeranno sotto gli alberi ogni mille anni.
Metti l’orecchio vicino e ascolta i bisbigli delle canzoni a venire.
Sii pieno di gioia, nonostante tutto, e sorridi, il sorriso è incalcolabile.
Finché la donna non si svilisce nella corsa al potere, ascolta la donna più dell’uomo.
Domandati: questo potrà dar gioia alla donna che è contenta di aspettare un bambino? Quest’altro disturberà il sonno della donna vicina a partorire? Vai col tuo amore nei campi. Stendetevi tranquilli all’ombra.
Posa il capo sul suo grembo… e vota fedeltà alle cose più vicine al tuo cuore.
Appena vedi che i generali e i politicanti riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero, abbandonalo.
Lascialo come un segnale per indicare la falsa traccia, la via che non hai preso.
Sii come la volpe che lascia molte più tracce del necessario, alcune nella direzione sbagliata.

Pratica la meditazione.

La regola dell'energia (2). Il bilancio

Il pianeta terra è dove l'uomo trae ogni risorsa.

E' il magazzino dell'energia che l'uomo ha bisogno in tutta la sua vita.
E il tipo di energia di cui abbiamo bisogno è quella trasformata dal sole per il mondo biologico.
In buona sostanza è l'energia prodotta dal processo di fotosintesi.

Ora se abbiamo un tipo di vita che alla nascita prende un pianeta con tot risorse e quando il nostro processo di vita finisce si lascia il pianeta con meno energia immagazzinata, allora c'è qualcosa che non va. Bilancio in rosso.

Prima o poi le generazioni successive non sopravviveranno.

Facciamo bilanci ormai tutti i giorni ed in tutti i settori, piccoli e personali come globali e pubblici, e ci accorgiamo subito se si va in passivo.
Il bilancio a cui tutto si riconduce, però è questo. Come abbiam fatto a non accorgerci?

E di credito, con le credenziali che l'umanità presenta, ormai si sa, non si può più vivere.

Il pianeta è una banca seria, l'uomo come suo cliente per nulla.

lunedì 26 gennaio 2009

Il rastrello

Il rastrello è uno strumento pacifico, raccoglie.
La falce ed il martello no, la falce taglia, il martello colpisce.
Il rastrello si rivolge alla terra. Raccoglie quel che la terra da, ma risistema pure il terreno, sminuzza e rifinisce, pulisce e riordina.

domenica 25 gennaio 2009

10 leggi della 'semplicità'

Ho appena finito di leggere un libro che mi ha lasciato il segno. Un argomento che credo fondamentale e trasversale a tutta la riorganizzazione ormai necessaria della nostra vita. La semplicità.

Nel contempo ho provato un sito "Scuola di Educazione all'Etica della Complessità" (http://www.seeco.it/).

Aprirò presto un sito io ... la logica della contraddizione.

Tutto ed il contrario di tutto. Ma bisognerà ben raccapezzarsi, prima o poi. E, secondo me, non è invischiandosi in tanta confusione che non genera nulla ma è proprio tornando ad una qualche 'semplificazione' perchè la complessità ha un limite. Come tutto.

Allora non c'è che tornare indietro e dalla complessità trovare la semplicità.

Ecco dieci regole che ho trovato nel libro.

Ah! Il libro. E' di John Maeda, un guru del MIT. Le leggi della semplicità. Bruno Mondadori.

1. RIDUCI. Il modo più semplice per conseguire la semplicità è attraverso una riduzione ragionata.

2. ORGANIZZA. L'organizzazione fa sì che un sistema composto da molteplici elementi appaia costituito da pochi.

3. TEMPO. I risparmi di tempo somigliano alla semplicità.

4. IMPARA. La conoscenza rende tutto più semplice.

5. DIFFERENZE. La semplicità e la complessità sono necessarie l'una all'altra.

6. CONTESTO. Ciò che sta alla periferia della semplicità non è assolutamente periferico.

7. EMOZIONE. Meglio emozioni in più piuttosto che in meno.

8. FIDUCIA. Noi crediamo nella semplicità.

9. FALLIMENTO. Ci sono cose che non è possibile semplificare.

10. L'UNICA Semplicità significa sottrarre l'ovvio e aggiungere il signifativo.



Semplicemente, bisogna mettersi a lavorare, perchè le parole complicano.

martedì 20 gennaio 2009

Economia domestica

Una materia scomparsa. Perchè?
Ho sfogliato alcuni testi, testi scolastici di questa materia scomparsa praticamente all'inizio del boom economico.
Ma come se ne parla oggi? Possibile che non abbia più alcun senso?!
Ho provato ad interrogare la rete con i soliti motori di ricerca.
Sì, sì, vengono fuori vari siti. Ma se si confrontano i contenuti dei libri di 50 anni fa con quel che si dice oggi in rete c'è un'abissale diversità.
Allora, l'economia domestica era un fare, un imparare a 'lavorare in casa, in famiglia' ... ora è una serie di accortezze per 'consumare' ogni cosa cercandola chissà dove e per, tuttalpiù, ottimizzare il costo.
Una volta erano consigli ed istruzioni per la massaia e per chi gestiva la casa e che doveva 'fare' (fare tutto: di cucito, di cucina, di maglia, di orto ... )
[piccolo difetto: era prevalentemente declinata al femminile, cosa decisamente superata]
Ora è solo e sempre una serie di informazioni, o pubblicità camuffata, per far 'comprare' ad un consumatore (ma sì, ancora e soprattutto, ad una consumatrice) che si deve portare in casa ogni cosa, già fatta solo da usare!
Ma cosa ha da fare oggi chi è in casa?
Proprio e solo guardar la tv per farsi convincere a consumare qualcosa??!!
Siam passati dall'economia domestica all'economia televisiva. Tutt'al più della rete.

Ma se di 'economia' s'ha da parlare, allora diciamo questo.
Calcoliamo quanto costa in stress, apprensioni, ricerca di informazioni, tempi, soldi, questa sconcertante attività che già si chiama shopping compulsivo rispetto ad una sana e creativa attività di autoproduzione domestica ed ortolana di quanto si pensa ormai sia solo da comprare e si è dimenticati che qualche decennio fa uno se lo faceva con le proprie mani.
Correre a cercare l'insalata più conveniente sulle bancarelle è più 'caro' che raccogliersela nella propria proda o nel vasone sul terrazzo.
Ci guadagneremmo in soldi, forse, ma sicuramente in soddisfazione personale.
Chi compra sempre e soltanto finirà per sentirsi in un perenne 'bisognoso' e sperando che ci sian sempre i soldi per coprire i bisogni.
Chi fa invece acquisisce per sè una capacità, un valore, un senso di padronanza, un'identità.
L'economia domestica, quella di una volta, educava a questo.

Undicesimo Comandamento

Se Mosè oggi scendesse dal Sinai con le sue tavole, sicuramente aggiungerebbe (semmai su dettatura della Superiore Sede) un Undicesimo Comandamento:
"Non Sprecare" e forse nell'ordine non lo metterebbe nemanco per ultimo, magari dopo "Settimo Non Rubare".
Del resto il "Non sprecare" è poi un di cui, cioè, del "Non rubare" ma "...dalla natura".
Credo che anche il Creatore mai se lo sarebbe immaginato (oh, pardon, Lui è onnisciente)
che dal suo creato, la creatura migliore avrebbe inventato quello che prima proprio non esisteva:
lo spreco.
E che del suo creato, la sua creatura migliore, senza mai porsi limiti, considerasse qualcosa come:
il rifiuto.
'Creatura' tutta umana che in natura non esiste.

domenica 18 gennaio 2009

La decrescita

Non posso che condividere e citare:
La decrescita è
elogio dell’ozio, della lentezza e della durata;
rispetto del passato;
consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione;
indifferenza alle mode e all’effimero;
attingere al sapere della tradizione;
non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale;
non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso;
distinguere la qualità dalla quantità;
desiderare la gioia e non il divertimento;
valorizzare la dimensione spirituale e affettiva;
collaborare invece di competere;
sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione.

La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.
Maurizio Pallante ( da http://www.decrescitafelice.it/)

sabato 17 gennaio 2009

Semplicità e complessità

Gli errori dell'homo sapiens. Con tanta scienza ed osservazione del mondo e del creato non ci siamo accorti di una cosa semplice semplice. Che il mondo, quello fisico, cosmico, biologico, è complesso e di questa complessità vive.
Anzi la vita è nata proprio in una situazione combinatoria di elementi di inimmaginabile articolazione.
Orbene: il mondo naturale, biologico, con nostra insindacabile e perdurante decisione vogliamo sistematicamente semplificarlo e mortificarlo. Penso all'agricoltura 'chimica' che mette tutto a monocultura ed ha solo l'obiettivo di estrarre un prodotto da un organismo vivente quale è un terreno che ha milioni di processi biologici...
Il mondo extra-biologico invece, quello delle culture, delle società, degli stati, siamo riusciti a complicarcelo da far pensare di essere in una giungla quando si esce di casa nostra per andare in banca alla posta o in un ufficio a far una pratica.
E non riusciamo a gestire nè l'una complicatezza quella umana e artificiale per riportarla ad una economica semplicità, come non riusciamo ancora a capire e rispettare la sana complessità del mondo naturale...

venerdì 9 gennaio 2009

Formare, educare e coltivare

Tre concetti molto vicini.
La formazione è un azione che prepara una persona a svolgere certe attività, ad assumere certi comportamenti. La seconda, l'educazione, è pure l'azione di guidare e condurre le conoscenze di una persona perchè prenda coscienza del comportamento da seguire. Il coltivare è la stessa azione portata nel mondo vegetale essenzialemente, ma si coltivano anche gli affetti, le relazioni.
Tutte e tre danno il senso di plasmare una realtà per portarla ad un obiettivo: di realizzazione, di soddisfazione, di responsabilizzazione, di ben stare nel proprio ambiente. Uomini o piante che siano.
Tanti sono i tipi di educazione/formazione; c'è l'educazione personale, l'educazione artistica, l'educazione civica, l'educazione all'ambiente, l'educazione sessuale, l'educazione interculturale, la coeducazione, l'autoeducazione, la formazione permanente.
Un educatore si presenta in ogni contesto di vita per rendere responsabile e far stare bene chi opera e fargli prendere coscienza del suo operare.
Un sistema educativo è come un sistema agronomico, di cura e sviluppo di una vita, di un insieme di esseri viventi, una società.
Perchè allora non educare, educarsi ... facendo coltivare, coltivando?
Far crescere un'apprendimento, una presa di coscienza, uno stato professionale nel contesto-metafora di un ambiente agricolo e naturale. L'uomo del resto, è cresciuto ed evoluto totalmente immerso nell'ambiente naturale, prima di antropizzarlo.

mercoledì 7 gennaio 2009

No TV

E' un esperienza che consiglio.
Ho la casa sotto sopra per l'imbianchino. Ed è stata staccata la TV.
Come si comunica bene senza quell'aggeggio, quante chiacchere, telefonate ed altro ho potuto fare.
Quanto ho letto.
Non capitava da anni.

Convincere od anche solo esser creduto.

A quanto pare chi studia il fenomeno pubblicità deve essere arrivato alla conclusione che una donna che mostra il culo, un giocoliere, un istrione da tv convince di più di chiunque altro, per far acquistare un prodotto qualsiasi o per far portare dei soldi in banca. Fa specie che uno show ... una pagliacciata, non so come definirla, inviti la gente ad aprire un conto in banca.
In base a cosa si convince la gente, oggi, a spendere i propri soldi? Non sicuramente con la faccia di uno con una professione, di uno che mostri di avere una competenza, di uno autorevole che dia un consiglio.
Se questo è sicuramente motivo per cui io non guardo più alcuna pubblicità, anzi in me si realizza un effetto contraio, una repulsione verso il prodotto, e spero di essere imitato, dall'altro lato, mi chiedo, cosa ci vuole per convincere?
Essere seri a tutt'oggi, non serve, o almeno così pare.
Ci può essere qualcuno che, seriamente, ti prenda per un buffone.

Seme di grano (2).

L'altro giorno stavo leggendo il Vangelo di Giovanni e incontrai un verso che dice:
"in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo ... se invece muore, produce molto frutto." (Giov 12:24).
Qui qualche riflessione ci vuole.

martedì 6 gennaio 2009

La tecnologia non libera. Impegna sempre di più.

Come mi sveglio il mattino devo pensare a cambiar pile, sostituire lampadine, controllare caldaia, resettare un impianto, un apparecchio, reintallare un software ...
Aumenta la tecnologia presente in ogni dove, esponenzialmente aumenta manutenzione, rimpiazzo continuo di ogni cosa. Costi, costi continui.
Scendo nel laboratorio che era di mio papà, in uno scaffale ci sono i suoi attrezzi tutti manuali, scalpelli, pialle ... tutti belli, ordinati ed eterni; dalla mia parte trapani, avvitatori, seghetti ... tutti sempre con dei problemi.
Ciò che ha fatto la manualità di mio padre è di gran lunga superiore, anche in qualità, di quanto mai potrò fare io con quei maledetti strumenti che sono a tempo: un bel giorno li prendi in mano ed han deciso di non funzionare più.
Son sempre a pensare cosa occorre procurarsi o fare per far funzionare questo e quello, non penso mai a quel che voglio fare, l'allestimento prevale sul vero fabbricare l'oggetto.
Esco di casa ed in macchina penso a tutta la manutenzione che devo fare prima o poi alla macchina, rientro e devo scampanellare al citofono.
Cavolo.
Mi telefonano (sì, da sotto casa mi telefonano) che non funziona il citofono.

lunedì 5 gennaio 2009

La predica.

"Ma è una predica!!" ... quante volte lo sto sentendo e da quanti. Possibile che non si possa più fare un discorso con un risvolto, dico un risvolto, 'educativo'!!
Dalla rampogna di una madre al figlio, al capitolo dell'Etica a Nicomaco, ... più nulla si sta ad ascoltare perchè subito siamo irritati. Non parliamo di un prete dal pulpito, più nulla si tollera e si accetta come discorso rivolto alla propria persona.
Ma quale sapienza oggi manifestano gli uomini da non tollerare nessun correttivo da nessuno.
Forse mai come oggi han bisogno di prediche, tutti ed io per primo.

Invidia e avidità

Due vizi dei peggiori.
Ho letto un libro che consiglio a tutti, di Paolo Cacciari, "Decrescita o barbarie", da cui fra mille spunti traggo questo.
Che l'iperconsumismo in cui ci siamo infognati, si basa su due capisaldi che sono girati in positivo dalla nostra cultura post-borghese di eccessi.
L'invidia e l'avidità.
Permeano tutto. Ha ragione l'autore.
Qui bisogna rieducarsi. Totalmente.
I ragazzi a scuola invece che 'educarsi' si esasperano cercando di imitare idoli ed avere oggetti che i compagni già hanno. Ma chi più li educa, chi li toglie da questo giro vorticoso di griffe, gadget, telefonini ...
Tutti vogliamo di più. Sempre. Ora il limite l'abbiamo superato.
Basta.
La "sobrietà", di cui tanto si parla (non solo Cacciari, ma, penso soprattuttto Latouche, e di cui vorrei parlarne anch'io), la costruiamo solo se ci liberiamo di difetti e vizi che una vecchia "educazione", dimenticata da noi e dai i nostri figli, ci aveva già insegnato a starsene alla lontana.

giovedì 1 gennaio 2009

Scendere nell'orto

C'è chi è sceso in campo. Sciagura.
Io scenderò nell'orto, e da lì farò qualcosa che voglio proprio realizzare ...
... ma mi ci vuole un po' per dire tutto quel che ho in mente.

2009."DUE-MILA-NOVE!!"

Stamattina guardo bene questa cifra. 2009. La scandisco.
Da ragazzo se pensavo a questa cifra, mi sognavo astronavi e conquiste spaziali nonchè progressi infiniti di scienza e tecnica.
"2001. Odissea nello spazio".
Ora invece su questo pianeta finito, con le risorse finora sprecate che si stanno esaurendo, con rifiuti e ruderi ed ogni resto di tecnologie immanutenibili, dobbiamo gestire una crisi profonda. dove non resta che spegnere quel 'cervello' programmato sul progresso sperando di essere in tempo per fermare un'astronave-pianeta alla deriva ma con un uomo che ancora spera di governare un'emergenza globale.
Come nel film di Kubrik.