... le prime due parole opportune che ho sentito da parte di Matteo Renzi che oggi si insedia.
Per questo non c'è che fargli tanti auguri!
sabato 22 febbraio 2014
giovedì 13 febbraio 2014
la bellezza
Come si può mettere attorno alla BELLEZZA la protezione della natura, la salute umana, ma anche l’etica pubblica e la moralità individuale.
Su La Repubblica di ieri 12 febbraio, così Salvatore Settis scriveva:
La BELLEZZA
SALVERÀ La santa alleanza di ambiente, paesaggio e cultura
«È urgente elaborare un pensiero comune
pratico, uno stesso insieme di convinzioni volte all'azione, innescata dal bene
comune e indirizzata alla politica». Sono parole di Jacques Maritain
all’Unesco, nel clima della guerra fredda (1947). Ma valgono ancora oggi come
un’agenda minima per reagire alla devastazione della natura, al cieco
accanimento con cui (gli italiani in prima linea) continuiamo a distruggerla
cannibalizzando ambiente e paesaggi. Si suol dire che «la bellezza salverà il
mondo». Sono parole che Dostoevskij (nell’Idiota) mette in bocca al principe
Myškin, e che in quel contesto hanno un contenuto intensamente mistico. Ma non
dobbiamo usarle come un mantra auto-assolutorio: dovremmo sapere, invece, che
la bellezza non salverà il mondo se noi non sapremo salvare la bellezza.
Intuizioni religiose e pensiero laico
devono convergere, secondo le parole di Maritain. Proviamo a darne qualche
esempio. Isaia 5,8: «Guai a voi che ammucchiate casa su casa e congiungete
campo a campo finché non rimanga spazio e restiate i soli ad abitare la Terra.
Ha parlato alle mie orecchie il Signore degli eserciti: “Edificherete molte
case ma resteranno deserte per quanto siano grandi e belle e, non vi sarà
nessuno ad abitarle”». Parole che paiono scritte per l’Italia di oggi, dove si
edifica “casa su casa” in nome della favoletta secondo cui solo l’edilizia è
motore di sviluppo; ma i 5 milioni di appartamenti invenduti e la
cementificazione del territorio senza nessun rapporto con l’inesistente
crescita demografica dimostrano che non è così. Al di là di questa suggestione,
il passo di Isaia evidenzia efficacemente il contrasto fra crescita delle case
e devastazione dei campi coltivati.
Altro esempio tratto dai libri sacri, il
detto Ama il prossimo tuo come te stesso, che è già nel Levitico e poi nei
Vangeli. Commentandolo, Enzo Bianchi ha scritto che questo precetto «non basta
più; oggi bisogna dire: “Amerai la Terra come te stesso”»; perché la Terra non
è «uno scenario per l'uomo, ma costituisce una comunità la cui relazione è
stretta e decisiva per gli animali, per le piante, per noi. In cui uno stesso
spazio è condiviso ed abitato ed in cui vive un unico destino, in cui ci deve
essere solidarietà per abitare armoniosamente in pace la Terra ». Ma che cosa
voleva dire Nietzsche, quando (in una pagina del Così parlò Zarathustra)
scrive: «Il vostro amore del prossimo è cattivo amore per voi stessi. Vi
consiglio io forse l'amore per il prossimo? No; io vi consiglio la fuga dal
prossimo e l'amore verso i più lontani; perché più nobile dell'amore per il
prossimo è l'amore per i più lontani e per l'avvenire. Il “futuro” e “quel che
è più lontano” siano dunque, per te, la causa che genera l'oggi». Dietro
l’apparente svalutazione del precetto evangelico emerge la sua radicalizzazione:
in nome della superiorità del futuro sul presente, Nietzsche suggerisce che
dobbiamo amare non tanto i “prossimi”, troppo simili a noi, bensì i lontani:
soprattutto i lontani nel tempo, le generazioni future. È per loro che dobbiamo
preservare la Terra.
Nella vivace discussione sui diritti
delle generazioni future, i temi ricorrenti sono la protezione del clima e
dell’atmosfera, la conservazione della biodiversità, la tutela dell’ambiente,
la gestione delle fonti di energia e dei rifiuti, il controllo delle
biotecnologie, la tutela del patrimonio culturale. Il nesso forte tra bellezza
e salute (del corpo e della mente), e dunque fra “paesaggio” e “ambiente”, è
parte essenziale di questa storia, che ha radici assai antiche. In un trattato
attribuito a Ippocrate, Arie acque luoghi (fine del V secolo a.C.) è chiaro il
nesso fra malattia e ambiente; perciò le patologie vi sono distinte fra
“comuni” a tutti e “locali”, cioè legate a infelici condizioni ambientali. Fu
questa una preoccupazione costante della medicina greca, e non solo: un decreto
di Atene del 430 a.C. vietava «di mettere i pellami a imputridire nel fiume
Ilisso, di praticare in quell’area la concia delle pelli e di gettarne gli
scarti nel fiume». Nello stesso spirito, Platone scrive nelle Leggi che
«l’acqua si inquina facilmente; perciò è necessario proteggerla per legge. E la
legge deve punire chiunque corrompa l’acqua sapendo di farlo, condannandolo a
pagare un’ammenda e a ripulire l’acqua a proprie spese».
Oggi dobbiamo ripetere gli stessi identici
principi, ma estendendo enormemente lo sguardo. Nessun crimine ambientale è
abbastanza lontano da noi da poterlo ignorare: non la deforestazione in
Brasile, non il “continente di plastica” (grande quattro volte l’Italia) che
galleggia nel Pacifico, non la distruzione di specie vegetali e animali nel
Madagascar, non le conseguenze dei disastri nucleari in Ucraina e in Giappone.
In questo pianeta senza vere lontananze, “l’amore verso i più lontani” fa
tutt’uno con la cura per noi stessi. Ma le generazioni future hanno davvero
diritti, anche se non sono in grado di rivendicarli? E in nome di che cosa noi
dobbiamo rappresentare oggi i loro diritti di domani?
Distinguiamo, come facevano i Romani,
gli immutabili principi del Diritto ( ius) dalla mutevole varietà delle leggi (
leges), calibrate ad arbitrio dei governanti. Orientiamo la bussola sulle
istanze di fondo di un alto sistema di valori incardinato sulla protezione
della natura e della salute umana, ma anche sull’etica pubblica e la moralità
individuale. Le singole leggi possono conformarsi o meno a questi alti
principi, ma quando non lo fanno la disobbedienza civile è un dovere.
Disobbedienza ispirata dalla nozione di pubblico interesse, che rilancia temi
assai antichi: perché quando gli antichi Statuti dei Comuni e le leggi degli
Stati preunitari parlavano di bonum commune o di publica utilitas avevano di
mira proprio i diritti delle generazioni future, ed è per questo che hanno
costruito per noi le città che abitiamo, i paesaggi che andiamo devastando.
Nel suo Principio responsabilità (1979),
Hans Jonas scrive che «la comunanza dei destini dell’uomo e della natura,
riscoperta nel pericolo, ci fa riscoprire anche la dignità propria della
natura, imponendoci di conservarne l’integrità ». È «l’imperativo ecologico»,
che secondo Peter Häberle comporta «un nuovo sviluppo dello Stato
costituzionale, che deve ormai assumere responsabilità verso le generazioni
future, e perciò è obbligato a tutelare l’ambiente, deve cioè diventare uno
Stato ambientale di diritto ». È di qui che nascono la nozione di ecocidio e la
proposta di creare un tribunale internazionale contro i crimini ambientali. È
di qui che ha origine il nesso forte fra diritto ambientale e diritto alla
salute, che si sta affermando nelle nuove Costituzioni come quella della
Bolivia (2009), che prescrive «un ambiente sano, protetto ed equilibrato» per
«gli individui e le comunità delle generazioni presenti e future» (art. 33). Ma
la priorità del bene comune è centralissima già nella nostra Costituzione, in
particolare nell’art. 9 (tutela del paesaggio e del patrimonio artistico), nel
suo intimo nesso con l’art. 32 (diritto alla salute), evidenziato dalla Corte
Costituzionale. Ambiente, paesaggio, beni culturali formano un insieme unitario
e inscindibile con la cultura, l’arte, la scuola, l’università e la ricerca.
Con esse, concorrono in misura determinante al principio di uguaglianza fra i
cittadini, alla loro «pari dignità sociale» (art. 3), alla libertà e alla
democrazia. Per la nostra Costituzione, attualissima ma inattuata, la tutela
dell’ambiente, del paesaggio, dei suoli agricoli è strumento di libertà e di
democrazia. Perciò è triste che si parli tanto di cambiare la Costituzione, e
così poco di metterne in pratica i principi e lo spirito."
martedì 11 febbraio 2014
I dieci consigli di Albert Einstein
1. Segui la tua curiosità
“Non ho nessuno talento speciale. Sono solo appassionatamente curioso.”
“Non ho nessuno talento speciale. Sono solo appassionatamente curioso.”
2. La perseveranza ha un valore inestimabile
“Non mi considero particolarmente intelligente, è solo che mi dedico ai problemi molto a lungo.”
“Non mi considero particolarmente intelligente, è solo che mi dedico ai problemi molto a lungo.”
3. Poni il presente al centro della tua attenzione
“Qualsiasi uomo che guida in maniera sicura mentre bacia una bella ragazza è un uomo che non sta dando al bacio l’attenzione che merita.”
“Qualsiasi uomo che guida in maniera sicura mentre bacia una bella ragazza è un uomo che non sta dando al bacio l’attenzione che merita.”
4. L’immaginazione è potente
“L’immaginazione è tutto. E’ l’anteprima delle attrazioni che il futuro ci riserva l’immaginazione è più importante della conoscenza.”
“L’immaginazione è tutto. E’ l’anteprima delle attrazioni che il futuro ci riserva l’immaginazione è più importante della conoscenza.”
5. Non avere paura di sbagliare
“Una persona che non ha mai sbagliato è una persona che non ha mai provato nulla di nuovo.”
“Una persona che non ha mai sbagliato è una persona che non ha mai provato nulla di nuovo.”
6. Vivi nel momento
“Non penso mai al futuro: arriva abbastanza presto.”
“Non penso mai al futuro: arriva abbastanza presto.”
7. Crea valore
“Impegnatevi cercando di creare non il successo ma il valore in quello che fate.”
“Impegnatevi cercando di creare non il successo ma il valore in quello che fate.”
8. Non essere ripetitivo
“Follia: fare e rifare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti.”
“Follia: fare e rifare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati differenti.”
9. La conoscenza deriva dall’esperienza
“Informazione non è conoscenza. La sola fonte di conoscenza è l’esperienza.”
“Informazione non è conoscenza. La sola fonte di conoscenza è l’esperienza.”
10. Impara le regole e giocherai meglio
“Devi imparare le regole del gioco. E poi devi giocarci meglio di chiunque altro.”
“Devi imparare le regole del gioco. E poi devi giocarci meglio di chiunque altro.”
sabato 8 febbraio 2014
sicurezza personale
Ma non intendo quella fisica bensì quella interiore, per cui si dice che una persona si sente sicura!
Dov'è?
Usiamo però la metafora della scalata alpina.
Negli appigli sul percorso o negli strumenti, come gli scarponi indossati!?
Né nell'uno, nè negli altri.
E' dentro la testa dell'alpinista, in quel complesso di desideri, volontà, conoscenze, convinzioni ed esperienze che l'han portato a quella scalata. Appigli e scarponi sono fuori. Ma, pensati da dentro, fan poi la sicurezza.
Così nella vita: ognuno la sicurezza ce l'ha nei sui meccanismi interni, le cose e le persone esterne non gliela daranno mai!
Anche se ciò e chi ha attorno possono essere strumenti per costruirsela. E neppure, per assurdo, posson creare insicurezza.
mercoledì 5 febbraio 2014
non leggere e non scrivere
Leggere e scrivere. Scrivere e leggere.
Attività che l'uomo moderno fa in modo smisurato e senza un equilibrio con le altre sue attività proprie.
Sopratutto poi con i supporti della rete.
"son tutti che scrivono su facebook, ma chi fa qualcosa dov'è!?" - frase che ho percepito ieri sera da un dispositivo televisivo acceso per caso.
Se scriverò un libro, quel libro, di cui qui non parlo, vorrei insegnare al mondo che queste due funzioni sono le meno importanti tra quelle che può svolgere l'uomo con la sua attività fisica e presenza sulla terra.
Anzi, senza, l'uomo sta meglio.
è una gran pretesa, la mia, nonchè l'ennesima contaddizione, cioè che per trasmettere questi miei pensieri segreti devo prima scriverli e poi farli leggere.
O non c'è altro modo!?
Basta, spengo il pc, penso al Fedro di Platone dove col mito di Theuth questo dilemma veniva già affrontato. E con l'esempio del fare, spero, troverò un'altra via.
martedì 4 febbraio 2014
tecnologia e povertà
cose sempre sostenute, facciam sopravvivere chi usa le mani ed i piedi. anzi: sopravviviamo noi.
La tecnologia allarga il gap ricchi-poveri.
Uno studio scagiona Reagan e Thatcher
L'aumento dell'ineguaglianza tra l'1% e il 99% della popolazione non dipenderebbe dalla politiche neoliberiste degli ultimi 30 anni, ma dall'ultima rivoluzione industriale che spazza via posti di lavoro divorando la classe media. Proprio come Kodak e Instagram
dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - Tutta colpa di Reagan e della Thatcher. E' questa la risposta di prammatica alle domande sul perché in Occidente il gap ricchi-poveri sia paurosamente aumentato negli ultimi trent'anni e l'ineguaglianza tra l'1 per cento e il 99 per cento della popolazione in Europa e negli Stati Uniti sia diventata più evidente. Ma se la ragione di questo profondo mutamento sociale fosse un'altra? E' la tesi di un libro che fa molto discutere in questi giorni sulle due sponde dell'Atlantico. Si intitola "The second machine age" (La seconda età delle macchine), gli autori sono due accademici americani, Erik Bryniolfsson e Andrew McAfee, e la loro tesi è che la responsabilità di quanto è avvenuto sia da imputare più al progresso tecnologico, in particolare alla rivoluzione digitale, che a reaganismo e thatcherismo.
Naturalmente è vero che tra fine anni '70 e inizio anni '80 il presidente repubblicano e la premier conservatrice, entrambi paladini del neoliberalismo, tagliarono le tasse, ridussero la spesa pubblica, avviarono la deregulation dei mercati finanziari, creando economie forse più dinamiche ma più diseguali. I leader venuti dopo di loro hanno parzialmente corretto il tiro, ma la filosofia è rimasta la stessa, anche dopo il collasso globale del 2007-2008 provocato almeno in parte da tali politiche. La spinta neoliberista, proseguita in diversa misura da Clinton e Blair, può avere contribuito alla globalizzazione, che ha portato maggiore benessere a miliardi
di persone nei paesi in via di sviluppo. Ma è indubbio che ha fatto indietreggiare la classe media occidentale, dove ha colpito molti premiando pochi.Naturalmente è vero che tra fine anni '70 e inizio anni '80 il presidente repubblicano e la premier conservatrice, entrambi paladini del neoliberalismo, tagliarono le tasse, ridussero la spesa pubblica, avviarono la deregulation dei mercati finanziari, creando economie forse più dinamiche ma più diseguali. I leader venuti dopo di loro hanno parzialmente corretto il tiro, ma la filosofia è rimasta la stessa, anche dopo il collasso globale del 2007-2008 provocato almeno in parte da tali politiche. La spinta neoliberista, proseguita in diversa misura da Clinton e Blair, può avere contribuito alla globalizzazione, che ha portato maggiore benessere a miliardi
La politica del laissez-faire reaganiano o thatcheriano non è stata adottata in modo uniforme in tutto l'Occidente, notano tuttavia gli autori del libro. Eppure il gap ricchi-poveri è aumentato in modo analogo pressoché in tutta Europa e America del Nord. Anzi, nel loro libro notano che negli ultimi tre decenni la diseguaglianza è aumentata in Svezia, Finlandia e Germania, paesi con una cultura politica e un'economia differenti da quelli di Usa e Regno Unito, più di quanto sia avvenuto proprio negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
La stagnazione del reddito dei ceti metodi, sostengono i due economisti, in effetti non è cominciata nella Washington di Reagan o nella Londra della Thatcher, bensì in California, dove nel 1980 Bill Gates e Steve Jobs muovevano i primi passi della rivoluzione digitale. E' stato questa svolta tecnologica a infliggere un colpo senza precedenti alle masse, afferma il loro studio. La gente ha sempre temuto che nuove tecnologie rendessero obsoleto il lavoro umano e riducessero l'occupazione, ma fino ad ora era sempre avvenuto il contrario: la rivoluzione commerciale del '700 e quella industriale dell'800 hanno creato più lavoro, non meno, e diffuso più benessere. Ma la rivoluzione digitale è differente. Con essa i posti di lavoro diminuiscono, anziché aumentare.
Il libro cita un caso tipico. La Kodak, fondata nel 1880, al suo apice aveva quasi 150 mila dipendenti, a cui se ne aggiungevano molti di più nell'indotto. I suoi fondatori sono diventati ricchi, ma hanno offerto lavori qualificati a generazioni di americani della classe media. Instagram, viceversa, fu lanciato nel 2010 da una società di 4 persone. Nel 2012 è stato venduto a Facebook per 1 miliardo di dollari. E Facebook, con un valore immensamente più grande di quanto la Kodak ne abbia mai avuto, impiega in tutto 5 mila persone. Almeno una decina delle quali sono ricchi dieci volte di più di George Eastman, il fondatore della Kodak.
Ecco perché la "seconda età delle macchine" è anche un'era di crescente diseguaglianza. Bastano aziende di pochi programmatori o ingegneri elettronici per creare servizi utili a miliardi di persone e in grado di generare miliardi di utili. Tanti mestieri stanno scomparendo, rimpiazzati dalle macchine: si è cominciato con i lavori più umili, dalla cassiera di supermercato all'impiegato di banca, ma presto potrebbe essere il turno di avvocati, medici e altri professionisti. Coloro che non hanno la capacità o la fortuna di acquisire il know-how necessario a lavorare nelle industrie di élite saranno sempre più tagliati fuori dalle occupazioni ben pagate e gratificanti. La classe media precipiterà sempre più in basso. Il divario tra l'1 per cento e il 99 per cento crescerà.
Il libro dei due studiosi americani non offre una soluzione al problema: al momento non c'è molto, concludono gli autori del libro, che i leader politici possano fare per invertire questa tendenza. E una recente storia di copertina dell'Economist è giunta alla stessa conclusione: "Cosa può fare la tecnologia ai lavori di domani", s'intitolava, accompagnata dall'immagine di un tornado che sconvolge e spazza via un ufficio di esseri umani seduti alla scrivania.
Il manifesto del contadino
libero adattamento del Manifesto di Wendell Berry
Se amate il guadagno facile, l’aumento annuale di stipendio, le ferie pagate.
Se desiderate sempre più cose prefabbricate,
se avete paura di conoscere i vostri vicini di casa,
se avete paura di morire….
allora nemmeno il vostro futuro sarà più un mistero per il potere, la vostra mente sarà perforata in una scheda e messa via in un cassettino.
Quando vi vorranno far comprare qualcosa vi chiameranno, quando vi vorranno far morire per il profitto ve lo faranno sapere.
Ma tu, amica, amico, ogni giorno, fai qualcosa che non possa entrare nei loro calcoli.
Ama la Vita.
Ama la Terra.
Ama qualcuno che non se lo merita.
Conta su quello che sei e riduci i tuoi bisogni.
Fai qualche piccolo lavoro gratuitamente.
Non ti fidare del governo, di nessun governo, e abbraccia gli esseri umani, nel tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica.
Approva nella natura quello che non capisci e loda questa ignoranza, perché ciò che l’uomo non ha razionalizzato non ha distrutto.
Fai le domande che non hanno risposta.
Investi nel millennio, Pianta sequoie.
Sostieni che il tuo raccolto principale è la foresta che non hai piantato e che non vivrai per sfruttare.
Afferma che le foglie quando si decompongono diventano fertilità: Chiama questo “profitto”.
Una profezia così si avvera sempre.
Poni la tua fiducia nei cinque centimetri di humus che si formeranno sotto gli alberi ogni mille anni.
Metti l’orecchio vicino e ascolta i bisbigli delle canzoni a venire.
Sii pieno di gioia, nonostante tutto, e sorridi, il sorriso è incalcolabile.
Finché la donna non si svilisce nella corsa al potere, ascolta la donna più dell’uomo.
Domandati: questo potrà dar gioia alla donna che è contenta di aspettare un bambino? Quest’altro disturberà il sonno della donna vicina a partorire?
Vai col tuo amore nei campi.
Stendetevi tranquilli all’ombra.
Posa il capo sul suo grembo… e vota fedeltà alle cose più vicine al tuo cuore.
Appena vedi che i generali e i politicanti riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero, abbandonalo.
Lascialo come un segnale per indicare la falsa traccia, la via che non hai preso.
Sii come la volpe che lascia molte più tracce del necessario, alcune nella direzione sbagliata. Pratica la meditazione.
domenica 2 febbraio 2014
cinica ricerca
Ormai mi sento un Diogene.
Non giro ancora di giorno con una lanterna ma, se mi si chiede cosa cerchi, direi che cerco invano ...
qualcuno di sinistra.
Poi, ripassandomi la mia vecchia filosofia, mi ricordo che Diogene di Sinope cercava ...
"l'uomo, l'uomo onesto".
Forse è proprio quello che non si trova più, tantomeno poi se di sinistra.
Diogene di Sinope era un filosofo vissuto ai tempi di Alessandro Magno, cioè ai tempi della prima globalizzazione. Difatti ha sviluppato per primo nella storia il concetto di cosmopolitismo:"sono cittadino del mondo intero!" Nonchè di autocontrollo ed autosufficienza. Nulla più attuale.
Non giro ancora di giorno con una lanterna ma, se mi si chiede cosa cerchi, direi che cerco invano ...
qualcuno di sinistra.
Poi, ripassandomi la mia vecchia filosofia, mi ricordo che Diogene di Sinope cercava ...
"l'uomo, l'uomo onesto".
Forse è proprio quello che non si trova più, tantomeno poi se di sinistra.
Diogene di Sinope era un filosofo vissuto ai tempi di Alessandro Magno, cioè ai tempi della prima globalizzazione. Difatti ha sviluppato per primo nella storia il concetto di cosmopolitismo:"sono cittadino del mondo intero!" Nonchè di autocontrollo ed autosufficienza. Nulla più attuale.
martedì 28 gennaio 2014
forest garden
Food Forest, Forest
Garden, Edible Forest sono
tutte espressioni per indicare un insieme di piante composto da alberi,
arbusti, rampicanti, piante erbacee perenni da foglia e da radice, che
producano il più possibile e al minor costo energetico, cibo e materia prima
per l'uomo, gli animali ... e la biosfera in generale.
Ma le teorie son tante, tutta la permacultura si fonda su questo
principio. E così pure le tradizioni fitoalimurgiche delle nostre culture
agricole ...
E perchè non ricordare e rivisitare con una nuova concezione non
solo ornamentale ma ecologica il 'tout-en-un', il giardino orto dell'ornamentalistica
francese.
Qui c'è da pensare.
Bella l'espressione
dell'americano Dave Jacke che
indica come prodotti del suo edible forest garden le
sette effe ovvero food, fuel, fiber, fodder, fertilizer,
‘farmaceuticals’ and fun.
Tradotta non son più sette effe: cibo, carburante, fibra,
foraggio, fertilizzante, medicinali e divertimento.
in fondo in fondo ...
... a questo blog, tanti anni fa, cioè più di quattro, una legislatura amministrativa, ci tenevo molto per cambiare il mondo. Difatti l'ho usato anche per manifestare il mio pensiero politico nel piccolo paese in cui mi son candidato. Ho lasciato quei post, ma sono ormai, come dico, tempi lontani. Per questo paese - che sta entrando in una nuova campagna elettorale, con gli stessi problemi di quattro anni fa - provo sempre più distacco e nutro poche speranze.
Ho ormai le speranze poste in ciò che penso di realizzare altrove, ma sopratutto con le persone, non coi i luoghi e le cose.
Ripassando le pagine di quattro anni però un rammarico ce l'ho. E' che ho avuto tante idee forti di cambiamento ma pochi cambiamenti attorno a me si realizzano.
Ora devo cambiare marcia.
Forse la cosa più saggia che ho riportato nel blog, e che qui ripeto, è una citazione ...
Ero intelligente e volevo cambiare il mondo.
Ora sono saggio e sto cambiando me stesso
(Dalai Lama)
Ho ormai le speranze poste in ciò che penso di realizzare altrove, ma sopratutto con le persone, non coi i luoghi e le cose.
Ripassando le pagine di quattro anni però un rammarico ce l'ho. E' che ho avuto tante idee forti di cambiamento ma pochi cambiamenti attorno a me si realizzano.
Ora devo cambiare marcia.
Forse la cosa più saggia che ho riportato nel blog, e che qui ripeto, è una citazione ...
Ero intelligente e volevo cambiare il mondo.
Ora sono saggio e sto cambiando me stesso
(Dalai Lama)
lunedì 20 gennaio 2014
lucky luke
Quando pochi giorni fa commentai un 'chi?', dissi che chi sapeva solo rottamare finirà prima o poi per rottamare se stesso.
A me Renzi sembra sempre di più al Lucky Luke che (le) spara più veloce della sua ombra, sopratutto quando è in tv al computer con un foglio di excel ...
Ma fin che le spara su se stesso e sul quel che ha appena detto, può passare.
Oggi "Il fatto quotidiano" l'ha paragonato al sicario della sinistra.
... mettiamola sul fumetto!
A me Renzi sembra sempre di più al Lucky Luke che (le) spara più veloce della sua ombra, sopratutto quando è in tv al computer con un foglio di excel ...
Ma fin che le spara su se stesso e sul quel che ha appena detto, può passare.
Oggi "Il fatto quotidiano" l'ha paragonato al sicario della sinistra.
... mettiamola sul fumetto!
venerdì 17 gennaio 2014
roba da ... cinesi!
Che i cinesi non ci arrivassero tanto e non vedano più in là del proprio già corto naso, lo sapevo e che fossero un problema planetario l'ho scritto qualche post fa!
Ma arrivare a mettere un mega video che faccia vedere il sole dove l'inquinamento non lo lascia vedere è veramente troppo.
Si stanno prendendo per i fondelli da soli.
Si stanno prendendo per i fondelli da soli.
Ma fosse solo così, il problema è che l'inquinamento che loro provocano al pianeta lo condividiamo tutti.
Questo comunque è un capolavoro di inconsapevolezza culturale perpetrata da una collettività che deve rimanere ignorante.
Complimenti!
Questo comunque è un capolavoro di inconsapevolezza culturale perpetrata da una collettività che deve rimanere ignorante.
Complimenti!
giovedì 16 gennaio 2014
baratto
Vendere ed acquistare, scambiare merci con denaro e viceversa, non è mai solo un dare e prendere tra due soggetti, ma, da come si è ormai sviluppato il sistema economico occidentale, è sempre un dare qualcosa e non poco a soggetti terzi, e quasi sempre a più di uno, consciamente od inconsciamente: lo stato che mette le tasse, le banche che danno i finanziamenti, i proprietari che vogliono che le azioni rendano, ecc. ...
Non son tutti personaggi necessari in tutti gli scambi in cui per qualche bisogno e per qualche opportunità si interagisce tra umani.
Avere coscienza di questo vuol dire privilegiare i baratti ed un economia senza denaro.
Il primo vantaggio? Lavoreremo molto ma molto meno.
Perchè un operaio che fa rubinetti deve farne 25 per avere tanti soldi per comparsi un maglione?
Perchè un'operaia che fa maglioni deve farne 25 per avere tanti soldi per comparsi un rubinetto?
Se 2 persone han bisogno di due cose, e conviene che uno si specializzi a farne una l'altro l'altra, ne fanno 2 a testa e basta.
Non son tutti personaggi necessari in tutti gli scambi in cui per qualche bisogno e per qualche opportunità si interagisce tra umani.
Avere coscienza di questo vuol dire privilegiare i baratti ed un economia senza denaro.
Il primo vantaggio? Lavoreremo molto ma molto meno.
Perchè un operaio che fa rubinetti deve farne 25 per avere tanti soldi per comparsi un maglione?
Perchè un'operaia che fa maglioni deve farne 25 per avere tanti soldi per comparsi un rubinetto?
Se 2 persone han bisogno di due cose, e conviene che uno si specializzi a farne una l'altro l'altra, ne fanno 2 a testa e basta.
mercoledì 15 gennaio 2014
il contrario
Le attività col computer e la rete
sono un fare che non è un dire
o un dire che non è un fare!
Impiegano del tempo che poi non c'è più.
Sono una contraddizione continua.
Come adesso che uso il computer per dire che non mi serve a nulla.
Taccio, spengo e faccio qualcosa.
sono un fare che non è un dire
o un dire che non è un fare!
Impiegano del tempo che poi non c'è più.
Sono una contraddizione continua.
Come adesso che uso il computer per dire che non mi serve a nulla.
Taccio, spengo e faccio qualcosa.
martedì 14 gennaio 2014
rete
Mio nonno è nato negli ultimi anni dell'800 e vivevano in una cascina a 6 chilometri dal paese.
Alle elementari andava a piedi e partiva dalla cascina al buio anche prima delle 6 ed andava nella cascina accanto e lì cominciava a trovare un altro compagno; poi proseguivano e cammin facendo si univano ad altri figli di contadini delle altre cascine.
Di cascina in cascina, le mamme come vedevano arrivare il gruppo facevano aggregare i loro figli e controllavano che nella combriccola tutto andasse bene.
Se qualcuno non stava bene, lo trattenevano, lo curavano e quel giorno rimaneva lì.
Arrivavano comunque in paese che erano una ventina.
Così tutti i giorni, in pieno inverno, e con gli zoccoli di legno pieni di paglia ma nel corpo tanta energia ed allegria!
Al ritorno, nel pomeriggio, lo stesso e chi non era riuscito ad arrivare a scuola ed era rimasto in qualche cascina ora si riaggregava per così tornare a casa propria.
I genitori erano tranquilli nei loro campi e alla sera sapevano come era andata la giornata.
Non c'erano telefoni, macchine, computer ma solo tanta rete, la rete umana, quella giusta.
Alle elementari andava a piedi e partiva dalla cascina al buio anche prima delle 6 ed andava nella cascina accanto e lì cominciava a trovare un altro compagno; poi proseguivano e cammin facendo si univano ad altri figli di contadini delle altre cascine.
Di cascina in cascina, le mamme come vedevano arrivare il gruppo facevano aggregare i loro figli e controllavano che nella combriccola tutto andasse bene.
Se qualcuno non stava bene, lo trattenevano, lo curavano e quel giorno rimaneva lì.
Arrivavano comunque in paese che erano una ventina.
Così tutti i giorni, in pieno inverno, e con gli zoccoli di legno pieni di paglia ma nel corpo tanta energia ed allegria!
Al ritorno, nel pomeriggio, lo stesso e chi non era riuscito ad arrivare a scuola ed era rimasto in qualche cascina ora si riaggregava per così tornare a casa propria.
I genitori erano tranquilli nei loro campi e alla sera sapevano come era andata la giornata.
Non c'erano telefoni, macchine, computer ma solo tanta rete, la rete umana, quella giusta.
lunedì 13 gennaio 2014
educazione fisica
Pensieri mentre lavoro con le mani nel mio campo.
La ginnastica è una scoperta di risulta.
Quando l'uomo perse il suo rapporto naturale tra corpo ed ambiente circostante, quando il corpo non serviva più per muoversi e procurarsi il necessario, s'è chiesto: che ne faccio di questi bei muscoli, di questo capolavoro fra tutti gli animali qual'è il corpo umano!?
Mi invento qualcosa di innaturale.
Magari anche con valori estetici.
Nulla di male.
Ma, ribadisco, è una cosa totalmente innaturale; nessun altro animale fa ginnastica, cioè uso il corpo per attività non legate ai suoi bisogni fisiologici.
Ora perchè non tornare all'uso naturale ed ecologico del proprio corpo? Perchè sprecare tanta energia, endosomatica oltre che esosomatica (quella per andare e venire dalla palestra in macchina, per intenderci), per questa attività, quando, se si prende una zappa, si fa "sport" ugualmente ma poi si raccolgono anche i cavoli?
Il corpo va educato innanzitutto alle finalità per cui è nato, non tanto per raggiungere obbiettivi sportivi.
La ginnastica è una scoperta di risulta.
Quando l'uomo perse il suo rapporto naturale tra corpo ed ambiente circostante, quando il corpo non serviva più per muoversi e procurarsi il necessario, s'è chiesto: che ne faccio di questi bei muscoli, di questo capolavoro fra tutti gli animali qual'è il corpo umano!?
Mi invento qualcosa di innaturale.
Magari anche con valori estetici.
Nulla di male.
Ma, ribadisco, è una cosa totalmente innaturale; nessun altro animale fa ginnastica, cioè uso il corpo per attività non legate ai suoi bisogni fisiologici.
Ora perchè non tornare all'uso naturale ed ecologico del proprio corpo? Perchè sprecare tanta energia, endosomatica oltre che esosomatica (quella per andare e venire dalla palestra in macchina, per intenderci), per questa attività, quando, se si prende una zappa, si fa "sport" ugualmente ma poi si raccolgono anche i cavoli?
Il corpo va educato innanzitutto alle finalità per cui è nato, non tanto per raggiungere obbiettivi sportivi.
sabato 11 gennaio 2014
il mostro planetario e la catastrofe planetaria
La Cina supera gli Usa ed è la più grande potenza commerciale del pianeta.
Il mostro ce l'ha fatta!
Le nazioni sono degli organismi, come i dinosauri, dall'incontenibile crescita e non in grado di crearsi un equilibrio con l'ambiente.
Ma finchè sono parecchi di questi organismi in competizione fra di loro un certo equilibrio si trovava.
Ora una 'nazione' ha superato tutte e non avrà limiti interni a questa crescita.
E' la Cina.
Una nazione comunista che di sociale ha nulla e neppure di democratico, ma è il capitalismo sfuggito all'occidente con i peggiori parametri: inquinamento, consumo di energia fossile, corruzione, dimensione antropica abnorme.
Chi mai le darà dei limiti?
... ora che l'ho scritto. mi pongo il problema: perchè mi vado a porre 'sti problemi se su 'sto blog non ci viene nessuno, nemanco un cinese.
Il mostro ce l'ha fatta!
Le nazioni sono degli organismi, come i dinosauri, dall'incontenibile crescita e non in grado di crearsi un equilibrio con l'ambiente.
Ma finchè sono parecchi di questi organismi in competizione fra di loro un certo equilibrio si trovava.
Ora una 'nazione' ha superato tutte e non avrà limiti interni a questa crescita.
E' la Cina.
Una nazione comunista che di sociale ha nulla e neppure di democratico, ma è il capitalismo sfuggito all'occidente con i peggiori parametri: inquinamento, consumo di energia fossile, corruzione, dimensione antropica abnorme.
Chi mai le darà dei limiti?
... ora che l'ho scritto. mi pongo il problema: perchè mi vado a porre 'sti problemi se su 'sto blog non ci viene nessuno, nemanco un cinese.
venerdì 10 gennaio 2014
educazione
Normalmente un bimbo ha paura di un ragno.
Perchè?
Perchè l'educazione che riceve per rapportarsi a qualsiasi animale o pianta è mediata da distorsioni e costruzioni folli, elaborate essenzialmente dai media, dove quel che faceva sognare Disney con topolino o paperino sono bazzecole.
Per cui, usciti da questo mondo surreale, appena un "robo" vero li avvicina, non sanno gestire nulla.
I tempi ed i luoghi dove i bimbi andavano a cacciare lucertole e cercare nidi di allodole sono lontani ormai ere geologiche.
Perchè?
Perchè l'educazione che riceve per rapportarsi a qualsiasi animale o pianta è mediata da distorsioni e costruzioni folli, elaborate essenzialmente dai media, dove quel che faceva sognare Disney con topolino o paperino sono bazzecole.
Per cui, usciti da questo mondo surreale, appena un "robo" vero li avvicina, non sanno gestire nulla.
I tempi ed i luoghi dove i bimbi andavano a cacciare lucertole e cercare nidi di allodole sono lontani ormai ere geologiche.
mercoledì 8 gennaio 2014
mani
Mi son conquistato un amico contadino che mi verrà ad aiutare nei lavori in un campo. E siamo entrati in sintonia perfetta con quel che ci siam detti e qui riprendo ...
E' un agricoltore con più esperienza ed anni di me ed ha cominciato a lavorare la terra quando si faceva tutto a mano o perlomeno aiutandosi direttamente con le mani. Ne ha grande nostalgia. Ora però fa il contoterzista ed ha solo da pensare di fare coi suoi trattori più lavoro che si può consumando meno gasolio possibile.
Gli ho detto che nel mio campo di granoturco sarebbe entrato col trincia-sarmenti appena avessi finito di raccogliere a mano gli ultimi quintali di mais in pannocchie. E' il mio mais da polenta. Stentava a credermi.
"Ma se le eccellenze dell'Italia - dall'arte ai paesaggi, dalle bontà alimentari alle opere inimitabili - sono il prodotto di mani che hanno lavorato nei secoli, mica delle macchine e dei robot, perchè dobbiamo dimenticarci di usarle!? Forse dobbiamo ricominciare ad usarle e riprenderci il bello ed il buono della vita".
Per poco non mi abbracciava. Ora lavoreremo bene assieme.
martedì 7 gennaio 2014
denaro
buoni propositi per l'anno nuovo
da Repubblica di oggi, integrale, evidenzio solo qualche concetto ...
I buoni propositi per l'anno nuovo erano un'abitudine antica. Ora diventano una scienza. Squadre di medici, psicologi e perfino economisti "comportamentali" hanno unito i loro sforzi in America: per aiutarci a mantenere le promesse. Nella miglior tradizione del "pensiero positivo" americano, c'è la convinzione radicata che ognuno di noi è un'opera aperta, e può continuamente migliorare se stesso. Perché lasciare questa sfida all'improvvisazione, al dilettantismo dell'autodidatta, se la scienza ha qualcosa da insegnarci? Così sul New York Times due esperti hanno inaugurato il 2014 facendo una sintesi di tutte le ricerche empiriche in materia. Si scopre che ormai è stata accumulata una gran quantità di esperimenti, che aiutano ad essere tenaci e costanti nei buoni propositi. Kevin Volpp è un medico del Philadelphia V. A. Medical Center, Katherine Milkman è docente alla Wharton School, prestigiosa facoltà di economia. I loro consigli e insegnamenti attingono a una serie di ricerche pubblicate sui Proceedings of the National Academy of Sciences. Ce n'è per tutti noi: chi vorrebbe dimagrire, chi smettere di fumare, chi ha solennemente indicato il 2014 come l'anno in cui andrà in palestra più spesso.
Per non ritrovarsi il 31 dicembre prossimo a fare un bilancio deludente con noi stessi, Volpp e la Milkman ci danno suggerimenti pratici, distillati da esperimenti con migliaia di cavie umane. La prima regola: fare un piano d'azione concreto. Questo semplice accorgimento aiuta in due modi. Anzitutto, fissa nella nostra (labile) memoria gli impegni presi. In secondo luogo, dal momento in cui il "piano" esiste, venir meno alle buone intenzioni significa rompere una promessa esplicita. Ecco la prova empirica, per gli scettici. Diversi test hanno avuto come cavie dei pazienti a cui è stato chiesto di indicare una data e un orario preciso per andarsi a fare il vaccino anti-influenza, oppure la colonscopia. Questi soggetti, che avevano preso l'impegno dettagliato, lo hanno rispettato con un margine di successo del 13% migliore rispetto ad altri che erano stati genericamente "sollecitati" a fare la vaccinazione o la colonscopia.
Secondo consiglio pratico: attivare una "posta in gioco", dal valore reale. Qui fa testo una ricerca promossa dall'American Medical Association, e durata 16 settimane, su due categorie di individui. L'obiettivo generale era, per tutti, quello di perdere peso. Alla fine del test, coloro che si erano vincolati a pagare una multa in caso d'insuccesso, hanno finito per perdere in media 7 kg in più degli altri. Risultato analogo lo ha ottenuto un altro esperimento, seguito dall'American Economic Journal. In questo secondo esempio l'obiettivo era smettere di fumare. E, anche qui, il massimo successo ha premiato coloro che avevano depositato una somma di denaro per sei mesi, con l'intesa che l'avrebbero persa se al termine di quel periodo ci fossero state tracce di nicotina nei loro test delle urine. L'interesse degli economisti per queste ricerche è comprensibile. Molti di loro partono dal presupposto che l'essere umano è razionale e può essere indirizzato verso il miglioramento, se si usano i giusti incentivi. Perciò sono degli economisti "comportamentali" ad avere fondato un sito Internet, stickK.com, dove ciascuno può depositare una somma come cauzione, che sarà recuperata o perduta a seconda del mantenimento dei buoni propositi.
La posta in gioco, per essere efficace, non deve necessariamente essere pecuniaria. Un altro esempio di sicura efficacia: per mantenere la promessa di fare più esercizio, datevi appuntamento in palestra o al parco con un'amica o un amico. È più facile dare disdetta a se stessi, che disertare un appuntamento. (Prova provata: il mio yoga trae grande giovamento dall'essere collettivo, ho sviluppato amicizie con altri allievi e anche con i maestri, per cui non andare al corso mi sembra quasi un tradimento).
Un altro metodo sofisticato viene descritto come "l'aggregazione" di tentazioni e buoni propositi. L'esempio che usano i due esperti americani è questo: prendete un passatempo che giudicate ozioso e poco produttivo, per esempio la lettura di romanzi-trash. (Senza offesa, citiamo il genere Cinquanta sfumature...) Ebbene, ora costringetevi a lasciare quel libro in palestra, in modo da leggerlo soltanto quando state correndo e ansimando sul tapis roulant. Affare fatto: il cedimento a un piccolo vizio innocuo diventa l'incentivo per andare più spesso alla fitness e rimanerci più a lungo.
E da ultimo, cercate di organizzarvi delle tifoserie, dei gruppi di sostegno. Anche qui gli esempi concreti sono illuminanti. Alcuni pazienti di diabete sono stati messi sotto la tutela di ex-pazienti i quali hanno migliorato il proprio controllo glicemico. Essere appoggiati, spronati, consigliati da chi ci ha preceduto nella stessa battaglia, aiuta a migliorare le nostre chance. Quest'ultima del resto è la ricetta alla base di associazioni già antiche e collaudate come l'Anonima Alcolisti.
E se per caso l'inizio dell'anno non vi mette subito sulla strada buona, non disperate. Gli esperti americani hanno accumulato prove sull'esistenza di tanti "inizi". Solstizio di primavera, compleanno personale, o apertura del nuovo anno accademico, le occasioni per ripartire e riprovarci ancora, non mancheranno. Di ottimismo, a quanto pare, non è mai morto nessuno.
I buoni propositi per l'anno nuovo erano un'abitudine antica. Ora diventano una scienza. Squadre di medici, psicologi e perfino economisti "comportamentali" hanno unito i loro sforzi in America: per aiutarci a mantenere le promesse. Nella miglior tradizione del "pensiero positivo" americano, c'è la convinzione radicata che ognuno di noi è un'opera aperta, e può continuamente migliorare se stesso. Perché lasciare questa sfida all'improvvisazione, al dilettantismo dell'autodidatta, se la scienza ha qualcosa da insegnarci? Così sul New York Times due esperti hanno inaugurato il 2014 facendo una sintesi di tutte le ricerche empiriche in materia. Si scopre che ormai è stata accumulata una gran quantità di esperimenti, che aiutano ad essere tenaci e costanti nei buoni propositi. Kevin Volpp è un medico del Philadelphia V. A. Medical Center, Katherine Milkman è docente alla Wharton School, prestigiosa facoltà di economia. I loro consigli e insegnamenti attingono a una serie di ricerche pubblicate sui Proceedings of the National Academy of Sciences. Ce n'è per tutti noi: chi vorrebbe dimagrire, chi smettere di fumare, chi ha solennemente indicato il 2014 come l'anno in cui andrà in palestra più spesso.
Per non ritrovarsi il 31 dicembre prossimo a fare un bilancio deludente con noi stessi, Volpp e la Milkman ci danno suggerimenti pratici, distillati da esperimenti con migliaia di cavie umane. La prima regola: fare un piano d'azione concreto. Questo semplice accorgimento aiuta in due modi. Anzitutto, fissa nella nostra (labile) memoria gli impegni presi. In secondo luogo, dal momento in cui il "piano" esiste, venir meno alle buone intenzioni significa rompere una promessa esplicita. Ecco la prova empirica, per gli scettici. Diversi test hanno avuto come cavie dei pazienti a cui è stato chiesto di indicare una data e un orario preciso per andarsi a fare il vaccino anti-influenza, oppure la colonscopia. Questi soggetti, che avevano preso l'impegno dettagliato, lo hanno rispettato con un margine di successo del 13% migliore rispetto ad altri che erano stati genericamente "sollecitati" a fare la vaccinazione o la colonscopia.
Secondo consiglio pratico: attivare una "posta in gioco", dal valore reale. Qui fa testo una ricerca promossa dall'American Medical Association, e durata 16 settimane, su due categorie di individui. L'obiettivo generale era, per tutti, quello di perdere peso. Alla fine del test, coloro che si erano vincolati a pagare una multa in caso d'insuccesso, hanno finito per perdere in media 7 kg in più degli altri. Risultato analogo lo ha ottenuto un altro esperimento, seguito dall'American Economic Journal. In questo secondo esempio l'obiettivo era smettere di fumare. E, anche qui, il massimo successo ha premiato coloro che avevano depositato una somma di denaro per sei mesi, con l'intesa che l'avrebbero persa se al termine di quel periodo ci fossero state tracce di nicotina nei loro test delle urine. L'interesse degli economisti per queste ricerche è comprensibile. Molti di loro partono dal presupposto che l'essere umano è razionale e può essere indirizzato verso il miglioramento, se si usano i giusti incentivi. Perciò sono degli economisti "comportamentali" ad avere fondato un sito Internet, stickK.com, dove ciascuno può depositare una somma come cauzione, che sarà recuperata o perduta a seconda del mantenimento dei buoni propositi.
La posta in gioco, per essere efficace, non deve necessariamente essere pecuniaria. Un altro esempio di sicura efficacia: per mantenere la promessa di fare più esercizio, datevi appuntamento in palestra o al parco con un'amica o un amico. È più facile dare disdetta a se stessi, che disertare un appuntamento. (Prova provata: il mio yoga trae grande giovamento dall'essere collettivo, ho sviluppato amicizie con altri allievi e anche con i maestri, per cui non andare al corso mi sembra quasi un tradimento).
Un altro metodo sofisticato viene descritto come "l'aggregazione" di tentazioni e buoni propositi. L'esempio che usano i due esperti americani è questo: prendete un passatempo che giudicate ozioso e poco produttivo, per esempio la lettura di romanzi-trash. (Senza offesa, citiamo il genere Cinquanta sfumature...) Ebbene, ora costringetevi a lasciare quel libro in palestra, in modo da leggerlo soltanto quando state correndo e ansimando sul tapis roulant. Affare fatto: il cedimento a un piccolo vizio innocuo diventa l'incentivo per andare più spesso alla fitness e rimanerci più a lungo.
E da ultimo, cercate di organizzarvi delle tifoserie, dei gruppi di sostegno. Anche qui gli esempi concreti sono illuminanti. Alcuni pazienti di diabete sono stati messi sotto la tutela di ex-pazienti i quali hanno migliorato il proprio controllo glicemico. Essere appoggiati, spronati, consigliati da chi ci ha preceduto nella stessa battaglia, aiuta a migliorare le nostre chance. Quest'ultima del resto è la ricetta alla base di associazioni già antiche e collaudate come l'Anonima Alcolisti.
E se per caso l'inizio dell'anno non vi mette subito sulla strada buona, non disperate. Gli esperti americani hanno accumulato prove sull'esistenza di tanti "inizi". Solstizio di primavera, compleanno personale, o apertura del nuovo anno accademico, le occasioni per ripartire e riprovarci ancora, non mancheranno. Di ottimismo, a quanto pare, non è mai morto nessuno.
lunedì 6 gennaio 2014
consumatori finali
Mi son venuti sotto gli occhi dei bei appunti su dinamica e struttura degli ecosistemi e riflettevo su quanta consapevolezza tecnica oggi si contrapponga a tanto disastro. Basterebbero poche pagine di questi argomenti per farci cambiare completamente stile di vita e da subito ! Ed invece ... sbircio un giornale on line e quasi vicine ci sono due notizie: hanno scoperto che i Romani a Pompei mangiavano nientemeno che giraffe e che una nave giapponese, camuffata sotto progetti di ricerca, in realtà cacciava balene!
E allora!?Insomma: Romani o Giapponesi, 2000 anni fa od oggi! "La storia dell'uomo è un intreccio tra la ricerca della certezza e la ripetizione dell'errore." Cito Sertorio, il libro di cui parlavo ieri!
cose si fa a sbagliare con tanto sapere! Ma purtroppo si fa.
domenica 5 gennaio 2014
c-h-i-?
Mai così poche lettere, tre, ed un segno di interrogazione, son bastate per un disastro umiliante per la sinistra, la politica, la democrazia!
Bravo Renzi! Chi pensa a rottamare - e non sa fare altro - finirà per autorottamarsi. E se fai così succederà presto.
Bravo Renzi! Chi pensa a rottamare - e non sa fare altro - finirà per autorottamarsi. E se fai così succederà presto.
incertezza: che fa l'uomo?
Luigi Sertorio comincia il suo ultimo libro "Storia dell'incertezza - il difficile dialogo fra l'uomo e la Natura" così:
Se osserviamo un uccello in volo, un pesce nel mare, un cinghiale in collina, non ci chiediamo "sa quello che fa?". Lo sa benissimo. I comportamenti collettivi delle varie specie viventi si evolvono nel tempo in modo misterioso, o difficilissimo da decifrare, il cui risultato però è evidente, è la preservazione della vita, è ciò che chiamiamo armonia della Natura. Se osserviamo i comportamenti dell'uomo la domanda "sa quello che fa?" è invece molto seria.
Questo l'inizio. La lettura è affascinante. La consiglio.
sabato 4 gennaio 2014
libertà
Forse l'ho già detto, anche su questo blog ...
Se si scriverà la storia della schiavitù, credo che il suo culmine sia la nostra epoca!
Ora la schiavitù non son le catene ma qualcosa di più complesso.
Sono il bisogno e la dipendenza che son più difficili da spezzare delle catene, perchè sono vincoli che ci portiamo dentro come ce li troviamo nel mondo esterno.
La nostra è la civiltà del bisogno e della dipendenza. Siamo ormai "costruiti" per dipendere da ...
Allora troviamoci la libertà di non dover comprare ma di farci qualcosa noi ... e davanti al cavolo che mi son prodotto mi sento libero e so di dare la libertà anche al cavolo svincolandolo dalla mercificazione che schiavizza tutto e tutti, anche i prodotti. Lui, il cavolo, mi da le sue foglie ed io lo riseminerò, ed entrambi siamo liberi.
Se si scriverà la storia della schiavitù, credo che il suo culmine sia la nostra epoca!
Ora la schiavitù non son le catene ma qualcosa di più complesso.
Sono il bisogno e la dipendenza che son più difficili da spezzare delle catene, perchè sono vincoli che ci portiamo dentro come ce li troviamo nel mondo esterno.
La nostra è la civiltà del bisogno e della dipendenza. Siamo ormai "costruiti" per dipendere da ...
Allora troviamoci la libertà di non dover comprare ma di farci qualcosa noi ... e davanti al cavolo che mi son prodotto mi sento libero e so di dare la libertà anche al cavolo svincolandolo dalla mercificazione che schiavizza tutto e tutti, anche i prodotti. Lui, il cavolo, mi da le sue foglie ed io lo riseminerò, ed entrambi siamo liberi.
venerdì 3 gennaio 2014
la ripresa ... delle contraddizioni.
2014
Ripresa.
La rete è il non-luogo dove diffondere le mie idee ... come l'asfalto per la lattuga selvatica.
Ma ce l'ha fatta lei.
Ce la farò anch'io.
Le piante danno speranza e forza.
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