venerdì 30 gennaio 2009

Due tipi di fotografi.

Ci sono due specie di appassionati di fotografia, quelli che pensano sempre a quel che succede dall'obbiettivo verso l'interno della macchina e quelli che pensano a quel che succede dall'obiettivo verso l'esterno. Sia quando scattano che quando guardano le foto già fatte.
Io faccio parte sicuramente della seconda specie e non sopporto più quelli della prima.
Lo dico schiettamente. Quelli che pensano sempre all'aspetto tecnico, all'inquadratura, al software, al ritocco, al possedere questo o quel marchingegno o foss'anche aver provato questa o quella tecnica.
Basta, credevo che coll'avvento del digitale e l'abbandono della chimica le cose cambiassero.
E' sparita la camera oscura ma è nata la camera bianca quella gestita de un'altra tecnologia invadente qual'è il computer.
Ora la macchina fotografica, lo strumento che produce l'immagine più diventare quasi impercettibile, un accessorio di un telefonico. Invece no. Si è scatenata una nuova bagarre nel software ed in tutto ciò che si può fare col pc. Un disastro.
Ma che sia in estinzione, l'altra specie, chi pensa ai contenuti delle immagini, a cosa dicono, a cosa trasmettono, come ci entrano nella vita, perchè le cerchiamo ...
I contenuti delle nostre immagini ci fanno ricordare, organizzare la vita, studiare il mondo in cui viviamo ... importa poco come son fatte, sovente sono solo nell'immaginario personale o collettivo manco mediato da tecnologie ma comunicato tra neuroni.
Il mezzo non è tutto il messaggio. McLuhan riposi in pace.

mercoledì 28 gennaio 2009

Vivere senza soldi

Due persone conosco che si son date questo imperativo.
Heidemarie Schwermer e Giovanni Agnelli, buonanima.
La prima è una donna tedesca che ha deciso proprio di vivere senza dover usare i soldi. Vive in modo dignitoso, non e’ una barbona e ottiene tutto… così lei dice in un libro, oggetto di lettura a Torino al Circolo dei lettori(http://www.circololettori.it/programma/) ma poi a sentirla bene vive con i soldi degli altri (al cinema ed in macchina si fa portare, il biglietto del treno se lo fa pagare) in compenso deve aver ottenuto molto e lo racconta. Invece di dedicare il suo tempo a lavorare per guadagnare soldi con cui comprare le cose, usa il suo tempo per stringere relazioni da cui ottiene tutto ciò di cui ha bisogno. Gli altri non le fanno la carità, lei offre in cambio il suo tempo, la sua professionalità e si adatta anche a mansioni umili. ("Chi ha molti amici se la cava sempre, in un modo o nell’altro.")
L'altro signore invece, più per snob che per scelta di vita (se ne prendeva ben guardia), il portafoglio lo faceva tirar fuori dalla pletora della sua corte.
Ma coi soldi ha costruito tutto.

Ora bisogna cercare una via di mezzo. Anche per evitare ipocrisie e fraintendimenti.

Sicuramente oggi bisogna saper vivere con meno soldi possibile.

Quando più di duemila anni fa non c'erano proprio in qualche modo si viveva ed erano proprio le relazioni (su cui si fondavano baratto, scambio, prestito, uso, ed anche decime e gabellamenti vari) che davano valore alle cose.

Concretamente bisogna ampliare le possibilità di fare ed avere il necessario senza procurarsi del denaro che "costa" sempre di più alla vita delle persone e mortifica quanto c'è di bello nella soddisfazione della condivisione e della libertà dal bisogno.

Cos'è Google. E la gestione della complessità


Finalmente l'ha detto che cos'è, lui stesso medesimo, e non con le parole ma con un'immagine.
Questa immagine è sull'home page di Google oggi.
Tutto detto.
La confusione.
Perchè logica, senso e significato, ordine, scelta, valore stan nel nostro cervello e nel nostro cuore, mai nelle macchine che non gestiscono la complessità, tutt'al più la generano.
Sta all'uomo trovare il bandolo delle cose ... ed anche non crearne più di quante riesca a gestire.

martedì 27 gennaio 2009

Il manifesto del contadino impazzito

libero adattamento del Manifesto di Wendell Berry
Se amate il guadagno facile, l’aumento annuale di stipendio, le ferie pagate.
Se desiderate sempre più cose prefabbricate, se avete paura di conoscere i vostri vicini di casa, se avete paura di morire….
allora nemmeno il vostro futuro sarà più un mistero per il potere,
la vostra mente sarà perforata in una scheda e messa via in un cassettino.
Quando vi vorranno far comprare qualcosa vi chiameranno, quando vi vorranno far morire per il profitto ve lo faranno sapere.
Ma tu, amica, amico, ogni giorno, fai qualcosa che non possa entrare nei loro calcoli.
Ama la Vita.
Ama la Terra.

Ama qualcuno che non se lo merita.

Conta su quello che sei e riduci i tuoi bisogni.
Fai qualche piccolo lavoro gratuitamente.
Non ti fidare del governo, di nessun governo, e abbraccia gli esseri umani, nel tuo rapporto con ciascuno di loro riponi la tua speranza politica.
Approva nella natura quello che non capisci e loda questa ignoranza, perché ciò che l’uomo non ha razionalizzato non ha distrutto.
Fai le domande che non hanno risposta.

Investi nel millennio, Pianta sequoie.

Sostieni che il tuo raccolto principale è la foresta che non hai piantato e che non vivrai per sfruttare.
Afferma che le foglie quando si decompongono diventano fertilità: Chiama questo “profitto”.
Una profezia così si avvera sempre.
Poni la tua fiducia nei cinque centimetri di humus che si formeranno sotto gli alberi ogni mille anni.
Metti l’orecchio vicino e ascolta i bisbigli delle canzoni a venire.
Sii pieno di gioia, nonostante tutto, e sorridi, il sorriso è incalcolabile.
Finché la donna non si svilisce nella corsa al potere, ascolta la donna più dell’uomo.
Domandati: questo potrà dar gioia alla donna che è contenta di aspettare un bambino? Quest’altro disturberà il sonno della donna vicina a partorire? Vai col tuo amore nei campi. Stendetevi tranquilli all’ombra.
Posa il capo sul suo grembo… e vota fedeltà alle cose più vicine al tuo cuore.
Appena vedi che i generali e i politicanti riescono a prevedere i movimenti del tuo pensiero, abbandonalo.
Lascialo come un segnale per indicare la falsa traccia, la via che non hai preso.
Sii come la volpe che lascia molte più tracce del necessario, alcune nella direzione sbagliata.

Pratica la meditazione.

La regola dell'energia (2). Il bilancio

Il pianeta terra è dove l'uomo trae ogni risorsa.

E' il magazzino dell'energia che l'uomo ha bisogno in tutta la sua vita.
E il tipo di energia di cui abbiamo bisogno è quella trasformata dal sole per il mondo biologico.
In buona sostanza è l'energia prodotta dal processo di fotosintesi.

Ora se abbiamo un tipo di vita che alla nascita prende un pianeta con tot risorse e quando il nostro processo di vita finisce si lascia il pianeta con meno energia immagazzinata, allora c'è qualcosa che non va. Bilancio in rosso.

Prima o poi le generazioni successive non sopravviveranno.

Facciamo bilanci ormai tutti i giorni ed in tutti i settori, piccoli e personali come globali e pubblici, e ci accorgiamo subito se si va in passivo.
Il bilancio a cui tutto si riconduce, però è questo. Come abbiam fatto a non accorgerci?

E di credito, con le credenziali che l'umanità presenta, ormai si sa, non si può più vivere.

Il pianeta è una banca seria, l'uomo come suo cliente per nulla.

lunedì 26 gennaio 2009

Il rastrello

Il rastrello è uno strumento pacifico, raccoglie.
La falce ed il martello no, la falce taglia, il martello colpisce.
Il rastrello si rivolge alla terra. Raccoglie quel che la terra da, ma risistema pure il terreno, sminuzza e rifinisce, pulisce e riordina.

domenica 25 gennaio 2009

10 leggi della 'semplicità'

Ho appena finito di leggere un libro che mi ha lasciato il segno. Un argomento che credo fondamentale e trasversale a tutta la riorganizzazione ormai necessaria della nostra vita. La semplicità.

Nel contempo ho provato un sito "Scuola di Educazione all'Etica della Complessità" (http://www.seeco.it/).

Aprirò presto un sito io ... la logica della contraddizione.

Tutto ed il contrario di tutto. Ma bisognerà ben raccapezzarsi, prima o poi. E, secondo me, non è invischiandosi in tanta confusione che non genera nulla ma è proprio tornando ad una qualche 'semplificazione' perchè la complessità ha un limite. Come tutto.

Allora non c'è che tornare indietro e dalla complessità trovare la semplicità.

Ecco dieci regole che ho trovato nel libro.

Ah! Il libro. E' di John Maeda, un guru del MIT. Le leggi della semplicità. Bruno Mondadori.

1. RIDUCI. Il modo più semplice per conseguire la semplicità è attraverso una riduzione ragionata.

2. ORGANIZZA. L'organizzazione fa sì che un sistema composto da molteplici elementi appaia costituito da pochi.

3. TEMPO. I risparmi di tempo somigliano alla semplicità.

4. IMPARA. La conoscenza rende tutto più semplice.

5. DIFFERENZE. La semplicità e la complessità sono necessarie l'una all'altra.

6. CONTESTO. Ciò che sta alla periferia della semplicità non è assolutamente periferico.

7. EMOZIONE. Meglio emozioni in più piuttosto che in meno.

8. FIDUCIA. Noi crediamo nella semplicità.

9. FALLIMENTO. Ci sono cose che non è possibile semplificare.

10. L'UNICA Semplicità significa sottrarre l'ovvio e aggiungere il signifativo.



Semplicemente, bisogna mettersi a lavorare, perchè le parole complicano.

martedì 20 gennaio 2009

Economia domestica

Una materia scomparsa. Perchè?
Ho sfogliato alcuni testi, testi scolastici di questa materia scomparsa praticamente all'inizio del boom economico.
Ma come se ne parla oggi? Possibile che non abbia più alcun senso?!
Ho provato ad interrogare la rete con i soliti motori di ricerca.
Sì, sì, vengono fuori vari siti. Ma se si confrontano i contenuti dei libri di 50 anni fa con quel che si dice oggi in rete c'è un'abissale diversità.
Allora, l'economia domestica era un fare, un imparare a 'lavorare in casa, in famiglia' ... ora è una serie di accortezze per 'consumare' ogni cosa cercandola chissà dove e per, tuttalpiù, ottimizzare il costo.
Una volta erano consigli ed istruzioni per la massaia e per chi gestiva la casa e che doveva 'fare' (fare tutto: di cucito, di cucina, di maglia, di orto ... )
[piccolo difetto: era prevalentemente declinata al femminile, cosa decisamente superata]
Ora è solo e sempre una serie di informazioni, o pubblicità camuffata, per far 'comprare' ad un consumatore (ma sì, ancora e soprattutto, ad una consumatrice) che si deve portare in casa ogni cosa, già fatta solo da usare!
Ma cosa ha da fare oggi chi è in casa?
Proprio e solo guardar la tv per farsi convincere a consumare qualcosa??!!
Siam passati dall'economia domestica all'economia televisiva. Tutt'al più della rete.

Ma se di 'economia' s'ha da parlare, allora diciamo questo.
Calcoliamo quanto costa in stress, apprensioni, ricerca di informazioni, tempi, soldi, questa sconcertante attività che già si chiama shopping compulsivo rispetto ad una sana e creativa attività di autoproduzione domestica ed ortolana di quanto si pensa ormai sia solo da comprare e si è dimenticati che qualche decennio fa uno se lo faceva con le proprie mani.
Correre a cercare l'insalata più conveniente sulle bancarelle è più 'caro' che raccogliersela nella propria proda o nel vasone sul terrazzo.
Ci guadagneremmo in soldi, forse, ma sicuramente in soddisfazione personale.
Chi compra sempre e soltanto finirà per sentirsi in un perenne 'bisognoso' e sperando che ci sian sempre i soldi per coprire i bisogni.
Chi fa invece acquisisce per sè una capacità, un valore, un senso di padronanza, un'identità.
L'economia domestica, quella di una volta, educava a questo.

Undicesimo Comandamento

Se Mosè oggi scendesse dal Sinai con le sue tavole, sicuramente aggiungerebbe (semmai su dettatura della Superiore Sede) un Undicesimo Comandamento:
"Non Sprecare" e forse nell'ordine non lo metterebbe nemanco per ultimo, magari dopo "Settimo Non Rubare".
Del resto il "Non sprecare" è poi un di cui, cioè, del "Non rubare" ma "...dalla natura".
Credo che anche il Creatore mai se lo sarebbe immaginato (oh, pardon, Lui è onnisciente)
che dal suo creato, la creatura migliore avrebbe inventato quello che prima proprio non esisteva:
lo spreco.
E che del suo creato, la sua creatura migliore, senza mai porsi limiti, considerasse qualcosa come:
il rifiuto.
'Creatura' tutta umana che in natura non esiste.

domenica 18 gennaio 2009

La decrescita

Non posso che condividere e citare:
La decrescita è
elogio dell’ozio, della lentezza e della durata;
rispetto del passato;
consapevolezza che non c’è progresso senza conservazione;
indifferenza alle mode e all’effimero;
attingere al sapere della tradizione;
non identificare il nuovo col meglio, il vecchio col sorpassato, il progresso con una sequenza di cesure, la conservazione con la chiusura mentale;
non chiamare consumatori gli acquirenti, perché lo scopo dell’acquistare non è il consumo ma l’uso;
distinguere la qualità dalla quantità;
desiderare la gioia e non il divertimento;
valorizzare la dimensione spirituale e affettiva;
collaborare invece di competere;
sostituire il fare finalizzato a fare sempre di più con un fare bene finalizzato alla contemplazione.

La decrescita è la possibilità di realizzare un nuovo Rinascimento, che liberi le persone dal ruolo di strumenti della crescita economica e ri-collochi l’economia nel suo ruolo di gestione della casa comune a tutte le specie viventi in modo che tutti i suoi inquilini possano viverci al meglio.
Maurizio Pallante ( da http://www.decrescitafelice.it/)

sabato 17 gennaio 2009

Semplicità e complessità

Gli errori dell'homo sapiens. Con tanta scienza ed osservazione del mondo e del creato non ci siamo accorti di una cosa semplice semplice. Che il mondo, quello fisico, cosmico, biologico, è complesso e di questa complessità vive.
Anzi la vita è nata proprio in una situazione combinatoria di elementi di inimmaginabile articolazione.
Orbene: il mondo naturale, biologico, con nostra insindacabile e perdurante decisione vogliamo sistematicamente semplificarlo e mortificarlo. Penso all'agricoltura 'chimica' che mette tutto a monocultura ed ha solo l'obiettivo di estrarre un prodotto da un organismo vivente quale è un terreno che ha milioni di processi biologici...
Il mondo extra-biologico invece, quello delle culture, delle società, degli stati, siamo riusciti a complicarcelo da far pensare di essere in una giungla quando si esce di casa nostra per andare in banca alla posta o in un ufficio a far una pratica.
E non riusciamo a gestire nè l'una complicatezza quella umana e artificiale per riportarla ad una economica semplicità, come non riusciamo ancora a capire e rispettare la sana complessità del mondo naturale...

venerdì 9 gennaio 2009

Formare, educare e coltivare

Tre concetti molto vicini.
La formazione è un azione che prepara una persona a svolgere certe attività, ad assumere certi comportamenti. La seconda, l'educazione, è pure l'azione di guidare e condurre le conoscenze di una persona perchè prenda coscienza del comportamento da seguire. Il coltivare è la stessa azione portata nel mondo vegetale essenzialemente, ma si coltivano anche gli affetti, le relazioni.
Tutte e tre danno il senso di plasmare una realtà per portarla ad un obiettivo: di realizzazione, di soddisfazione, di responsabilizzazione, di ben stare nel proprio ambiente. Uomini o piante che siano.
Tanti sono i tipi di educazione/formazione; c'è l'educazione personale, l'educazione artistica, l'educazione civica, l'educazione all'ambiente, l'educazione sessuale, l'educazione interculturale, la coeducazione, l'autoeducazione, la formazione permanente.
Un educatore si presenta in ogni contesto di vita per rendere responsabile e far stare bene chi opera e fargli prendere coscienza del suo operare.
Un sistema educativo è come un sistema agronomico, di cura e sviluppo di una vita, di un insieme di esseri viventi, una società.
Perchè allora non educare, educarsi ... facendo coltivare, coltivando?
Far crescere un'apprendimento, una presa di coscienza, uno stato professionale nel contesto-metafora di un ambiente agricolo e naturale. L'uomo del resto, è cresciuto ed evoluto totalmente immerso nell'ambiente naturale, prima di antropizzarlo.

mercoledì 7 gennaio 2009

No TV

E' un esperienza che consiglio.
Ho la casa sotto sopra per l'imbianchino. Ed è stata staccata la TV.
Come si comunica bene senza quell'aggeggio, quante chiacchere, telefonate ed altro ho potuto fare.
Quanto ho letto.
Non capitava da anni.

Convincere od anche solo esser creduto.

A quanto pare chi studia il fenomeno pubblicità deve essere arrivato alla conclusione che una donna che mostra il culo, un giocoliere, un istrione da tv convince di più di chiunque altro, per far acquistare un prodotto qualsiasi o per far portare dei soldi in banca. Fa specie che uno show ... una pagliacciata, non so come definirla, inviti la gente ad aprire un conto in banca.
In base a cosa si convince la gente, oggi, a spendere i propri soldi? Non sicuramente con la faccia di uno con una professione, di uno che mostri di avere una competenza, di uno autorevole che dia un consiglio.
Se questo è sicuramente motivo per cui io non guardo più alcuna pubblicità, anzi in me si realizza un effetto contraio, una repulsione verso il prodotto, e spero di essere imitato, dall'altro lato, mi chiedo, cosa ci vuole per convincere?
Essere seri a tutt'oggi, non serve, o almeno così pare.
Ci può essere qualcuno che, seriamente, ti prenda per un buffone.

Seme di grano (2).

L'altro giorno stavo leggendo il Vangelo di Giovanni e incontrai un verso che dice:
"in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo ... se invece muore, produce molto frutto." (Giov 12:24).
Qui qualche riflessione ci vuole.

martedì 6 gennaio 2009

La tecnologia non libera. Impegna sempre di più.

Come mi sveglio il mattino devo pensare a cambiar pile, sostituire lampadine, controllare caldaia, resettare un impianto, un apparecchio, reintallare un software ...
Aumenta la tecnologia presente in ogni dove, esponenzialmente aumenta manutenzione, rimpiazzo continuo di ogni cosa. Costi, costi continui.
Scendo nel laboratorio che era di mio papà, in uno scaffale ci sono i suoi attrezzi tutti manuali, scalpelli, pialle ... tutti belli, ordinati ed eterni; dalla mia parte trapani, avvitatori, seghetti ... tutti sempre con dei problemi.
Ciò che ha fatto la manualità di mio padre è di gran lunga superiore, anche in qualità, di quanto mai potrò fare io con quei maledetti strumenti che sono a tempo: un bel giorno li prendi in mano ed han deciso di non funzionare più.
Son sempre a pensare cosa occorre procurarsi o fare per far funzionare questo e quello, non penso mai a quel che voglio fare, l'allestimento prevale sul vero fabbricare l'oggetto.
Esco di casa ed in macchina penso a tutta la manutenzione che devo fare prima o poi alla macchina, rientro e devo scampanellare al citofono.
Cavolo.
Mi telefonano (sì, da sotto casa mi telefonano) che non funziona il citofono.

lunedì 5 gennaio 2009

La predica.

"Ma è una predica!!" ... quante volte lo sto sentendo e da quanti. Possibile che non si possa più fare un discorso con un risvolto, dico un risvolto, 'educativo'!!
Dalla rampogna di una madre al figlio, al capitolo dell'Etica a Nicomaco, ... più nulla si sta ad ascoltare perchè subito siamo irritati. Non parliamo di un prete dal pulpito, più nulla si tollera e si accetta come discorso rivolto alla propria persona.
Ma quale sapienza oggi manifestano gli uomini da non tollerare nessun correttivo da nessuno.
Forse mai come oggi han bisogno di prediche, tutti ed io per primo.

Invidia e avidità

Due vizi dei peggiori.
Ho letto un libro che consiglio a tutti, di Paolo Cacciari, "Decrescita o barbarie", da cui fra mille spunti traggo questo.
Che l'iperconsumismo in cui ci siamo infognati, si basa su due capisaldi che sono girati in positivo dalla nostra cultura post-borghese di eccessi.
L'invidia e l'avidità.
Permeano tutto. Ha ragione l'autore.
Qui bisogna rieducarsi. Totalmente.
I ragazzi a scuola invece che 'educarsi' si esasperano cercando di imitare idoli ed avere oggetti che i compagni già hanno. Ma chi più li educa, chi li toglie da questo giro vorticoso di griffe, gadget, telefonini ...
Tutti vogliamo di più. Sempre. Ora il limite l'abbiamo superato.
Basta.
La "sobrietà", di cui tanto si parla (non solo Cacciari, ma, penso soprattuttto Latouche, e di cui vorrei parlarne anch'io), la costruiamo solo se ci liberiamo di difetti e vizi che una vecchia "educazione", dimenticata da noi e dai i nostri figli, ci aveva già insegnato a starsene alla lontana.

giovedì 1 gennaio 2009

Scendere nell'orto

C'è chi è sceso in campo. Sciagura.
Io scenderò nell'orto, e da lì farò qualcosa che voglio proprio realizzare ...
... ma mi ci vuole un po' per dire tutto quel che ho in mente.

2009."DUE-MILA-NOVE!!"

Stamattina guardo bene questa cifra. 2009. La scandisco.
Da ragazzo se pensavo a questa cifra, mi sognavo astronavi e conquiste spaziali nonchè progressi infiniti di scienza e tecnica.
"2001. Odissea nello spazio".
Ora invece su questo pianeta finito, con le risorse finora sprecate che si stanno esaurendo, con rifiuti e ruderi ed ogni resto di tecnologie immanutenibili, dobbiamo gestire una crisi profonda. dove non resta che spegnere quel 'cervello' programmato sul progresso sperando di essere in tempo per fermare un'astronave-pianeta alla deriva ma con un uomo che ancora spera di governare un'emergenza globale.
Come nel film di Kubrik.