venerdì 10 dicembre 2010

Strumenti e sensibilità


Uno 'fa la punta' a tanti strumenti per comunicare.
Se ne preparan tanti.

Ma poi le comunciazioni non avvengono.

Occorre saper toccare la sensibilità dell'altro perchè, come un seme, germogli la comunicazione.
Non è sempre facile.

giovedì 9 dicembre 2010

25 libri per capirci di più




Questa sera in biblioteca presenterò, se riesco questi 25 libri, che, secondo me, dovrebbero veramente servirci a risolvere tanti problemi, anche quelli della sopravvivenza in questa pesante crisi!!
Buona lettura.
Excursus su un problema planetario partendo dai libri degli studiosi più impegnati sul tema.

1. Edward O. Wilson La Creazione Adelphi, 2008
2. Luigi Sertorio, Erika Renda Cento watt per il prossimo miliardo di anni Boringhieri, 2008
3. Piergiorgio Odifreddi In principio era Darwin Tea, 2010
4. Fritjof Capra Il punto di svolta Feltrinelli, 1982 (it. 1984)
5. Fritiof Capra La scienza della vita, le connessioni nascoste fra la natura e gli esseri viventi BUR, 2002
6. Fritjof Capra Ecoalfabeto Stampa alternativa, 1999
7. Hans Jonas Principio responsabilità Einaudi, 1979 (it. 1990)
8. Vandana Shiva Ritorno alla terra Fazi Editore, 2008 (it. 2009)
9. Jeremy Rifkin Il secolo biotech – il commercio genetico e l’inizio di una nuova era Baldini e Castoldi, 1998
10. Luciano Valle Agricoltura, etica, bellezza Ibis, 2007
11. Luciano Valle L’etica ambientale in prospettiva ecosofica Ibis, 2005
12. Luciano Valle Ri-abitare la terra Ibis, 2005
13. Piero Bevilacqua La terra è finita, breve storia dell’ambiente Laterza, 2006
14. Piero Bevilacqua Miseria dello sviluppo Laterza, 2008
15. Piero Bevilacqua Tra natura e storia - ambiente, economie, risorse in Italia Donzelli editore, 1996
16. Zygmunt Baumann Consumo, dunque sono Laterza, 2007
17. Jonathan Silvertown La vita segreta dei semi Bollati Boringhieri, 2010
18. Masanobu Fukuoka La rivoluzione del filo di paglia un’introduzione all’agricoltura naturale Libreria Editrice Fiorentina, 1975 (it. 1980)
19. Maria Rita Colombo Andar per erbe Stefanoni, 2008.
20. Andrea Papini Le erbe in tavola Edizioni Polistampa, 2005
21. R. Luciano, C. Gatti Frutti spontanei commestibili Araba Fenice, 2008
22. M. L. Colombo, vari Cento erbe della salute Araba Fenice, 2008
23. Jan Dowe van der Ploeg I nuovi contadini, le campagne e le risposte alla globalizzazione Donzelli, 2008 (it. 2009)
24. Andrea Segrè Lezioni di ecostile - consumare, crescere, vivere Bruno Mondadori, 2010
25. Bill Mollison, R. M. Slay Introduzione alla permacultura AAM Terra nuova, 2007 (it. 2008)

sabato 4 dicembre 2010

Rifiuti zero! Partecipazione uno a zero.


Mischio due discorsi. Sì, rifiuti e partecipazione. Soluzione dei problemi del pianeta e potere.
chi risolve i problemi che stan portando allo sfacelo il pianeta? Il potere costituito con la cosiddetta democrazia rappresentativa o la democrazia partecipativa?
La risposta è in questo esempio.




Venerdì 03 Dicembre 2010 15:23


La proposta d’iniziativa popolare rifiuti zero, presentata dall’associazione non bruciamoci il futuro stava per essere bocciata dal Consiglio Regionale del Lazio per un vizio di forma. Infatti, l’Ufficio di Presidenza non aveva ritenuto validi e perciò neanche li ha esaminati 393 dei 600 fogli con le firme dei sottoscrittori semplicemente perché vidimati da uffici di cancelleria giudiziaria e non dalle segreterie degli Enti Locali della Regione.

Un evidente escamotage della maggioranza di centrodestra della regione per evitare la discussione della proposta popolare che mette al bando gli inceneritori e risolve il “problema rifiuti” nel modo più naturale e logico possibile: avviando la raccolta differenziata porta a porta e riducendo i rifiuti all’origine.

A quest’atto di prepotenza ed arroganza, rivolto soprattutto agli oltre diecimila sottoscrittori dell’iniziativa popolare, abbiamo risposto con una lettera inviata il 16 novembre 2010 al Presidente del Consiglio Regionale e all’Ufficio di Presidenza che ha letteralmente smontato l’assurda tesi sostenuta dalla maggioranza utilizzata per non discutere la proposta rifiuti zero, e dimostra la validità, in base alla normativa vigente, dei fogli vidimati da uffici di cancelleria giudiziaria.

Ieri, finalmente il Consiglio regionale ha votato il rinvio della proposta di legge all’esame dell’Ufficio di Presidenza per esaminare anche i 393 fogli prima esclusi.
Rimarremo vigili sui lavori di questo Organo del Consiglio Regionale affinché non venga tradita la volontà dei tanti cittadini della Regione che, con la loro firma hanno voluto esprimersi sulla politica dei rifiuti avanzando una proposta che vuole superare i fallimenti di tutti i governi regionali che fino ad ora non hanno prodotto alcun effetto positivo.

giovedì 2 dicembre 2010

Ma che agricoltura sarà?


Agricoltura biologica, biodinamica, omeodinamica, conservativa, naturale, sinergica ... permacultura!
Tutte le abbiam sentite ed anche studiate: l'importante è la valorizzazione della fertilità e eliminare lo spreco energetico eserno dai cicli biologici del suolo!! ora sembra di moda quella ... blu! e che sia!
Purchè si arrivi a far qualcosa di sano sui nostri campi.
Purchè dietro non ci sia la Monsanto!


Prendo ora una piccola sintesi della più "facile" di queste nuove metologie agricole: va bene come inizio, ma non affronta ancora il problema del ciclo biologico del terreno su cui lavoriamo: bisogna arrivare sulla Permacultura!!

Agricoltura blu è costituita da un insieme di pratiche agricole complementari quali:

1) alterazione minima del suolo (attraverso la semina su sodo o la minima lavorazione) per preservare la struttura, la fauna e la sostanza organica del terreno;
2) copertura permanente del terreno con colture di copertura e residui colturali per proteggere il terreno dall'erosione;
3) associazione e rotazioni di colture diverse che favoriscono lo sviluppo dei microrganismi del terreno e combattono le erbe infestanti, i parassiti e le malattie delle piante.
Obiettivo dell’Agricoltura Blu è promuovere la produzione agricola ottimizzando l’uso delle risorse e contribuendo a ridurre il degrado del terreno attraverso la gestione integrata del suolo, dell’acqua e delle risorse biologiche in associazione con fattori produttivi esterni. Le arature vengono completamente sostituite da non lavorazioni (semina su sodo) e da lavorazioni molto superficiali

mercoledì 1 dicembre 2010

Condividere, partecipare, regalare ... rende!

Pop Economy, anche la nuova economia è partecipativa... un altro colpo all'economia liberista ed individualista


Filesharing, carsharing, swapping.


Grazie alla Rete sta scomparendo la mania per il possesso degli anni ’80 a favore della condivisione. Lo scrive l'economista Loretta Napoleoni nel numero di Wired di dicembre 2010 nell’articolo “L’economia del mutuo soccorso”.

L’individualismo professato da Milton Friedman è ormai alla fine. All’astuto finanziere solitario di Oliver Stone si sostituisce lo psicodramma collettivo dei minatori cileni.


Siamo ad una svolta in cui il gruppo prevale sui singoli, grazie soprattutto alla Rete.


Come nello shopping sta prendendo piede lo swapping (una sorta di baratto su Internet), così nell’attuale panorama sociale crescono sempre più comunità virtuali come eBay o Swaptree, in cui la gente scambia e vende di tutto. Fenomeni che l’individualismo degli anni ’80 non avrebbe neanche saputo spiegare.

Se swap è una parola chiave, share è sua sorella. Bike, car, house, file, tante le parole che si sono avvicinate al verbo share, condividere. Un accostamento frutto della rivoluzione dal basso nata dai millennium, i “figli dei super-egoisti baby boomers”, scrive l’economista, una generazione nata a cavallo tra gli anni Settanta-Ottanta che “all’indomani della crisi del credito ha voltato le spalle all’individualismo neo-liberista”.

Giovani che stanno coi genitori, non lavorano e vivono intaccando i risparmi della famiglia, i millennium non hanno le caratteristiche dell’ homo oeconomicus classico perché sono nati in un’economia imprevedibile per le teorie classiche. Per questo “ gli manca l’egoismo, il bisogno di possesso e l’individualismo dei genitori”.

La Rete occupa un posto centrale in questa nuova economia, figlia di uno strano mix tra gli ideali degli hippy americani e le nuove tecnologie. Il web 2.0 è l’unico posto in cui gli utenti possono riunirsi e scambiarsi oggetti e opinioni smettendo di essere quei soggetti passivi che sono i meri consumatori.

Ma sarà poi proprio vero!? Sarà il futuro?

Certo, ammette Napoleoni, è presto per cantare e vittoria e tutto potrebbe andare in fumo come la fallita rivoluzione degli hippy. Però ci sono anche dei fatti: Tripadvisor è una delle guide di viaggio più consultate, Netflix ha spinto al tracollo Blockbuster nella distribuzione di film a noleggio, Couchsurfing è per molti l’unico modo per viaggiare.

L’economia partecipativa dopotutto è a scopo di lucro.

Netflix lo scorso anno ha fatturato 116 milioni di dollari di profitti, il carsharing permette di abbattere i costi per assicurazione e manutenzione dell’auto, prestare parte dell’orto al vicino col pollice verde ma senza giardino abbellisce la casa e fa risparmiare sul giardiniere.“Le oligarchie industriali vorrebbero farci credere che questo comportamento distruggerebbe l’intero sistema economico. Ma non è così!” sottolinea con forza l’economista.


Lasciare Microsoft per Linux, farsi prestare un iPad solo per i giorni in cui lo si utilizza, scambiarsi i vestiti per bambini: il servizio è uguale ma si evita di creare un’insostenibile accumulazione di capitale.


Insomma, Loretta Napoleoni non ha dubbi, se fosse stato vivo, oggi Karl Marx avrebbe scritto il Manifesto del Partito Partecipativo...

martedì 23 novembre 2010

Permacultura. Progettiamo la nostra interazione con l'ambiente


Il più grave problema che abbiamo oggi, nella nostra culura occidentale è che abbiamo perso il rapporto con la natura, o con l'ambiente o la biosfera, che dir si voglia.


La storia è lunga, ma la soluzione c'è: è la permacultura.


La Permacultura è un processo integrato di progettazione che dà come risultato un ambiente sostenibile, equilibrato ed estetico.
Applicando i principi e le strategie ecologiche si può ripristinare l'equilibrio di quei sistemi che sono alla base della vita.
La Permacultura è la progettazione, la conservazione consapevole ed etica di ecosistemi produttivi che hanno la diversità, la stabilità e la flessibilità degli ecosistemi naturali.

La Permacultura è essenzialmente pratica e si può applicare a un balcone, a un piccolo orto, a un grande appezzamento o a zone naturali, così come ad abitazioni isolate, villaggi rurali e insediamenti urbani.Allo stesso modo si applica a strategie economiche e alle strutture sociali.
La Permacultura si può definire una sintesi di ecologia, geografia, antropologia, sociologia e progettazione.
Permacultura: agricoltura permanente per una cultura permanente. Una cultura umana non può sopravvivere a lungo senza la base di una agricoltura sostenibile e una gestione etica della terra.
Permacultura: pensare sentire inventare progettare il nostro essere integrati nel mondo. Disegnare il proprio sistema di vita, la propria casa, il territorio che la circonda, in modo armonico, in modo consapevole. Consentire al proprio essere nella vita di pensarsi da sé, non di essere pensato da altri. Sostituendo al dominio l'ascolto, alla violenza la curiosità, alla fretta la speranza.
Permacultura è la progettazione di una interazione consapevole ed efficiente fra l'uomo e l'ambiente.
Permacultura è ecologia coltivata.
La Permacultura è la progettazione e la gestione ecosostenibile e integrata degli insediamenti umani e produttivi nel territorio agro-ambientale.
La Permacultura non è una serie di teorie o metodi, ma un modo di pensare, in maniera sempre nuova e flessibile.

Semi e idee

Semi ed Idee son la stessa cosa.
Sono la creatività. Della biosfera e dell'uomo.
Un impercettibile seme di sequoia può produre un organismo di migliaia di tonnellate che vive per migliaia di anni. Una pianta dei miei amaranti può produrre 30, 50 mila piante il prossimo anno.
Un'inferenza, un ragionamento, un'intuizione possono aprire nuove prospettive di vita, coinvolgere milioni di persone, arricchire la terra di bellezze e bontà!!

Non lasciamoli cadere in un terreno sterile!

Questi pensieri li avevo ieri sera mentre con le mani insacchettavo i semi dei miei ortaggi per le prossime semine e con gli occhi scorrevo questo bellissimo recentissimo libro che proprio ti prende!!!



"La vita segreta dei semi" di Jonathan Silvertown, edito da Bollati Boringhieri

Eccone una piccola recensione: "Dietro ad ogni seme si nasconde l’intera storia dell’evoluzione. Il seme è infatti il principio di una nuova vita, è dal seme che un essere vivente complesso come solo le piante sono riesce a nascere. Ma il seme è in realtà molto di più. Ogni diversa tipologia di seme è infatti accompagnata da una serie di miti e di leggende che si sono diffuse con gli anni sul suo conto. Così i semi non sono solo il punto di partenza per capire il meraviglioso mondo delle piante e della natura ma sono anche un modo per immergersi nell’evoluzione storica dell’uomo e per comprendere non solo i cambiamenti delle sue abitudini ma anche la nascita di molte sue credenze. "

mercoledì 17 novembre 2010

CO2















Tutti i giorni andiamo a guardare questo sito, è più imporante dei siti meteo:
http://co2now.org/
e poi coltiviamo, piantiamo, seminiamo: è l'unica risposta a ciò che abbiam fatto con la CO2 sul pianeta ...

venerdì 5 novembre 2010

Il Decalogo - Primi passi verso un'alimentazione sostenibile

Stavolta ho copiato, ma è proprio un bell'articolo. Davide Bochicchio su Il Giornale del Cibo.



1. Biologico (privilegia la qualità). I prodotti biologici sono più sani e nutrienti di quelli convenzionali. Più sani perché non contengono sostanze di sintesi (come pesticidi, erbicidi ecc…). Più nutrienti perché le piante da cui derivano sono più forti. Non protette dalla chimica, le piante coltivate con metodo biologico, devono sviluppare un sistema di difesa più completo e sano, da qui la maggiore presenza di antiossidanti e vitamine rispetto ai prodotti dell’agricoltura convenzionale. Inoltre gli alimenti biologici sono più sostenibili, visto il ridotto uso di risorse non rinnovabili. In mancanza di prodotti provenienti da agricoltura biologica scegliamo quelli provenienti da lotta integrata. Ricordiamoci che la qualità paga sempre e deve essere sempre pagata adeguatamente.


2. Alimenti integrali. La natura non fa le cose a caso, dobbiamo sempre preferire gli alimenti integrali a quelli raffinati, sono più completi. Un cereale integrale contiene molte più vitamine, minerali e fibre di uno raffinato, senza parlare del sapore.

3. Poca carne, molti vegetali. La nostra dieta è tutta un eccesso, troppa carne, troppe calorie. Ridurre la carne, significa cambiare se stessi, si riduce la possibilità di contrarre malattie cardiovascolari e alcune forme di tumore, e significa cambiare il mondo; infatti il 70% delle terre coltivate è utilizzato per nutrire gli animali che noi mangiamo. Meno carne significa quindi più salute per noi e più cibo per tutti (pensa quanti terreni agricoli e quanti prodotti potrebbero essere utilizzati per l’alimentazione umana invece di finire nei mangimi per animali). I vegetali dovrebbero essere l’alimento base della nostra dieta, ricca di vitamine, sali minerali, fibra e acidi grassi essenziali, senza parlare dei legumi e dei cereali, fonti di proteine e carboidrati.




4. Olio d’oliva e burro. I grassi sono alleati fondamentali della nostra salute. Dobbiamo solo saper scegliere, alcuni sono ricchi di molecole essenziali, vitamine e antiossidanti, stimolano il nostro organismo e lo proteggono, altri sono solo un inutile fonte di calorie. L’olio extra vergine di oliva è il re dei grassi, usiamolo ovunque, anche per la cottura (solo nella frittura si può sostituire con un più economico e meno aromatico olio di oliva), usiamo anche il bistrattato burro, l’importante è non eccedere.



5. Alimenti riconoscibili, non trasformati, meglio con un ingrediente solo. Non chiediamoci cosa contengono, non ha importanza, chiediamoci piuttosto che forma hanno, cosa sembrano. Un cereale per la colazione a forma di orsetto e di colore verde non è normale e non deve essere riconosciuto come commestibile, anche se vi dicono che contiene tutte le vitamine. Volete un cereale? Prendetelo integrale e fioccato. Lo volete dolce? usate un po’ di miele biologico. Una busta di plastica con dentro il nostro pasto non è normale, andrà bene agli astronauti, noi siamo sulla terra e se vogliamo rimanerci, e non andarci sotto, evitiamola. Avete mai visto una mela con l’elenco degli ingredienti? E un pomodoro? Quanti ingredienti deve avere il pane? E quanti ingredienti deve avere un cereale per la prima colazione? Per stare tranquilli prendiamo alimenti semplici e…



6. Cucina tu e mangia meno! Questo è l’unico modo per essere sicuri di quello che mangiamo, cucinare significa conoscere, mangiare meglio e forse anche mangiare meno. Dobbiamo imparare di nuovo ad ascoltare il nostro corpo e capire quando è sazio. Oramai non si mangia più per fame, ma per abitudine o per golosità.


7. Fresco e di stagione. Gli alimenti migliori, più sani e più nutrienti sono quelli freschi, meglio ancora se sono di stagione perché sono stati raccolti a maturazione. Le vitamine, i nutrienti più delicati presenti nei nostri alimenti, cominciano subito dopo la raccolta a perdere le loro proprietà, evitiamo questo spreco.




8. Locale, autoprodotto, niente confezione. Se vogliamo parlare di sostenibilità dobbiamo anche pensare a quanti chilometri fa il nostro cibo. Scegliamo i prodotti che arrivano dai campi dei vicini agricoltori, o ancora meglio coltiviamo il nostro cibo nel nostro orto. La confezione ci sembra igienica, sicura, ma in realtà è uno spreco e dice molto del prodotto che contiene o meglio ci dice che probabilmente il poveretto ha fatto tanta strada per arrivare fin da noi.



9. Bevi acqua del rubinetto. Non possiamo dimenticarci dell’acqua! Cosa c’è di più sostenibile di un alimento che sgorga direttamente da casa tua, proviene da molto vicino, è sano, lo trovi sfuso e costa poco? Niente!


10. Parliamone. Si è veramente liberi se si può scegliere, si sceglie solo se si conosce. La conoscenza passa inevitabilmente dal confronto con gli altri, dalla condivisione, quindi dal parlarne. Vieni alle nostre conferenze e porta chi vuoi, ma soprattutto partecipa, fai domande e aiutaci a migliorare questo decalogo.

lunedì 1 novembre 2010

Piccolo e autonomo, ma collegato e solidale.

Studi, incontri e dibattiti mi portano sempre più a lavorare sulla creazione di qualcosa lontanto dalle realtà che stiamo vivendo, dove tutto è nazionale e multinazionale, globale e mastodontico: le reti nazionali di energia, la rete di distribuzione delle 'merci', i sistemi mediatici e finanziari.
Per dirne tre o quattro, ma siamo incastrati a a vari livelli in sistemi che, oltre a non saper gestire la loro complessità, hanno ormai obiettivi pericolosi e devastanti.
Incidono sullo sfacelo energetico del pianeta e sulla libertà degli individui: vogliono solo schiavi che consumino e paghino bollette!
Spero che basti.
Vanno abbandonati al più presto e con ogni determinazione possibile.

E lavorare sul piccolo, sul fatto da noi, sul riequilibrare le risorse su quel che si ha, sul non vivere di debiti, nè finanziari nè energetici!!

La partenza è sicuramente, l'autonomia alimentare, il farsi da sè ciò che ci serve per vivere, ed eliminare tutto il ciclo costosissimo da un punto di vista energetico con cui siamo stati viziati e, a nostra insaputa, rovinati.

Come si fa ormai ad andare a comprare l'insalata che ha un costo energetico pazzesco, per non dare a chi la mangia nessun apporto nutritivo sicuro ma una sicura immissione di sostanze dannose che l'industria alimentare immette in questo vago ricordo di prodotto naturale!!!

Questo discorso però però non è rifiuto del collettivo, ma la creazione di un collettivo diverso, di una comunità vera, che quando al vicino manca l'insalata, senza nemanco chiederla lui se la trovi sul tavolo!!
E' la solidarieta che quei 'grandi sistemi' ci hanno tolto dal DNA o perlomeno dalla cultura cristiana plurimillenaria che avevamo e che però non conveniva continuassimo ad esercitare.
Ritroviamola in fretta.
In natura c'è solidarietà non competitività.

lunedì 11 ottobre 2010

Usare le nostre mani... ora vi aspetto

Usare le mani, solo le mani, per non usare macchine strumenti ed ogni cosa che ci separa dal prodotto del nostro lavoro.
Sbattere un uovo, ci vuole il frullino, avvitare una vite, ci vuole l'avvitatore. Tutto sostenuto da energia esosomatica.
Ma è con l'energia endosomatica, abbiam costruito civiltà e viaggiato e scoperto. La maniacale esigenza di strumenti a motore per togliere di mezzo questo scomodo motore che è il nostro corpo con mani e piedi ha raggiunto episodi paradossali.
vedo una trentina di contadini, dal mio campo, andare nei loro terreni. quasi tutti soo capaci a fare tutti i lavori senza toccare con un piede la terra. scendono dal loro trattore per un bisogno fisiologico, al più.
Sapere se la terra è in tempra, toccare una pianta estirpare anche solo un arbusto nonchè fare a mano un pezzo di fosso, guai!!
enno!! Io sabato vado nel campo e porto via a mano 4 quintali di mais ad otto file, pensando alle polente di quest'inverno.
E con l'occasione fare qualche riflessione sull'argomento.
E fare concretamente un bilanco energetico, oltre che una bel a marenda sinoira lì nel campo.

Opportunità e miglioramento

L'attuale crisi la stiam vivendo male. La stiam vivendo con gli occhi di sviluppisti incalliti che vogliono ancora pensare a crescere e ad avere di più e vivono nel terrore di non disporre di qualcosa che possedevano prima.
Parlo con il noi, perchè vedo che, pur già riuscendoci a liberarmi qualche volta io e chi ho attorno non riusciamo a liberarci da bisogni e paure indotte dai bisogni ... ed il mondo attorno diventa cupo e misero per nostri atteggiamenti mentali.

Bisogna vivere quesa crisi come una liberazione, una possibilià di crescere in modi e mondi diversi, una rivalutazione di ciò che si era deprezzato per non dire disprezzato, una ricostruzione che mai si era tentata di valori e risorse.

E' solo l'agire verso un mondo nuovo che ci spaventa? Guardiamoci quanti siamo ormai a pensarla diversamente, partiamo sul nuovo sentiero ed abbandoniamo alle ortiche i vecchi schemi.

Chiudo con una frase celebre del movimento 'transition towns'.


"Ragionando fuori dallo schema corrente, possiamo in realtà riconoscere che la fine dell'era di petrolio a basso costo è un'opportunità piuttosto che una minaccia, e possiamo progettare la futura era a bassa emissione di anidride cabonica come epoca fiorente, caratterizzata da flessibilità e abbondanza - un posto molto migliore in cui vivere dell'attuale epoca di consumo alienante basato sull'avidità, sulla guerra e sul mito di crescita infinita",

domenica 10 ottobre 2010

Il cugino di Poirino*

*errata corrige in fondo.

Recentemente, durante un consiglio comunale a Torino, il sindaco Chiamparino per rispondere ad un consigliere ( o farlo tacere?!) che faceva un discorso sulla decrescita, sbottò in una risposta da far cadere le braccia ma emblematica: " Ma il mio cugino di Poirino*, quando sente parlare di decrescita, o di sviluppo senza crescita, proprio non capisce!!"

Caro sindaco di Torino e non di Poirino, stiamo cercando chi può essere, qua a Poirino, tuo cugino e, visto che non ci riesci tu - ma perchè non la vuoi capire - la decrescita gliela spieghiamo noi.

Ma questa boutade è da prendere come esplicita dichiarazione che chi è nell'attuale ingranaggio del mondo politico, sia schierato a destra sia a sinistra, sia al governo sia all'opposizione, sia al centro sia in periferia ... non riesce ad uscire dal suo mondo di sviluppo e sostegno di un sistema che è già finito. Ma ci è dentro non lo vede e non lo vuol vedere!!
Partiti, schieramenti sono partecipi solo delle loro logiche di potere, pensano solo ad accaparrarsi consensi per trasformarli in potere; non sono assolutamente in grado di percepire i cambiamenti a cui andremo incontro tutti, se vorremo raggiungere una sostenibilità, come dell'esisenza di movimenti di chi dal basso stan vivendo e costruendo questi cambiamenti!!

Fa tristezza comunque che proprio chi è schierato a sinistra non li percepisca e che dovrebbe invece esserne il portavoce!!!
Chiamparino l'ha fatto capire fin troppo bene.

E' paradossale!

Le contraddizioni in un linguaggio non si risolvono da dentro, ma costruendo un linguaggio superiore, ed abbandonando il precedente.

E così anche nella democrazia rappresentativa, oggi più che mai. Sarà la democrazia partecipativa che può farci fare il passo ... oltre .

*errata corrige. lo stimolo per questo post me l'han dato delgi amici che mi han citato cosi il sindaco Chiamparino. ho cercato il pezzo su You Tube e l'ho trovato, eccolo, ascoltatelo
http://www.youtube.com/watch?v=zkDJwnu8D6Y,
ma trattasi di cugino di Asti! può darsi che in altri contesti il sindaco abbia usato Poirino invece che Asti. Poco cambia comunque! Chiamaprino non sa spiegare a cugini ovunque residenti cosa sia la decrescita ed uno sviluppo senza crescita!! ed è questo il guaio, non solo suo, ma di tutta la sinistra.

giovedì 16 settembre 2010

Giusta la frase, eccessiva l'estensione

"...faccio l'agricoltore per curare la terra, nutrirla, non per depredarla..."

Sting

Sting con sua moglie, l'attrice Trudy Styler, ha da anni un bellissimo podere in Toscana a Figline Vadarno, dove i terreni su cui sono coltivati frutta e verdure biologiche si estendono per oltre trecento ettari.

Caro Sting, li farai coltivare - 300 ettari - e le mani non le metti nella terra. Ma tu puoi.

IL NON FARE. "Quelli che su facebook non fanno ... "

"Quelli che su facebook non fanno ... altro che cazzeggiare! "
"Per tutti quelli che invece di studiare stanno su facebook a cazzeggiare!!!"
sono espressioni dell'autocoscienza di facebook, dicono tutto.

Queste sono pagine o gruppi cliccatissimi sullo stesso social network su cui tutti ormai andiamo.

Sono alcuni giorni che ci sto provando anch'io, tra mille altri impegni ...

Ebbene: già concludo.

Una sola sensazione-stato: quello della dispersione.
Dispersione di risorse e tempi.
Dispersione che è anche il contrario di concentrazione.
Dispersione di valori in quantificazioni inutili: l'amicizia è un valore, una qualità della vita, lì è stato quantificato anche questo. Pensiamo di misurarlo con i numeri degli amici e dei post!! Pensiamo di possederlo, crescerlo, lo bramiamo come un bisogno non come una virtù.
Che brutto.
Dispersione ed entropia dell'informazione.
Dispersione nella casualità: quando apro un libro so cosa vado a leggere e fin dove leggerlo, su facebook no.
Dispersione del non fare in mille rivoli di attività frenetiche che non han senso.

Due sono i 'non fare' che conosco: uno è questo di facebook, ma in realtà, come ho detto, è un fare vorticoso ed inutile che non da risultati. L'altro è il 'non fare' dell'agricoltura naturale [mi riferisco a Fukuoka, La rivoluzione del filo di paglia. già detto anche qui, ma ecco una buona lettura: http://www.aamterranuova.it/article1658.htm ] che lascia al fare vorticoso della natura quello che deve a dare a noi il risultato: le risorse che ci servono.
Nel primo la mente si stressa e non trova, nel secondo si riposa e trova se stessa ed anche il sostentamento.

Scelgo ovviamente il secondo.

mercoledì 11 agosto 2010

Mani e piedi e tecnologia

Siamo nell'era in cui una vite non si avvita se non ho l'avvitatore, un uovo non si sbatte che con frullino elettrico. Chiamare una persona vuol dire telefonarle, quasi sempre.
La tecnologia è sempre in mezzo tra noi e ciò che vogliamo fare, fra noi e chi vogliamo raggiungere.
Non sappiamo più fare uso del nostro corpo, del nostro sentire e parlare, del nostro moto, del nostro costruire senza appoggiarci a qualcosa di già fatto che ci svuota la creatività.
Già è pesante avere mille saperi che ci portiamo dietro e non ci lasciano scoprire il nuovo, ma dover sempre mantenere uno strumento, un costrutto per non ritrovare mai più la genuinità di un gesto è catastrofico.

Amaranto e mais da polenta

Sono aperte le iscrizioni.

Mentre tutti vanno in vacanza, a scaricarsi da stress e 'fatiche' io invece giro a chi mi legge un invito un po' provocatorio, ma ci sta.


Chi viene con me a raccogliere a mano il mais 'otto file' per farci la polenta?


L'anno scorso ci osno riuscito, ci riuscirò anche quest'anno, penso proprio di sì.
Intenderei raccoglierlo a mano, poi sfogliarlo e seccarlo al sole, trebbiarlo e ventolarlo, tutto a mano. Sarà una polenta più conviviale del solito.


Cerco volontari, saran 5-6 quintali di mais sgranato, un giorno di divertente lavoro in gruppo, con una pinta di barbera per farci una cantata.


Ci vorrà ancora almeno un mese. Ma comincio a diffondere l'idea.



Assieme al mais c'è quest'anno una novità: raccoglieremo 400 piante di amaranto che stanno ora buttando la spiga. Sono una meraviglia. Crescono a vista d'occhio.


Raccoglieremo anche quello, sempre tutto a mano. E poi combiniamo assieme che farcene. Cerco consigli. da un punto di vista organilettico, questi semi devono essere il non plus ultra.


Era la pianta sacra degli Inca e noi invece la consideriamo un infestante.
Si può far di tutto con questa pianta. Ve lo racconterò. Anche sfidare la monocultura del mais!!! che era la provocazione che mi ha convinto di mettere giù queste due fila di magnifiche piante!!




giovedì 29 luglio 2010

Seduzione e sostenibilità


Che fare per sopravvivere oggi?


Dedicarsi a cose impegnative e 'serie' o trovare piacevolezze ed attrazioni momentanee.

Stanno andando di moda 'corsi di seduzione', 'corsi per scoprire il lato nascosto della femminilità' ... nascosto ma quanto?

E c'è anche chi si è inventato un lavoro: "si fa i soldi" con queste attività.

Sicuramente il femminismo dell'altro secolo non pensava a questa evoluzione.

Ma non è del mondo femminile di cui voglio qui parlare, anche se le riflessioni in merito ci sono e chiudo il discorso linkandovi un recente articolo della stampa:

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/201004articoli/53860girata.asp.

Che fare? veniamo alla domanda di partenza.
A cosa va dietro oggi la gente oberata da modelli televisi e di esteriorità pacchiana?
Tra un corso sulla sostenibilità ed un corso sulla seduzione, cosa sceglie? Ma è indubbio: va a pagare un corso sulla seduzione, così è, e non va nemanco gratis ad un corso sulla sostenibilità.

Che fare? Per rendere 'attraente' e non dico piacevole e stimolante un discorso in cui rivedere i propri stili di vita non per provare la soddisfazione di una momentanea attrazione ma per dare un nuovo senso allo stare sul pianeta?

Che fare? Per far capire anche a chi vuol 'sedurre' che dopo la seduzione occorre saper 'sostenere' anche quel risultato dell'attrazione, ... con valori, con un offerta di vita. Sedurre ma per che cosa? Per un momento, un attimo, una prestazione? O per uno stare ed un essere sicuri/sicure e stabili?

Che fare? Per rendere credibile e vendibile questa intuizione che ho, che tutto deve essere visto ed appreso nella 'sostenibilità' e fuori di questa tutto è apparenza ed inganno?

Che fare? Perchè questo discorso non sia preso come predica noiosa ma porti ad un sensato e tranquillo modo di rivedere i nostri modi di operare, quotidiani e generali, come aziendali e privati, come sociali e famigliari?

Ci vuole sì la fantasia, la visibilità e la bellezza. Ma ci vuole anche l'interiore convincimento e la riflessione.

Che vuole fare l'uomo e la donna oggi?

No. Andare dietro ad una moda, una facile moda, no. Proprio no. Non bisogna lasciarsi attrarre dai luccicanti successi di una moda ...
E' ad una parte più importante dell'uomo su cui bisogna lavorare, ne sono certo ...
... ma neppure ho voglia, ed ha senso, predicare, nel deserto, la salvezza a cui nessuno crede.

Son Giovanni ma non Battista.

lunedì 5 luglio 2010

Assieme alla 'ghiandola pineale' ecco 'la legge del minimo'.

Pochi giorni fa ho affrontato il problema di quel razionalismo cartesiano che ha portato le umane genti a vivere in tanti "immaginari" ormai lontani dalla terra su cui viviamo. Immaginari che ci portano alla catastrofe e ad un saccente inconscio che paradossalmente è il contrario di quanto quel razionalismo del cogito ergo sum pretendeva di procurare alle sorti dell'umanità.
Finivo col dire che avevo pronto un carnet di 'immaginari' ereditati da questo razionalismo ...
Ne ho scoperti di quei tanti che ho problemi a scriverli tutti con un certo ordine. Come pure ho scoperto che il tema prendersela col RAZIONALISMO partendo da Cartesio è fin troppo praticato da tante filosofie da parere banale ormai.
Me ne scuso. Ma quel che voglio proporvi qui forse non lo è poi così tanto.
Già. Come abbia fatto a chiamar scientifico il buon Descartes quella storia della ghiandola pineale che univa la res cogitans e la res estensa, ancor non si sa.
Due deduzioni in croce, in quell'ottica di meccanicismo puro, han portato a conclusioni assurde. Ma per fortuna la cosa ha provocato pochi guai.
C'è invece un altro caso nella storia delle deduzioni scientifiche che partento da altrettanto banali asserzioni invece ha portato a gravissime conseguenze per la biosfera tutta, o perlomeno a quella in cui l'intervento umano (l'agricoltura) s'è fatto sentire. E le aveva presagite lo stesso autore.
Avevo letto tempo fa su cosa si fondavano le conclusioni del famoso Justus von Liebig (1803-1873), l'inventore dell'industria alimentare (il famoso dado), che lo portavano a definire gli elementi P (fosforo), K (potassio), N (azoto) fondamentali per la nutrizione delle piante.
Aveva ridotto in ceneri varie parti vegetali e gli erano rimasti nella provetta questi tre elementi. Tutto qui. e da qui è partita la sua legge del minimo: la produzione agricola è regolata dall’elemento presente in quantità minore rispetto alle esigenze della coltura.
E da qui è partita l'industria chimica dei fertilizzanti.
Da qui è partita la forsennata rivoluzione verde dell'agricoltura.
Da qui è partita la cristallizzazione dei suoli e la desertificazione ormai evidente delle pianure agricole, tra cui la pianura padana, tanto per rimanere in casa.

Nessuna considerazione che il vegetale (posto in coltivazione) è un COMPLESSO essere vivente che vive di tante altre cose. Nessuna considerazione che la fertilità del terreno è da salvaguardare prima ancora del singolo prodotto da estrare da esso.
NESSUNA CONSIDERAZIONE PER L'ECOSISTEMA.
L'agricoltura diventa così un processo freddo e meccanico, col suo input per un suo output.
Input: introduzione nell'ambiente, neppur necessaria la terra, di un seme e di una certa quantità di elementi. Output: estrazione di un prodotto. FINE.
...
Ma lo stesso Liebig se ne accorse, seppur tardi e seppur inascoltato da ben più di un secolo.
Ma lo ascoltiamo adesso, boiadunmondo ... umano!!!

“Confesso di buon grado che l’uso dei concimi chimici era basato su presupposti in realtà inesistenti. I concimi chimici avrebbero dovuto portare una completa rivoluzione nell’agricoltura, sarebbe stato abbandonato il letame di stalla e sarebbero state sostituite con i concimi chimici tutte le sostanze minerali asportate dai raccolti. Si sarebbe potuta coltivare sempre la stessa pianta sullo stesso campo, [...], senza discontinuità e senza che si esaurisse la fertilità del suolo, secondo i desideri ed i bisogni dell’agricoltore. Avevo peccato contro la saggezza del Creatore ed ho ricevuto la meritata punizione. Volevo portare un miglioramento alla sua opera e nella mia cecità credevo che nel meraviglioso concatenamento delle leggi che regolano la vita nella superficie terrestre, continuamente rinnovandola, fosse stato dimenticato un anello, che io, povero verme impotente, avrei dovuto fornire.”

E dopo più di un secolo di chimica perpetrata con la scienza, ci vorrebbe un po' di umiltà sentita con un'etica nuova.

giovedì 1 luglio 2010

Dai paradossi alla realtà: dal prato all'inglese al prato alimurgico

Credo che l'uomo (maschio) abbia nella sua storia inventato il prato all'inglese riversando in questa triste idea tanti ma tanti suoi problemi.
Ne espongo qui due o tre.
Sento sovente dei colleghi che chiudono la settimana d'ufficio, siamo al venerdì a pranzo all'incirca, e cominciano a sbraitare tipo: "basta con questo stress ... qui devo scaricarmi un po' sul mio prato" . Tradotto: appena arriva a casa, col tosaerba fa la rasatura settimanale.
Ma come è possibile che scarichi lo stress una tale attività assassina: buttarsi su migliaia di esseri viventi seppur vegetali e rasare via tutto, che sopravvivano o no, poco importa; distruggere migliaia di habitat di animali, magari uccidendoli nell'unica strage!!???
Un altro amico, vicino "di prato" nella casa in montagna, aveva un problema. Ma come fare a debellare 'sto tarassaco (in dialetto pisacan, detto tutto) da quel suo bel prato verde che immancabilmente ogni sabato rasava, ed ogni sabato successivo 'ste maledette piante non solo distruggevano l'uniformità dei suoi 30 (nemanco) metriquadri di prato artificiale a 1500 m slm. ma riuscivano addirittura a metter fuori dei fiori!!! Inaudito. Ma finalmente, ecco la sua raggiante riuscita, raccontata a tutti: trovato un diserbante specifico, una porcheria da mais per gli interventi in post-emergenza, qualcosa che dove lo metti lo ritrovi per una decina di anni. Ebbene, da non crederci: nessuno era più felice di lui: arrivava in montagna, rasava da assassino, irrorava da criminale e poi allargava sul prato martoriato all'inverosimile gli sdrai e si distendeva beato tutto il week end, respirando goduto la bell'aria di montagna.
Ma il tarassaco gli sopravviverà, non lo sa, povero untorello!! Forse è la pianta con più vitalità che esista in tutto il regno vegetale.
Eppure, come tanti maschi nel mondo animale - mi permetto un escursus in etologia - gli uomini han bisogno di esternare qualche comportamento contro la vitalità che hanno attorno, lo fanno tutti gli animali territoriali che devono cacciare via altri maschi. Ma una cosa carina lo fa l'uccellino che canta e canta e canta sempre per non far arrivare concorrenti sulla fecondazione delle sue uova, una cosa più crudele è il bisogno di manifestare il proprio dominio su un prato spianandolo sistematicamente. Ma credo sia una cosa simile quella che l'umano fa col tosaerba, inconsciamente evidentemente, chiedo conforto di qualche antropologo che mai mi legga.
...
Tutto questo pensiero è per dire, che il prato all'inglese se è nato da un inconscio primitivo che l'evolutissimo umanoide con rasaerba ultimo modello non sa più di avere, bisogna farlo morire al più presto perchè è uno spreco energetico dei più macroscopici. Quel collega che al venerdì bramava di andare a casa per accendere il motore e sterminare, il lunedì mattina ti racconta al bar le fatiche che ha fatto per portar via sacchi neri di tutta quell'inutile erba. Qualche volta penso di aver incontrato dementi solo io, ebbene no: sono tantissimi che ragionano e vivono così.
...
Torniamo al tarassaco di montagna, piante edule, minestroni squisiti!! e veniamo alla proposta. Perchè non trasformare l'inutile tappeto erboso in un variopinto tappeto di erbe commestibili, quelle che gli erboristi chiamano erbe alimurgiche?? Vanno dalle erbe aromatiche a semplici insalate, piante essenzialmente spontanee.
Ne propongo un elenco, che specialisti in erboristeria delle comunità montane cuneesi hanno studiato sui nostri territori.
...

Le specie alimurgiche

Alliaria petiolata – Alliaria comune
Amaranthus retroflexus - Amaranto comune
Borago officinalis - Boragine
Cichorium intybus - Cicoria
Diplotaxis erucoides – Rucola selvatica
Chenopodium Bonus Enricus - Spinacio
selvatico
Humulus lupulus - Luppolo
Lepidium sativum - Crescione
Knautia arvensis – Ambretta comune
Parietaria officinalis - Parietaria
Primula acaulis - Primula comune
Pulmonaria officinalis - Pulmonaria
Rumex acetosa - Acetosa
Satureja montana - Santoreggia
Silene vulgaris - Silene
Taraxacum officinale - Tarassaco
Tragopogon porrifolius – Barba di becco
Urtica dioica - Ortica
Valerianella locusta - Lattughetta

...
Io ci sto provando. sarà una versione plebea del 'tout-en-un' dei giardinieri francesi, ma secondo me è foriero di grandi sviluppi ed idee innovative sull'utilizzo dei piccoli territori domestici. Credo ci risentiremo, sull'argomento.

mercoledì 16 giugno 2010

Piccola alluvione ... francese

Mentre in Francia, poveretti, soffrono davvero, in Piemonte ne abbiamo viste di brutte pure noi.
Il mio campo è allagato, ma il settore semenzaio è salvo, ma è improbabile che riesca a togliere delle piante, rimandiamo però solo di due giorni, penso che sabato mattina possiamo distribuire quanto già oggi tanti ci hanno chiesto.
Avanti ...
Ci sono anche dei tortarelli abbruzzesi, dei caroselli leccesi e dei cetriolini di parigi, pochi ma ci sono ...

martedì 15 giugno 2010

Cucurbitacee oltre alla sopravvivenza, per la loro sopravvivenza

Scambio, cedo, offro, fate voi.


Ho una bellissima produzione di zucche, zucchine, meloni e qualche anguria, semi buttati quasi per gioco con l'amico Renzo, entusiasta dell'orto quanto me, su una terra BELLISSIMA che restituisce tanto con poche cure.


Che fare? saran 500 possibili piante che non riesco a trapiantare ed ospitare. Due o tre giorni e devo darle via. Cioè entro sabato 19 giugno.



Ve ne faccio un elenco dettagliato.

Zucchino chiaro genovese, zucchino tondo di nizza, zucca trombetta d'albenga, zucca gigante potiron rouge très hàtif d'ètampes, zucca mantovana, zucca potì marrons (sa di castagna), zucca luffa, zucca villanova piacentina, melone zuccherino d'ingegnoli, melone rospo, melone liscio cantalupo, melone superprecoce du roc, anguria da mostarda, ecc...

Telefonatemi, ma fate presto, 331 410 55 64, scrivete a gio.parigi@libero.it oppure ci trovate nel campo.



Mi mancano, di ortaggi, melanzane e peperoncini. Cerco pure piantine di piccoli frutti.

Ma mi basta scambiare esperienze.



Un anziano amico, vicino di casa, mi dice sempre in piemontese: "fa atension che con l'òrt 't fai tanti amis" ...

domenica 13 giugno 2010

Scuola del fare

Tanti teorici, non voglio dire tutti.
Tanti propongono nuovi stili di vita, li professano in rete e sui media, li scrivono ...
Ma pochi sono quelli che li propongono come realizzazioni od almeno insegnino come concretamente si debba cambiare la vita, in modo graduale ma programmato e sicuro.
questo è il futuro della formazione.

giovedì 10 giugno 2010

Immaginari e realtà. La decolonizzazione della mente

Lo stimolo per riprendere e continuare questo blog c'è.
Le premesse per un grande progetto ci sono. Anzi c'erano già ...
Latouche le ha solo risvegliate.

Continua la storia dell'uomo che parte dal seme di grano.

Dal seme di grano l'umanità s'è costruita tanti immaginari che l'han seguita nella storia, il primo immaginario è quello del progresso e dello sviluppo, quello economico.

Vedendo quel seme ed impossessandosi della sua vita l'uomo ha pensato che tutto potesse avere uno sviluppo ed una crescita, tutto si doveva trasformare in una rendita: semino uno e ne raccolgo più di uno.
Ma tutto così non è. E questo immaginario va ricondotto alla sua realtà. L'illusione economicista va smascherata. Va decolonizzata dalle nostre menti, come dice Latouche.


L'altro immaginario che bisogna combattere e sconfiggere, saremmo ancora in tempo, è il razionalismo cartesiano, che poi sarà razionalismo scientifico o "La scienza" tout cour, non importa.

Questo signore, Cartesio, disse un giorno che la realtà si divideva in res cogitans e res extensa. ... opo aver anche detto che il fondamento ultimo dell'essere sta in quel 'cogito ergo sum', come dire che delle due realtà, quella che conta non è sicuramente quella ...'extensa'!!
Con res cogitans si intende la realtà psichica a cui Cartesio attribuisce le qualità, lui dice, dell'inestensione, della libertà e della consapevolezza. La res extensa rappresenta invece la realtà fisica, che è estesa, limitata e inconsapevole.
Cartesio era invasato della fisica meccanica del suo tempo, con essa pensava si potessero raggiungere tutte le spiegazioni della realtà 'estensa'.
Per tutto ciò di cui si può dare un modello meccanico, tale modello è anche sufficiente come spiegazione del fenomeno sotto considerazione. Un modello meccanico opera solo con la fisica meccanica, cioè con corpi estesi in movimento. corpi semplici disposti e misurabili quantitativamente nello spazio e nelle loro trasfromazioni nello stesso. Il mondo biologico Cartiesio lo ignorava. Alle complessità di una cellula e dei suoi fenomeni interni non poteva averne cognizione.
C'erano però, fenomeni - continuando il pensiero dell'illustre - quali il linguaggio ed il pensiero per cui non è possibile dare un modello meccanico. Perciò, conclude Cartesio, queste facoltà esistono al di fuori del dominio della res extensa e bisogna assumere l'esistenza di un secondo dominio ontologicamente distinto dalla res extensa.
Pensiero e linguaggio sono dunque fenomeni pertinenti alla res cogitans e devono essere studiati e spiegati con un modello e una scienza diversa dalla meccanica.
Ma dinuovo, nulla si trova in Cartesio che gli permetta di considerare anche sentimenti ed emozioni, se non espressioni fisiche della parte fisica-extensa del corpo umano!!!

Quindi niente biologia, niente emotività, niente qualità di esseri viventi, ma solo logica e meccanica, matematica e estensione spaziale di corpi misurabili.
Supponenza immane e madornali semplificazioni. basti pensare a quella soluzione ridicola della ghiandola pineale!!

Poiché queste due realtà sono molto eterogenee e fondamentalmente non possono interagire, si crea un problema nella spiegazione della capacità umana di agire secondo libera volontà. Come possono interagire i due domini di res extensa e res cogitans nell'uomo? Cartesio cerca di risolvere la questione del dualismo ammettendo comunicazione tra i due domini per mezzo della "ghiandola pineale" (l'odierna ipofisi)!!! Dove sia andato a trovare questa pensata , senza nessun riscontro 'scientifico' non mi è dato sapere.

Ma su questo "immaginario" cartesiano , così banale e ridicolo per noi, ancora oggi si fondano degli "immaginari" molto presenti e pesanti nel nostro mondo.

eccone un piccolo 'carnet', ma poi ne parleremo ancora.

Ritenere che ....
... con quanto l'uomo pensa ed elabora nel suo razionalismo scientifico sia sufficiente per spsiegare, governare, modificare il mondo esterno,
... tutto sia riconducibile a spiegazione razionale in base ai fenomeni manifestati,

mercoledì 9 giugno 2010

bravo Latouche!!

Buondì, rieccomi o rieccoci... son passati alcuni mesi. Ma ci siamo.

A modo mio, con questo blog, ho detto le stesse cose dell'indubbiamente bravo, Serge Latouche, e a cui non mi avvicino nemmeno per un confronto.

Vorrei parlare del suo ultimo libro, "l'invenzione dell'economia", un saggio di interrogazione radicale sul terreno di una delle "invenzioni" cruciali della modernità. Come si è formato il nostro "immaginario economico", la nostra visione economica del mondo? Perché oggi vediamo il mondo attraverso i prismi dell'utilità, del lavoro, della concorrenza, della crescita illimitata, del profitto? Che cosa ha portato l'Occidente a inventare il valore produttività, il valore denaro, il valore competizione, e a costruire un mondo in cui nulla ha più valore, e tutto ha un prezzo?

L'immaginario economico va riportato accanto agli altri immaginari che l'umanità si è costruita, quello religioso, quello ideologico. I sacerdoti delle banche e delle borse non son forse degli illusionisti peggiori che attirano folle su un credo secolarizzato ma pur sempre una 'fede'?

Serge Latouche ritorna qui alle origini di questa economia che i primi economisti definivano la "scienza sinistra", e articolando la sua argomentazione in prospettiva storico-filosofica, mostra come si è plasmata la nostra ossessione utilitarista e quantitativa, e ci permette così non solo di gettare uno sguardo nuovo sul nostro mondo, ma soprattutto di affrontarne la sfida sul piano di valori davvero fondamentali come libertà, giustizia, equità.

Cioè i valori del mondo reale scoperto senza l'intermediazione dell'immaginario umano.
Ed è il mondo del 'seme di grano', l'unico mondo dove c'è una crescita. Semini un chicco raccogli una spiga. E gli uomini, su questa visione han pensato di riprodursi ed immaginarsi dei 'processi' (economici) dove pensavano ci fosse crescita e sviluppo, per giunta illimitati, senza un rapporto con la terra.

Bravo Latouche!! ora torno nel mio giardino, ma prima riporto, qui sotto, per chi mai vuol leggere questo blog, un pezzo di due giorni fa comparso su Repubblica.



Io, economista finalmente felice vi racconto la mia vita a impatto zero
Repubblica — 05 giugno 2010 pagina 39 sezione: CULTURA
"Da molto tempo ormai non uso più l' automobile, mi muovo soltanto in bicicletta. Quando vengo in Italia, cosa che mi capita spesso, non prendo mai l' aereo, solo il treno. Anche se sono stato a lungo un amante della carne, ora ne mangio pochissima, mi diverto a scoprire altri sapori, perché gli allevamenti intensivi di bestiame sono tra le prime cause dell' inquinamento atmosferico. Un chilo di carne equivale a sei litri di petrolio. Preferisco comprare quel che mi serve nelle piccole botteghe e cerco di usare ogni cosa sino a consumarla del tutto. Piuttosto che buttare, riparo, anche se oggigiorno costa meno comprare un oggetto nuovo fabbricato in Cina. Ma preferisco appunto allungare la vita delle cose, o riciclare, combattendo così la filosofia dell' usa-e-getta, l' obsolescenza programmata dei beni. Non possiedo un cellulare, e sto bene così. Pratico quello che il mio maestro Ivan Illich chiamava "tecnodigiuno". Non guardo mai la televisione e ho soltanto un computer che mi permette di consultare ogni tanto le email. Non mi collego ogni giorno alla posta elettronica, faccio delle lunghe pause anche in questo. Spesso scrivo lettere a mano perché è un modo di dimostrare a me stesso che non ho bisogno di una protesi elettronica per comunicare con gli altri. L' importante è resistere alla "tecno-dipendenza". Si può usare la tecnologia ma bisogna evitare di esserne schiavi. Benché faccia tutte queste rinunce rispetto allo stile di vita moderno, non sono da compatire. Invertire la corsa all' eccesso è la cosa più allegra che ci sia. La mia unica regola è la gioia di vivere. E' possibile immaginare una società ecologica felice, dove ognuno di noi riesce a porsi dei limiti, senza soffrirne perché non si sono create delle dipendenze. E' ormai riconosciuto che il perseguimento indefinito della crescita è incompatibile con un pianeta finito. Se non vi sarà un' inversione di rotta, ci attende una catastrofe ecologica e umana. Siamo ancora in tempo per immaginare, serenamente, un sistema basato su un' altra logica: quella di una "società di decrescita". Io parlo di decrescita felice, perché sono convinto che si tratta di piccoli aggiustamenti che ognuno di noi può fare senza soffrirne. Da giovane ero un economista esperto di sviluppo. Negli anni Sessanta sono stato in Congo e poi nel Laos per attuare programmi di sviluppo economico. E' così che è incominciata la mia riflessione critica su questo modello di crescita continua. Pensavo essere al servizio di una scienza, in realtà si trattava di una religione. Gli economisti come me allora sono dei missionari che vogliono convertire e distruggere popoli che vivevano diversamente. Quando ho iniziato a non seguire più questa dottrina assoluta, in vigore ormai da decenni, ero molto isolato. In Occidente nessuno ha avuto il coraggio di parlare di decrescita fino al 1989, dopo il crollo del Muro. Quando siamo entrati in un mondo globale, senza più differenze tra primo, secondo o terzo mondo, lentamente c' è stata una presa di coscienza. Oggi non si tratta di trovare un nuovo modello economico ma di uscire dal governo dell' economia per riscoprire i valori sociali e dare la priorità alla politica. Ognuno di noi può fare qualcosa intorno a quelle che io chiamo le otto ' R' . Ovvero rivalutare, riconcettualizzare, ristrutturare, ridistribuire, rilocalizzare, ridurre, riutilizzare, riciclare. Rivalutare significa per esempio creare un diverso immaginario collettivo, fatto dell' amore per la verità, di un senso della giustizia e della responsabilità, del dovere di solidarietà. Rilocalizzare vuol dire produrre a livello locale i prodotti necessari a soddisfare i bisogni della popolazione. Riutilizzare e riciclare è anche l' unico modo di evitare di essere sommersi dai rifiuti infiniti che stanno distruggendo la Terra. Le otto ' R' sono cambiamenti interdipendenti, che insieme possono far nascere una nuova società ecologica. Una società nella quale ci sentiremo di nuovo cittadini, e non più solo semplici consumatori." (testo raccolto da Anais Ginori) - SERGE LATOUCHE

martedì 9 febbraio 2010

il coraggio della realtà

Mi fa tanto ridere, ma tanto, Piero Bevilacuqa, ineguagliabile storico, i libri suoi letti e riletti.
Ma perchè dire che la parola 'decrescita' - seppur necessaria - è infelice e va studiata un'altra espressione per ... quel che ci capita.
Il problema è che non bisogna trovare una falsità linguistica per spiegare la nuda realtà che ci aspetta.
Occorre invece dire che FALSO era il termine crescita ( o i termini: sviluppo, progresso ... et similia).
Falsi perchè l'uomo non deve crescere sui parametri quantitativi e materiali, sono rifiutati da culture e religioni da migliaia di anni ed ora in questi ultimi secondi di 'civiltà' li esaltiamo.
Falsi perchè, al termine di questo millantato periodo storico di crescita-sviluppo-progresso mai l'uomo è stato carico di bisogni-schiavitù-vizi-povertà spirituale!!!
Falsi perchè fondati sull'insignificante.
Si è esaltato, e si continua ad esaltare purtroppo, l'opulenza, l'arroganza, l'aggressività, la sopraffazione, la diseguaglianza, eccetera eccetera che potrei continuare per tre righe ...
Quindi.
Perchè bluffare per cercare di non parlare di 'decrescita' e non avere invece il coraggio di asserire che ci siamo o ci hanno ingannati, era falso tutto il prima, forse l'ora ed il futuro sarà VERO.

domenica 7 febbraio 2010

Impazienza planetaria

Riflessioni che mi son venute oggi, spontaneamente, mentre si preparavano gli gnocchi di zucca.
Incalzati dall'avvicinarsi dell'ora di pranzo con tutti gli gnocchi ancora da stendere, vagava nella cucina una certa impazienza.
Mi son messo a dire che la biosfera sul pianeta terra si è preparata in quattro miliardi di anni.
E solo gli ultimi quattro-due milioni sono interessati dall'uomo divenuto eretto e poi evolutosi in questa specie di forza biologico-geologico-cultural-sociale che devasta il pianeta.
In poco più di cent'anni - per parlare della devastazione che va per la maggiore - ha consumato l'energia che il sistema vegetale, per casualità varie, ha immagazzinato nelle viscere della terra dal carbonifero in qua, cioè in settanta milioni di anni.
Ma che fretta c'è !?
Per giunta, il sole garantisce tutta l'energia necessaria per la biosfera terrestre per altri quattro miliardi di anni.
Quindi, quest'omuncolo impaziente che deve progredire, svilupparsi, conquistare, nonchè consumare tutte le risorse sul pianeta può anche fermarsi un attimo, accorgersi che è diventato il predatore dominante sulla terra e che sta per diventare lo sterminator, il terminator!!!
Il suo bisogno di soppravvivenza sta diventando causa di sicuro danno a sè e a tutta la biosfera.
E che, ripeto, ha quattro miliardi di anni anche per studiarsi una futura vita, più vite e più biosfere, prima che il sistema solare imploda.

Gli gnocchi son stati fatti con calma, il pranzo è stato quieto e carico di belle riflessioni. Una bella domenica di convivialità. Quella zucca, veramente ottima, si riprodurrà presto nel nostro orto.

mercoledì 3 febbraio 2010

nella-con la-della-natura

« Siamo situati all'interno della natura; e dovrebbe essere posto fuori di essa il nostro inizio, la nostra origine? Viviamo nella natura, con la natura, della natura e dovremmo tuttavia non essere derivati da essa? Quale contraddizione! » (Ludwig Feuerbach, Essenza della religione)

martedì 2 febbraio 2010

Mattina

la luce del sole
rischiara il giorno
dopo la notte oscura
la forza dell'anima
è risvegliata
dalla quiete del sonno.

tu anima mia
di grazie alla luce
in essa risplende
la potenza di Dio
tu anima mia
sii pronta ad agire ...

R.Steiner

Prima che la natura si svegli ... è giunto il momento.

Ricominciare troppe volte può sembrare poco simpatico;
faccio un esempio contrario: è come smettere troppe volte di fumare ...
Ma questa volta devo dire proprio questo: ho riletto quanto ho scritto fin qui in "seme di grano".
son contento di averlo scritto perchè è tutto sempre più vero, finora l'ho lasciato in salamoia ma è giunto il momento di farlo ripartire come i mei cento vasetti del semenzaio in cantina ...
ripartiamo dal seme, ripartiamo dai semi che abbbiamo, tutto il pianeta deve ripartire dai semi che ha: simo del 2010 l'anno che l'Onu ha dedicato alla biodiversità.