mercoledì 31 dicembre 2008

Il castigo. Ancora sul "lavoro"

quel che la bibbia collega al sudore della fronte è il lavoro.

La regola dell'energia. limiti di spazio e tempo

L'unica energia di cui disponiamo è quella del sole. Per tutta la vita, tutti i giorni, ne possiamo catturare quanta più possibile. E' praticamente un'energia inesauribile, ma solo perchè l'esaurimento del sole, che pure c'è, ci sarà, non lo percepiamo.
Come consumiamo quest'energia? Finora utilizzando il grande sistema vegetale, parte predominante della biosfera, che è specializzato a catturare quest'energia attraverso la fotosintesi, la grande macchina ad energia solare che si è formata sul pianeta terra. Ci nutriamo delle piante o degli animali che si nutrono delle piante, ci scaldiamo con il legname, ed il sole così ci permette di vivere. Ora catturiamo anche direttamente quest'energia del sole, ed ecco l'energia dalle centrali ideoelettriche dagli impianti eolici e dai pannelli fotovoltaici. Ciascuno ha diritto di consumare tutta l'energia che può catturare, direttamente dal sole o dalle cose naturali prodotte dal sole, senza toglierne al vicino che ha lo stesso diritto.
Senza consumare la possibilità alla biosfera terrestre di continuare a catturare ed accumulare energia dal sole.
E già qui, qualche difficoltà per stabilire una regola di equità per tutti è difficile.
una regola che dia limiti precisi all'uomo, per condividere la risorsa energia fra tutti con giustizia, per consentire all'ambiente di continuare anzi accrescere la trsformazione dell'energia del sole, e per consusmare quella accumulata nel tempo, come l'energia fossile ormai decimata. Questi tre principi devono dare la regola base con cui l'uomo costruisce la propria sopravvivenza sulla terra. E sono limiti di spazio e di tempo: consumare solo l'energia del proprio territorio e non andare ad 'impoverire' territori remoti, consumare solo l'energia prodotta nel tempo della propria vita non quella delle ere passate, che, se è una riserva, lo sia per sempre.

2009. L'augurio

Vivete per il presente,
sognate per l'avvenire,
imparate dal passato.

sabato 27 dicembre 2008

Un "centrismo" di troppo.

Abbiamo sempre un 'centrismo' da smontare. E quando lo si smonta, lo si fa sempre con fatica ed in ritardo. Da quando si esce dall'utero fino alla morte, ogni individuo come ogni civiltà, si porta sempre dentro una coscienza di 'centro'. Già col primo vagito il neonato dice a tutti di essere al centro del mondo e con questa supposizione tutti per tutta la vita pensano di far girare tutto attorno a sè.
Dalla propria tana alla propria piazza.
Dalla propria nazione alla propria unica religione.
Il geocentrismo fa girare il mondo attorno ai nostri occhi, ma anche l'eliocentrismo deve regolare tutto attorno a qualcosa.
La superiorità (supposta) della cultura occidentale è un altro centrismo che ha malamente configurato la terra, ed è duro a morire.
Ma il più grave che l'umanità si porta addosso è l'antropocentrismo che pervade tutto ciò che elabora, dall'etica alla cosmologia, e che ha fatto sì che l'uomo considerasse tutto il mondo vivente al suo servizio, al servizio dei suoi bisogni.
Se ne accorgerà l'umanità che dovrà disfarsi di questo egoistico assunto, poco prima di distruggere tutta la biosfera terreste?? Cioè se stessa.

mercoledì 24 dicembre 2008

25 minuti per il "lavoro"

Tempo fa ho sentito un intervento di un antropologo in un convegno sull'alta velocità ferroviaria. Nelle more di questo argomento, e precisamente confrontando come in varie ere l'uomo si muoveva sul territorio, lo studioso ha detto una cosa illuminante: che l'uomo prima dell'era neolitica impegnava 25 minuti al giorno di media (e fra tutte le persone che costituivano un gruppo), 25 minuti veramente per procurarsi il necessario per vivere, per assolvere ai suoi bisogni di allora.

Ma allora qui c'è qualcosa che non va.

Dopo vari millenni e tanta civiltà siamo solo decaduti in un vortice di bisogni ed attività che ci hanno riempito la vita. Che facevano i nostri antenati durante il "tempo libero" dal "lavoro"? Affettività, convivialità, credo sesso, si spulciavano in gruppo. In questi centomila anni circa che han preceduto il nostro tempo di "lavoro a 18 ore", si è sviluppato il cervello e sono creati gli strumenti come il linguaggio e le relazioni del gruppo. Bei tempi.
Ora dobbiam solo produrre e produrre senza sapere perchè creiamo cose su cose che non ci danno nessuna crescita di "umanità".
Ma no, non è produzione è distruzione e distruzione del pianeta. Autodistruzione.
E non ce ne accorgiamo perchè non abbiamo il tempo per pensarci su.

Natale. il Natale dell'accoglienza

Ricevo con gli auguri da un amico prete.
"Il Natale evoca attese. Assai diverse. Qui tra noi.
La prima è neutra, fruibile cioè da chi attribuisce al Natale nulla di particolarmente significativo se non l’occasione di una festa che dura parecchi giorni. È il Natale, appunto, generalista.
È certo tempo di festa ben oltre i richiami tradizionalmente evocati dalla tradizione cristiana: l’albero e le sue luci, il vecchio rampante con barba bianca e taglio rosso, magari in slitta, sono ormai una componente fissa del paesaggio globale e si dirama regolarmente dagli aeroporti internazionali alle vetrine delle grandi metropoli. È un Natale depotenziato di ogni identità religiosa la quale suonerebbe quasi una ‘profanazione’ se fosse mai richiamata. È il Natale, appunto, globalizzato.
Capita, dentro questo frangersi delle frontiere, di intravedere un nuovo orizzonte del Natale che è in via di costruzione, sia pure ad opera di minoranze motivate. Qui si cerca di cogliere l’occasione di ogni significativa ricorrenza religiosa per tendersi la mano fra credenti di varie fedi. Sforzandosi di entrare nel vivo di tali momenti, l’impegno è di riconoscere, di riscoprire nella festa altrui un patrimonio comune, condivisibile di umanità e di fede. Ora con i cristiani il Natale, domani il Vesak con i buddhisti, la fine del Ramadan con i musulmani, il Pesach con gli ebrei e oltre ancora. Come dire: non c’è una grande e profonda gioia spirituale per te che non possa anche in qualche modo esserlo per me e non mi aiuti a incontrarti e riconoscerti dentro e al di là della festa. È il Natale che si vorrebbe ‘in via di sviluppo’.
Per i cristiani, quelli almeno che non ne scordano l’autentico messaggio, il Natale è Gesù che prese vita in questo mondo e da questo mondo. E ogni anno continua ad essere una sorpresa per il credente quando si interroga sul perché mai in quel punto sperduto della storia e dello spazio, sul perché così dimesso Dio si sia svelato all’uomo e in quale modo abbia persino svelato sé a se stesso. Per chiedersi infine quale umanità si debba pensare e creare se fu così amata e prossima a Dio. È il Natale originario, che continua a ispirare incarnazione.
Ma i cristiani rappresentano una variegata famiglia, spesso discorde. Anche a Natale. Così gli ortodossi lo celebrano in altra data secondo il calendario giuliano. E non è solo questione di data. I protestanti vedono con sospetto ogni enfasi celebrativa intorno ad una ricorrenza storicamente incerta sul tempo perché vi temono snaturato il mistero di fede racchiuso nell’evento. È il segno per i cristiani di un Natale che si spera di celebrare tra fratelli non più separati.
Per chi viene da terre lontane e non sa forse neppure chi fosse Gesù l’augurio di Natale più autentico: che trovi accoglienza e non sia tenuto fuori e lontano come un tempo avvenne proprio a Lui quando nacque e i suoi ‘non trovarono posto in albergo’. " (don Ermis Segatti)

giovedì 18 dicembre 2008

In treno. giustizia, verità, economia.

Venendo in treno ho orecchiato un discorso di due impiegati, di buon livello, della pubblica amministrazione. Credo dei controller 'civili' del ministero della difesa, si parlava di forniture, inventari, appalti e contabilità insomma. E si lagnavano che con le ristrettezze della finaziaria e le paure per la "giustizia" che controlla tutto non "si poteva più lavorare!!"
"Pensa che non si possono più fare appalti per comprare i computer - raccontavano coram populo sulla carrozza - ed allora si fa così. Io trovo una ditta con un contratto aperto che ci stia al gioco e faccio una richiesta di una quantità esorbitante di chiodi, ma mettendomi d'accordo che saran computer. Nella caserma dove doveva arrivare il quantitativo di chiodi faccio fare prima un verbale per lo smarrimento dei colli di chiodi. Così loro possono fare denuncia ai CC e togliere il cespite dalla contabilità.
Nella caserma dove arrivano i PC faccio fare un verbale di ritrovamento di materiale smarrito. E faccio scrivere nel verbale che il materiale era stato fornito in una data antecedente a quella dopo la quale si deve fare per legge l'inventario. così mettono i PC come bene inventariato."
I commenti dei passeggeri e degli stessi impiegati.
"Quante false denuncie hanno i Carabinieri e la Polizia, di organismi di PA per togliere dei cespiti fasulli dagli inventari?" "Centinaia di migliaia!!" "Così intasiamo la giustizia che non funzionerà mai più".
"Ma nessuno si accorge che i PC sono stati fabbricati adesso e non quando sono stati persi?" "Quisquiglie".
"Costano più queste pratiche che i computer che non si potevano comprare" "Così spendiamo il doppio quando si diceva che si doveva risparmiare"
"E qualcuno si impegna per far lavorare di più la pubblica amministrazione!" "Se non fanno qualcosa di sensato, stiano a casa è meglio " "Ma han da usare i pc per fare tutte queste pratiche fasulle".

Ed io pensavo.
Ma ci sarà prima o poi un mondo vero e giusto in cui quel che ho bisogno lo trovo e non cerco altro e quel che dico è vero per me e per il fratello che ho accanto.
Qui bisogna far cadere tante illusioni ed ipocrisie e trovare una giustizia antica che non debba essere contabilizzata ma che si legga nella semplicità del vivere.
Così il treno è arrivato. Ed io, come tutti gli altri, corro ad immergermi nella falsità del mio lavoro.

mercoledì 17 dicembre 2008

Seme di grano (1)

La storia è lunga ma comincio a contarla così.
Cos'ha convinto l'uomo che esiste il "progresso"?
Progresso e crescita l'uomo li ha imparati dal mondo vegetale. La crescita delle piante che prendono energia dal sole ha entusiasmato l'uomo che ha sempre usato quest'energia catturata dalle piante per alimentarsi, scaldarsi, costruirsi una dimora. Immerso nel mondo vegetale da cui ha tratto sostentamento si è evoluto. La rivoluzione neolitica, dopo la quale l'uomo si è trasformato da cacciatore-raccoglitore ad agricoltore, l'ha portato a conoscere il modo vegetale per adattarlo ai suoi bisogni ed è nata la tecnologia agricola; questa ha insegnato a vivere di una continua crescita. Emulando il processo di crescita naturele del mondo vegetale. Il gioco di seminare un chicco e raccoglierne tanti, ha appassionato così tanto che le civiltà in ogni parte del pianeta ne sono state condizionate. Tutto l'uomo ha pensato che funzionasse così. Crescita e crescita continua, nell'industria, nella finanza. Una titanica ma infondata pensata.
Solo il chicco di grano cresce e ciò che estrae energia dal sole.
Sì, il chicco lo manipolava lui, ma cresceva perchè il sole e la terra gli davano energia.
Tutto il resto che va manipolando vive di energie illusorie e non più rinnovabili.
Tutto il resto che ha creato lui distrugge il mondo vegetale che l'aveva ispirato per crescere.