giovedì 29 luglio 2010

Seduzione e sostenibilità


Che fare per sopravvivere oggi?


Dedicarsi a cose impegnative e 'serie' o trovare piacevolezze ed attrazioni momentanee.

Stanno andando di moda 'corsi di seduzione', 'corsi per scoprire il lato nascosto della femminilità' ... nascosto ma quanto?

E c'è anche chi si è inventato un lavoro: "si fa i soldi" con queste attività.

Sicuramente il femminismo dell'altro secolo non pensava a questa evoluzione.

Ma non è del mondo femminile di cui voglio qui parlare, anche se le riflessioni in merito ci sono e chiudo il discorso linkandovi un recente articolo della stampa:

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/societa/201004articoli/53860girata.asp.

Che fare? veniamo alla domanda di partenza.
A cosa va dietro oggi la gente oberata da modelli televisi e di esteriorità pacchiana?
Tra un corso sulla sostenibilità ed un corso sulla seduzione, cosa sceglie? Ma è indubbio: va a pagare un corso sulla seduzione, così è, e non va nemanco gratis ad un corso sulla sostenibilità.

Che fare? Per rendere 'attraente' e non dico piacevole e stimolante un discorso in cui rivedere i propri stili di vita non per provare la soddisfazione di una momentanea attrazione ma per dare un nuovo senso allo stare sul pianeta?

Che fare? Per far capire anche a chi vuol 'sedurre' che dopo la seduzione occorre saper 'sostenere' anche quel risultato dell'attrazione, ... con valori, con un offerta di vita. Sedurre ma per che cosa? Per un momento, un attimo, una prestazione? O per uno stare ed un essere sicuri/sicure e stabili?

Che fare? Per rendere credibile e vendibile questa intuizione che ho, che tutto deve essere visto ed appreso nella 'sostenibilità' e fuori di questa tutto è apparenza ed inganno?

Che fare? Perchè questo discorso non sia preso come predica noiosa ma porti ad un sensato e tranquillo modo di rivedere i nostri modi di operare, quotidiani e generali, come aziendali e privati, come sociali e famigliari?

Ci vuole sì la fantasia, la visibilità e la bellezza. Ma ci vuole anche l'interiore convincimento e la riflessione.

Che vuole fare l'uomo e la donna oggi?

No. Andare dietro ad una moda, una facile moda, no. Proprio no. Non bisogna lasciarsi attrarre dai luccicanti successi di una moda ...
E' ad una parte più importante dell'uomo su cui bisogna lavorare, ne sono certo ...
... ma neppure ho voglia, ed ha senso, predicare, nel deserto, la salvezza a cui nessuno crede.

Son Giovanni ma non Battista.

lunedì 5 luglio 2010

Assieme alla 'ghiandola pineale' ecco 'la legge del minimo'.

Pochi giorni fa ho affrontato il problema di quel razionalismo cartesiano che ha portato le umane genti a vivere in tanti "immaginari" ormai lontani dalla terra su cui viviamo. Immaginari che ci portano alla catastrofe e ad un saccente inconscio che paradossalmente è il contrario di quanto quel razionalismo del cogito ergo sum pretendeva di procurare alle sorti dell'umanità.
Finivo col dire che avevo pronto un carnet di 'immaginari' ereditati da questo razionalismo ...
Ne ho scoperti di quei tanti che ho problemi a scriverli tutti con un certo ordine. Come pure ho scoperto che il tema prendersela col RAZIONALISMO partendo da Cartesio è fin troppo praticato da tante filosofie da parere banale ormai.
Me ne scuso. Ma quel che voglio proporvi qui forse non lo è poi così tanto.
Già. Come abbia fatto a chiamar scientifico il buon Descartes quella storia della ghiandola pineale che univa la res cogitans e la res estensa, ancor non si sa.
Due deduzioni in croce, in quell'ottica di meccanicismo puro, han portato a conclusioni assurde. Ma per fortuna la cosa ha provocato pochi guai.
C'è invece un altro caso nella storia delle deduzioni scientifiche che partento da altrettanto banali asserzioni invece ha portato a gravissime conseguenze per la biosfera tutta, o perlomeno a quella in cui l'intervento umano (l'agricoltura) s'è fatto sentire. E le aveva presagite lo stesso autore.
Avevo letto tempo fa su cosa si fondavano le conclusioni del famoso Justus von Liebig (1803-1873), l'inventore dell'industria alimentare (il famoso dado), che lo portavano a definire gli elementi P (fosforo), K (potassio), N (azoto) fondamentali per la nutrizione delle piante.
Aveva ridotto in ceneri varie parti vegetali e gli erano rimasti nella provetta questi tre elementi. Tutto qui. e da qui è partita la sua legge del minimo: la produzione agricola è regolata dall’elemento presente in quantità minore rispetto alle esigenze della coltura.
E da qui è partita l'industria chimica dei fertilizzanti.
Da qui è partita la forsennata rivoluzione verde dell'agricoltura.
Da qui è partita la cristallizzazione dei suoli e la desertificazione ormai evidente delle pianure agricole, tra cui la pianura padana, tanto per rimanere in casa.

Nessuna considerazione che il vegetale (posto in coltivazione) è un COMPLESSO essere vivente che vive di tante altre cose. Nessuna considerazione che la fertilità del terreno è da salvaguardare prima ancora del singolo prodotto da estrare da esso.
NESSUNA CONSIDERAZIONE PER L'ECOSISTEMA.
L'agricoltura diventa così un processo freddo e meccanico, col suo input per un suo output.
Input: introduzione nell'ambiente, neppur necessaria la terra, di un seme e di una certa quantità di elementi. Output: estrazione di un prodotto. FINE.
...
Ma lo stesso Liebig se ne accorse, seppur tardi e seppur inascoltato da ben più di un secolo.
Ma lo ascoltiamo adesso, boiadunmondo ... umano!!!

“Confesso di buon grado che l’uso dei concimi chimici era basato su presupposti in realtà inesistenti. I concimi chimici avrebbero dovuto portare una completa rivoluzione nell’agricoltura, sarebbe stato abbandonato il letame di stalla e sarebbero state sostituite con i concimi chimici tutte le sostanze minerali asportate dai raccolti. Si sarebbe potuta coltivare sempre la stessa pianta sullo stesso campo, [...], senza discontinuità e senza che si esaurisse la fertilità del suolo, secondo i desideri ed i bisogni dell’agricoltore. Avevo peccato contro la saggezza del Creatore ed ho ricevuto la meritata punizione. Volevo portare un miglioramento alla sua opera e nella mia cecità credevo che nel meraviglioso concatenamento delle leggi che regolano la vita nella superficie terrestre, continuamente rinnovandola, fosse stato dimenticato un anello, che io, povero verme impotente, avrei dovuto fornire.”

E dopo più di un secolo di chimica perpetrata con la scienza, ci vorrebbe un po' di umiltà sentita con un'etica nuova.

giovedì 1 luglio 2010

Dai paradossi alla realtà: dal prato all'inglese al prato alimurgico

Credo che l'uomo (maschio) abbia nella sua storia inventato il prato all'inglese riversando in questa triste idea tanti ma tanti suoi problemi.
Ne espongo qui due o tre.
Sento sovente dei colleghi che chiudono la settimana d'ufficio, siamo al venerdì a pranzo all'incirca, e cominciano a sbraitare tipo: "basta con questo stress ... qui devo scaricarmi un po' sul mio prato" . Tradotto: appena arriva a casa, col tosaerba fa la rasatura settimanale.
Ma come è possibile che scarichi lo stress una tale attività assassina: buttarsi su migliaia di esseri viventi seppur vegetali e rasare via tutto, che sopravvivano o no, poco importa; distruggere migliaia di habitat di animali, magari uccidendoli nell'unica strage!!???
Un altro amico, vicino "di prato" nella casa in montagna, aveva un problema. Ma come fare a debellare 'sto tarassaco (in dialetto pisacan, detto tutto) da quel suo bel prato verde che immancabilmente ogni sabato rasava, ed ogni sabato successivo 'ste maledette piante non solo distruggevano l'uniformità dei suoi 30 (nemanco) metriquadri di prato artificiale a 1500 m slm. ma riuscivano addirittura a metter fuori dei fiori!!! Inaudito. Ma finalmente, ecco la sua raggiante riuscita, raccontata a tutti: trovato un diserbante specifico, una porcheria da mais per gli interventi in post-emergenza, qualcosa che dove lo metti lo ritrovi per una decina di anni. Ebbene, da non crederci: nessuno era più felice di lui: arrivava in montagna, rasava da assassino, irrorava da criminale e poi allargava sul prato martoriato all'inverosimile gli sdrai e si distendeva beato tutto il week end, respirando goduto la bell'aria di montagna.
Ma il tarassaco gli sopravviverà, non lo sa, povero untorello!! Forse è la pianta con più vitalità che esista in tutto il regno vegetale.
Eppure, come tanti maschi nel mondo animale - mi permetto un escursus in etologia - gli uomini han bisogno di esternare qualche comportamento contro la vitalità che hanno attorno, lo fanno tutti gli animali territoriali che devono cacciare via altri maschi. Ma una cosa carina lo fa l'uccellino che canta e canta e canta sempre per non far arrivare concorrenti sulla fecondazione delle sue uova, una cosa più crudele è il bisogno di manifestare il proprio dominio su un prato spianandolo sistematicamente. Ma credo sia una cosa simile quella che l'umano fa col tosaerba, inconsciamente evidentemente, chiedo conforto di qualche antropologo che mai mi legga.
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Tutto questo pensiero è per dire, che il prato all'inglese se è nato da un inconscio primitivo che l'evolutissimo umanoide con rasaerba ultimo modello non sa più di avere, bisogna farlo morire al più presto perchè è uno spreco energetico dei più macroscopici. Quel collega che al venerdì bramava di andare a casa per accendere il motore e sterminare, il lunedì mattina ti racconta al bar le fatiche che ha fatto per portar via sacchi neri di tutta quell'inutile erba. Qualche volta penso di aver incontrato dementi solo io, ebbene no: sono tantissimi che ragionano e vivono così.
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Torniamo al tarassaco di montagna, piante edule, minestroni squisiti!! e veniamo alla proposta. Perchè non trasformare l'inutile tappeto erboso in un variopinto tappeto di erbe commestibili, quelle che gli erboristi chiamano erbe alimurgiche?? Vanno dalle erbe aromatiche a semplici insalate, piante essenzialmente spontanee.
Ne propongo un elenco, che specialisti in erboristeria delle comunità montane cuneesi hanno studiato sui nostri territori.
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Le specie alimurgiche

Alliaria petiolata – Alliaria comune
Amaranthus retroflexus - Amaranto comune
Borago officinalis - Boragine
Cichorium intybus - Cicoria
Diplotaxis erucoides – Rucola selvatica
Chenopodium Bonus Enricus - Spinacio
selvatico
Humulus lupulus - Luppolo
Lepidium sativum - Crescione
Knautia arvensis – Ambretta comune
Parietaria officinalis - Parietaria
Primula acaulis - Primula comune
Pulmonaria officinalis - Pulmonaria
Rumex acetosa - Acetosa
Satureja montana - Santoreggia
Silene vulgaris - Silene
Taraxacum officinale - Tarassaco
Tragopogon porrifolius – Barba di becco
Urtica dioica - Ortica
Valerianella locusta - Lattughetta

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Io ci sto provando. sarà una versione plebea del 'tout-en-un' dei giardinieri francesi, ma secondo me è foriero di grandi sviluppi ed idee innovative sull'utilizzo dei piccoli territori domestici. Credo ci risentiremo, sull'argomento.