venerdì 6 marzo 2009

Un vero "facite ammuina". Uno spreco di mobilità

Vero o falso fosse quest'ordine nelle armate di Franceschiello non importa. Sta di fatto che è un ordine eseguito tutti i giorni nelle armate motorizzate dei produttori di fatturato e benessere che vedo tutte le mattine mettersi all'opera.
E mi spiego.
Abito a Poirino (prov. Torino) e quasi tutte le mattine percorro una quindicina di chilometri su una statale per avvicinarmi al posto di lavoro.
Su questa strada, che attraversa i territori dei comuni limitrofi, vedo una via vai vorticoso ed insensato di furgoni, camioncini e quant'altro di artigiani e piccoli imprenditori che a frotte si spostano da un centro abitato all'altro. E si legge tutto dalle copiose insegne scritte sui loro veicoli. Un imbianchino di Santena va verso Villanova. un edile di Villanova va a Trofarello. Un idraulico vien giù da Chieri ed un elettricista di Carmagnola va verso Poirino. Uno scambio perpetuo. una vera ammuina.
Deduco, mentre guido anch'io la mia vetturetta, che mediamente questi artigiani, con tutta la loro squadra stipata sopra, perdono quotidianamente un'ora ad andare ed un ora a tornare. Ed il tempo, ovviamente, non è la sola risorsa comsumata.
Mi chiedo: non è possibile 'localizzare' di più queste risorse? Perchè inesorabilemente bisogna andare da un paese all'altro. Quali informazioni mancano a chi si deve fare i lavori perchè trovi sul posto chi gli fa il lavoretto? Possibile che ci sia tanta convenienza a cercare sempre altrove chi fa dei lavori. E chi fa i lavori, se strappa un contratto più favorevole e va ad impicciare il 'mercato' del vicino paese, si farà ben i suoi calcoli e risparmierà sicuramente sulla qualità del lavoro eseguito per compensare al costo dello spostamento.
Quindi in una considerazione economica di sistema, far spostare maestranze è un costo e basta, e non mi si parli di concorrenza, e questo costo lo paghiamo noi in tutti i termini, senza accorgercene, non ultimo quello dell'inquinamento.
Se potessi, e forse potrò dire qualcosa nella mia comunità, cercherò di facilitare il localismo non solo delle merci, ma anche di tutte le attività lavorative.
Poi, spero presto, anch'io mollero 'sta macchina e lavorerò da casa.

“Coraggio, il meglio è passato”

E' una citazione di Ennio Flaiano. diventata ora titolo di un libro che è un ritratto ironico e spietato della società italiana. Il libro è di Michele Brambilla, molto interessante, sopratutto quando confronta i vecchi conformismi con i nuovi conformismi. ["Allora la famiglia era il fulcro di tutto: si preferiva essere separati in casa piuttosto che romperla; oggi, se non è “allargata” non merita neppure una fiction tv. I figli avevano sempre torto; oggi se vengono bocciati si ricorre al Tar. Il Natale era sacro anche per i non credenti; oggi pure i credenti evitano di festeggiarlo per non offendere i musulmani. I vecchi erano i saggi del focolare; ora a cinquant’anni si va in prepensionamento."]
Ma qui mi fermo per usare quella frase proprio per descrivere il nostro momento storico e l'atteggiamento con cui affrontarlo.
Quel che è passato è passato però e non ci possiamo fare più nulla.
Ma qual'è il 'meglio' che è passato? quello di un mondo materiale, economico (l'economicismo e il lavorismo, come si esprime Latouche), pieno di 'sviluppo' e falsità varie che si sta allontanando. Forse un meglio ce l'abbiamo ancora nel futuro, solo non riusciamo, come ovvio, ad afferrarlo.
Che non sia il 'peggio' quello che è capitato all'uomo consumista e consumatore del pianeta nel secolo scorso e che sta affossando in questa crisi vorticosa!!??
Forse il meglio che è passato è solo quello anagrafico degli anni della propria vita. Ma nemanco questo è vero, perchè è un conformismo che ci portiamo dietro e se ce ne liberiamo ci permetterà di trovare un meglio ancora avanti. Coraggio.