giovedì 10 giugno 2010

Immaginari e realtà. La decolonizzazione della mente

Lo stimolo per riprendere e continuare questo blog c'è.
Le premesse per un grande progetto ci sono. Anzi c'erano già ...
Latouche le ha solo risvegliate.

Continua la storia dell'uomo che parte dal seme di grano.

Dal seme di grano l'umanità s'è costruita tanti immaginari che l'han seguita nella storia, il primo immaginario è quello del progresso e dello sviluppo, quello economico.

Vedendo quel seme ed impossessandosi della sua vita l'uomo ha pensato che tutto potesse avere uno sviluppo ed una crescita, tutto si doveva trasformare in una rendita: semino uno e ne raccolgo più di uno.
Ma tutto così non è. E questo immaginario va ricondotto alla sua realtà. L'illusione economicista va smascherata. Va decolonizzata dalle nostre menti, come dice Latouche.


L'altro immaginario che bisogna combattere e sconfiggere, saremmo ancora in tempo, è il razionalismo cartesiano, che poi sarà razionalismo scientifico o "La scienza" tout cour, non importa.

Questo signore, Cartesio, disse un giorno che la realtà si divideva in res cogitans e res extensa. ... opo aver anche detto che il fondamento ultimo dell'essere sta in quel 'cogito ergo sum', come dire che delle due realtà, quella che conta non è sicuramente quella ...'extensa'!!
Con res cogitans si intende la realtà psichica a cui Cartesio attribuisce le qualità, lui dice, dell'inestensione, della libertà e della consapevolezza. La res extensa rappresenta invece la realtà fisica, che è estesa, limitata e inconsapevole.
Cartesio era invasato della fisica meccanica del suo tempo, con essa pensava si potessero raggiungere tutte le spiegazioni della realtà 'estensa'.
Per tutto ciò di cui si può dare un modello meccanico, tale modello è anche sufficiente come spiegazione del fenomeno sotto considerazione. Un modello meccanico opera solo con la fisica meccanica, cioè con corpi estesi in movimento. corpi semplici disposti e misurabili quantitativamente nello spazio e nelle loro trasfromazioni nello stesso. Il mondo biologico Cartiesio lo ignorava. Alle complessità di una cellula e dei suoi fenomeni interni non poteva averne cognizione.
C'erano però, fenomeni - continuando il pensiero dell'illustre - quali il linguaggio ed il pensiero per cui non è possibile dare un modello meccanico. Perciò, conclude Cartesio, queste facoltà esistono al di fuori del dominio della res extensa e bisogna assumere l'esistenza di un secondo dominio ontologicamente distinto dalla res extensa.
Pensiero e linguaggio sono dunque fenomeni pertinenti alla res cogitans e devono essere studiati e spiegati con un modello e una scienza diversa dalla meccanica.
Ma dinuovo, nulla si trova in Cartesio che gli permetta di considerare anche sentimenti ed emozioni, se non espressioni fisiche della parte fisica-extensa del corpo umano!!!

Quindi niente biologia, niente emotività, niente qualità di esseri viventi, ma solo logica e meccanica, matematica e estensione spaziale di corpi misurabili.
Supponenza immane e madornali semplificazioni. basti pensare a quella soluzione ridicola della ghiandola pineale!!

Poiché queste due realtà sono molto eterogenee e fondamentalmente non possono interagire, si crea un problema nella spiegazione della capacità umana di agire secondo libera volontà. Come possono interagire i due domini di res extensa e res cogitans nell'uomo? Cartesio cerca di risolvere la questione del dualismo ammettendo comunicazione tra i due domini per mezzo della "ghiandola pineale" (l'odierna ipofisi)!!! Dove sia andato a trovare questa pensata , senza nessun riscontro 'scientifico' non mi è dato sapere.

Ma su questo "immaginario" cartesiano , così banale e ridicolo per noi, ancora oggi si fondano degli "immaginari" molto presenti e pesanti nel nostro mondo.

eccone un piccolo 'carnet', ma poi ne parleremo ancora.

Ritenere che ....
... con quanto l'uomo pensa ed elabora nel suo razionalismo scientifico sia sufficiente per spsiegare, governare, modificare il mondo esterno,
... tutto sia riconducibile a spiegazione razionale in base ai fenomeni manifestati,

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